Su Progressive Review (“Two Types of Terrorism,” 7 dicembre), Sam Smith distingue due tipi di terrorismo: “Quello che usa armi e bombe e quello che usa le parole per terrorizzare la gente e convincerla ad accettare la volontà di chi sta al potere.” Ma tra i due tipi c’è una relazione, come dimostrano le relative reazioni nazionali agli attentati di Parigi e di San Bernardino. E sembrano rafforzarsi a vicenda.
In 1984, di Orwell, il libro immaginario di Emmanuel Goldstein fa il semplice esempio di tre spighe di grano che si sostengono a vicenda per spiegare la relazione esistente tra Oceania e le altre due superpotenze globali. La stessa immagine si può applicare alla dinamica reale tra il primo tipo di terrorismo (casi più recenti quelli di Parigi e San Bernardino) e il secondo tipo (ad es. quello condotto dai governi occidentali apparentemente impegnati in una “Guerra Globale al Terrorismo”).
Da un punto di vista funzionale, le due parti sono alleate più che nemiche. L’attentato di Parigi da parte di Isis o dei suoi simpatizzanti, o quello da parte di ultra-fondamentalisti negli Stati Uniti, non solo suscita la reazione voluta da parte dei cittadini francesi e americani. Serve anche gli interessi dei relativi governi, aiutandoli a terrorizzare i cittadini costringendoli a seguire il cammino voluto dai leader politici.
George Bush si servì degli attentati dell’undici settembre per far passare facilmente al Congresso la Patriot Act e la guerra in Iraq a cui tanto teneva. Chiunque metta in discussione nuove aggressioni militari o l’espansione della sorveglianza nazionale è accusato di “mentalità da dieci settembre”. E dopo gli attentati di Parigi e San Bernardino, tutti i soliti sospetti americani hanno colto l’opportunità per chiedere un rinnovo della sorveglianza da parte della Nsa o una nuova guerra contro la criptazione.
La natura simbiotica di questa relazione è ulteriormente illustrata dal fatto che la risposta dei governi occidentali agli attentati terroristici (intensificazione delle guerre, ulteriore repressione dei musulmani in patria, più controlli negli aeroporti e altre espressioni di “celodurismo”) non solo favorisce le mire di Isis, ma è proprio ciò a cui miravano gli attentati terroristici.
Le guerre americane in Afganistan e Iraq, lungi dal dare “una lezione” a bin Laden, seguono esattamente la sua volontà. Non solo gli Stati Uniti sono impantanati in una “guerra di terra in Asia”, costata trilioni e migliaia di vite americane, ma hanno destabilizzato uno dei baluardi contro il fondamentalismo islamico in Iraq (contribuendo direttamente all’ascesa di al Qaeda e Isis in Iraq) dando agli Stati Uniti, in tutto il mondo islamico, l’immagine di un paese di crociati cristiani.
La reazione politica interna contro i musulmani dopo i due recenti attacchi (nuove leggi razziali naziste contro i musulmani proposte da Donald Trump; governatori e politici ovunque in America che considerano nemici i profughi siriani; ronde di cretini che strappano il foulard alle musulmane urlando “terroriste”) manda ai musulmani esattamente il messaggio che l’Isis vuole che ricevano: “Se scappate via da noi, non troverete mai un attimo di pace né accoglienza. Se già vivete in occidente, sarete sempre i diversi, diffidati, odiati e perseguitati, non importa quanto voi siate ‘moderati’ o ‘assimilati’. Tanto vale unirvi a noi.”
Quanto all’apparato della sicurezza nazionale, la strategia dichiarata di al Qaeda negli ultimi anni è stata di massimizzare i rientri degli investimenti spendendo poche migliaia o pochi milioni di dollari in un attentato terroristico “fallito” per spingere i governi occidentali a reagire incrementando di decine di miliardi i costi del sistema nazionale dei trasporti.
La Guerra al Terrore è esattamente la reazione che al Qaeda e Isis hanno cercato di provocare con le azioni terroristiche di questi ultimi due decenni. E cos’altro, se non gli attentati terroristici di al Qaeda e Isis, può spingere gli occidentali a cedere la propria libertà ad uno stato di polizia illegale, a firmare un assegno in bianco a favore dello stato perché porti avanti una guerra perpetua? Al Qaeda e Isis sono i migliori amici dei governi occidentali. E viceversa.