Gli attentati di Parigi del tredici novembre erano ancora in corso quando già si levavano le prime voci che chiedevano porte chiuse ai profughi in Europa e America. Per chi conosce la politica e gli obiettivi dello Stato Islamico, l’organizzazione fascista responsabile degli attentati, la tragedia è evidente. Come i tanti spacconi sciovinisti e nazionalisti occidentali qui e in Europa, anche l’Isis nutre antipatie verso i siriani che fuggono. Perché? Perché sono loro che l’Isis vorrebbe dominare una volta finito di decimare le loro case e le loro comunità. Gli interessi dei nazionalisti sono perfettamente allineati con quelli dell’Isis: quest’ultimo vuole tenere in ostaggio i suoi prigionieri e gli Stati Uniti sono felici di chiudere le frontiere ai profughi.
Viene da chiedersi perché questi macho americani non hanno remore a stare dalla parte di quegli islamisti che, a parole, sarebbero i loro peggiori nemici. Ma quando analizziamo le loro giustificazioni ecco che tutto appare chiaro: il punto non è l’opposizione all’Isis, ma la difesa della supremazia americana. L’Isis rappresenta una minaccia a quella supremazia e dunque deve essere eliminato. Ma facendo così non si oppongono all’obiettivo dell’Isis, che è la reclusione degli aspiranti profughi? No, perché i rifugiati sono un pericolo anche per la sovranità americana.
L’ironia insita in questo atteggiamento è così evidente che anche molti mezzi busti nazionali l’hanno notata. Perché i cristiani dovrebbero opporsi all’accoglienza dei bisognosi? L’analogia con Cristo è evidente. Giuseppe e Maria, proprio come i siriani attuali, erano mediorientali che attraversavano un clima politico ostile e sanguinoso e avevano bisogno di un riparo.
Perché allora rifiutare questo riparo ai profughi? Perché mettono a rischio la nostra “sovranità”? Mi disgusta gran parte del suo contenuto, ma quello del Nuovo Testamento è un messaggio di perdono e sacrificio. Cosa è che spinge i cristiani conservatori americani ad ignorare i profughi siriani anche con il linguaggio? La risposta è che il nazionalismo è una religione molto più autoritaria, imperiosa e paranoica del cristianesimo.
Se è vero che il Dio dei cristiani esige adorazione, è anche vero che in fondo il cristianesimo è anche altro. È un insieme di dottrine, di comandamenti, di rituali. Anche lo stato-nazione ha i suoi ordini e i suoi rituali, ma il suo messaggio centrale è molto più singolare: La protezione degli interessi nazionali viene prima di tutto il resto. Ogni minaccia, ogni opposizione all’interesse nazionale, anche se viene da Dio in persona, deve essere schiacciata a tutti i costi. Da notare inoltre che, come tante religioni rivelate, la nazione esige la fede in un’entità con la quale i suoi fedeli non possono entrare in contatto. Conta la nazione, ma è una nazione che non vediamo mai. La nazione non è la comunità, la bandiera, l’esercito, le tradizioni culturali, il sistema giudiziario, i politici, l’orgoglio nazionale. La nazione è un fantasma. E, ci assicurano, non solo esiste indipendentemente da noi, ma ha a cuore il nostro interesse.
L’ironia raggiunge il massimo con un programma avviato dal Satanic Temple per proteggere i musulmani in America in un momento di immensa ostilità americana verso la loro presenza. Molti cristiani americani non hanno ancora lasciato che la fede nazionalista ostacoli le loro preoccupazioni per i profughi, ma temo che siano pericolosamente in minoranza.
Dov’è Cristo quando Cesare arriva per esigere il suo tributo? Si inginocchia, come promesso, a dispetto di quegli alti ideali di compassione e cura per i poveri e i meno fortunati che sono tra noi. Date a Cesare quello che è di Cesare, purché rientri nel contesto dello stato-nazione moderno. La pietà verso gli oppressi che i cristiani dichiarano a gran voce si è dimostrata, una volta di più, una beffa, una banale burla a buon mercato: dichiarare simpatia e apprensione per poi piegarsi al volere dei loro veri padroni in terra. Questa religione li ha convinti che non sono loro a governare, che non stanno perdendo nulla, ma che restano fedeli alla nazione come Dio apparentemente gli ha ordinato. Non sorprende il fatto che questo credo nazionalista e servile abbia neutralizzato la pietà cristiana verso i bisognosi.
Un aspetto ancora più drammatico di tutto ciò è il fatto che i profughi siriani non chiedono nulla dagli americani se non la loro pacifica neutralità. Chiedono solo di poter vivere in pace tra noi. Ciò non richiede compassione, ma solo il rispetto dell’individuo, un riconoscimento del suo diritto di vivere dove vuole. Lungi dal restare neutrali, invece, i cristiani vestono la bandiera e insultano chi dice che la loro nazione è aperta a chiunque. No, è per pochi, per chi mostra la propria dedizione al paese, ed è perciò che anche chi vorrebbe accogliere i profughi chiede che ne venga analizzata la “lealtà alla nazione”. I costituzionalisti direbbero che si tratta di una pratica che viola la libertà di religione e di opinione. Ma anche questi sono leali alla nazione e ai suoi sacri documenti.
Dobbiamo accogliere i profughi senza prima verificare la loro lealtà, checché ne dica in proposito la costituzione. La richiesta di lealtà è una morbosa violazione dell’autonomia individuale, il tentativo dello stato di imporre l’americanismo ai “forestieri”, una richiesta di conformità, e tutto perché possano continuare a vivere la propria vita.
Bisogna andare oltre la religione del nazionalismo americano, oltre tutte quelle ideologie che esigono lealtà verso lontani padroni invisibili. Queste fedeltà avvelenano i nostri ideali umanitari. Cancellate le frontiere e bruciate i testi di quella religione politica conosciuta come nazionalismo.