Italian, Stateless Embassies
“La Tragedia dei Beni Comuni”, I Parte

Di Kevin Carson. Originale pubblicato il 13 febbraio 2024 con il titolo “Tragedy of the Commons” Part I. Traduzione italiana di Enrico Sanna.

Tutti i Padroni di Casa sono Terribili Padroni

A riprova della sua teoria per cui “lo stato è un terribile padrone di casa”, Steven Greenhut (su Reason, il primo dicembre) racconta di aver personalmente chiesto l’intervento del governo della sua contea su un pezzo di terra inutilizzato di proprietà dei vigili del fuoco.

All’inizio ho chiamato gli uffici preposti ricevendo per risposta le solite fumosità burocratiche. Ricordo di aver chiamato l’ufficio preposto allo sfalcio dell’erba, il quale mi ha assicurato che avrebbero provveduto. “Non volete sapere neanche dov’è?” ho risposto mentre l’altro riattaccava. Alla fine la contea ha falciato l’erba, grazie all’intervento della persona giusta nell’ufficio di un politico eletto.

A riprova del fatto che “anche nei bassifondi a comandare sono le istituzioni pubbliche”, cita il caso di due incendi in una proprietà pubblica: uno in un hangar per dirigibili della USMC e l’altro presumibilmente partito da un accampamento di senzatetto.

(Già che c’era, ha anche denunciato il problema di queste “tendopoli” sulla proprietà pubblica. Il problema principale riguardo i “senzatetto”, a quanto pare, è che non vengono mandati via dalla proprietà pubblica, non il fatto che non hanno una dimora perché i padroni di casa hanno il potere di sfrattarli.)

A conclusione arriva “chiaro” il messaggio: “Ciò che è di tutti non è di nessuno”. E a sostegno di ciò cita un vecchio articolo pubblicato 35 anni fa dalla FEE col titolo “Communal vs. Private Property Rights.”

L’articolo, com’è facile immaginare, è un coacervo di stanchi cliché della destra. E, prevedibilmente, cita esplicitamente “La tragedia dei beni comuni” di Garrett Hardin.

Da allora sono stati fatti molti studi per sfatare l’articolo di Hardin, ignorante in senso storico. Tra questi, Governing the Commons di Elinor Ostrom e Commoners di J. M. Neeson. Presumo che sia un buon segno il fatto che Greenhut si limiti a mettere un link ad un articolo in cui l’articolo di Hardin è solo l’argomento, forse spera di avallare le teorie di Hardin in modo indiretto riservandosi il diritto di diniego. Ma immagino che non si richiami un articolo degli anni Ottanta semplicemente a sostegno di un’osservazione se con quell’articolo si concorda solo marginalmente.

Comunque sia, l’articolo che Greenhut cita come autorità è un’insulsaggine, a cominciare dall’enunciazione:

Una risorsa la cui proprietà è comune viene spesso abusata. Per contro, quando la proprietà è di una singola persona o famiglia il risultato è generalmente la conservazione e il saggio utilizzo della stessa.

Il riferimento a Hardin scatta quando parla di “bestiame al pascolo in un bene comune inglese”.

In un famoso saggio del 1968, “La tragedia dei beni comuni”, Garrett Hardin parla delle terre comuni in Inghilterra come esempio di problema dovuto alla proprietà comune. Molti villaggi inglesi del Cinquecento avevano pascoli comuni, o gestiti comunisticamente, a cui tutti gli abitanti potevano accedere con il loro bestiame. Dato che i benefici del pascolo andavano interamente al solo proprietario del bestiame, mentre i costi dello sfruttamento eccessivo erano scaricati all’esterno, ecco che i terreni venivano sfruttati più del dovuto. Essendo i terreni a pascolo proprietà comune, ogni singolo individuo aveva scarso interesse a preservarlo per il futuro. Se ognuno sfruttava eccessivamente il pascolo, il risultato era che non restava erba sufficiente a garantire la ricrescita per l’anno seguente. In assenza della proprietà privata, ciò che era un bene per il singolo diventava un male per il villaggio.

Al fine di preservare i pascoli, questi ultimi furono recintati con le enclosure, o chiudende. Ora che le enclosure istituivano la proprietà privata delle terre, veniva a cessare l’abuso dei pascoli. Ogni proprietario infatti era fortemente incentivato a proteggere la sua proprietà.

L’autore cita poi il caso degli indigeni Montagnais nella penisola del Labrador.

Con l’arrivo dei commercianti francesi, all’inizio del Seicento, il valore delle pellicce di castoro salì. I castori diventarono merce rara a causa della caccia intensiva praticata dagli indiani. Riconoscendo l’impoverimento della popolazione e il rischio di estinzione, i Montagnais istituirono la proprietà privata. Come spiega Harold Demsetz in un articolo pubblicato nel 1967 sulla American Economic Review, ogni territorio di caccia lungo un torrente fu assegnato ad una famiglia, che così era incentivata a adottare pratiche di salvaguardia. Una famiglia non arrivava mai ad esaurire i castori nel proprio territorio di caccia, perché l’anno dopo non avrebbero avuto nulla da cacciare.

Per qualche tempo la fornitura di castori non fu più in pericolo. Ma quando una nuova ondata di cacciatori europei invase la zona, le popolazioni indigene, nell’impossibilità di imporre la proprietà privata sulle loro terre, abbandonarono ogni politica di salvaguardia. Si diedero alla caccia indiscriminata. Scomparse la proprietà privata, e con essa le politiche di salvaguardia.

Non è facile trovare il punto d’inizio in questo guazzabuglio.

Prima di tutto, lo stesso Hardin riconosceva che la “tragedia” si riferiva solo alle terre comuni non sottoposte a regole, mentre quelle regolate potevano funzionare benissimo:

Per evitarne l’impoverimento, certi pascoli comuni della vecchia Inghilterra venivano razionati: ogni pastore poteva pascolarci fino ad un certo numero di capi (non necessariamente lo stesso per tutti). In questi casi si parla di “beni comuni regolati”, che logicamente equivarrebbe a una forma di socialismo. Visto così, il socialismo può essere un bene o un male, dipende da come viene gestito.

Hardin però non dice che i beni comuni regolati erano la norma, e questa è disonestà intellettuale. La colpa di una cattiva gestione di un bene comune, come nota Neeson, ricadeva solitamente sul feudatario, che, avendo una quota di diritti di pascolo comune più grande di ogni altro, approfittava di questo suo potere per forzare le regole. Ma era sempre lui, ovviamente, questo gentiluomo, che veniva in soccorso e risolveva il “problema” appropriandosi della terra. “Lei è troppo buono!” direbbe Fracchia.

Quanto alla vicenda dei Montagnais, la storia è il contrario di quello che l’articolo lascia intendere. In un regime di proprietà comune, i Montagnais assegnavano zone esclusive di caccia ad ogni famiglia alla stessa maniera dei villaggi europei premoderni che assegnavano diritti di pascolo o lotti di terreno da coltivare alle famiglie. Insomma, il caso citato non è che un esempio di come venivano gestiti i beni comuni.

Ma questo amore dei libertari di destra per Hardin è problematico anche per altri versi. Per dirne una, come si può da un lato difendere le classi terriere inglesi che derubavano i contadini delle terre comuni perché erano amministratori migliori, e dall’altro condannare la sentenza “Kelo” della corte costituzionale che legittima l’esproprio sulla base della stessa logica? E non è buffo che chi fa un gran parlare di Hardin (che era un razzista e malthusiano duro e puro, assillato dall’idea che gli immigrati non bianchi potessero esaurire le risorse della terra) sia allo stesso tempo fortemente critico verso le idee di Malthus.

E se i difensori del capitalismo pensano così male della proprietà comune, cosa penserebbero se conoscessero davvero come funziona un’impresa moderna. Perché legalmente un’impresa non è proprietà degli azionisti, singolarmente o collettivamente. Strutture, macchinari e beni intangibili sono proprietà di una persona giuridica fittizia: cioè si tratta di un’entità collettiva. Possedere una quota azionaria significa semplicemente avere una serie di diritti ben definiti, come il diritto di votare secondo norme ferree stabilite da un’oligarchia manageriale che si autoalimenta. Un’azienda, insomma, è proprietà collettiva tanto quanto i pascoli comuni della vecchia Inghilterra.

Tornando a Greenhut, potrebbe essere istruttivo fare un confronto tra la sua esperienza con la burocrazia locale e l’esperienza di tanti con le società che gestiscono risorse capitali e patrimoniali e che negli ultimi decenni hanno fatto incetta di condomini. L’acquisto di un condominio da parte di capitali privati significa inevitabilmente rincaro degli affitti, amministratori insensibili, degrado e incuria. Si rimanda continuamente la manutenzione e prevalgono condizioni da bassifondi.

“Da settimane ci dicevano che le richieste di riparazioni erano in attesa dell’approvazione della società,” dice una delle inquiline degli appartamenti Olume di San Francisco dopo l’acquisizione da parte della Greystar. Alle lamentele per i guasti agli elettrodomestici, la proprietà ha risposto con una mossa che sembra presa dal copione di Brazil:

Quando il frigorifero e poi la lavatrice di Titus si sono guastati, il personale è andato a rovistare negli altri appartamenti alla ricerca di elettrodomestici inutilizzati invece di farli aggiustare o di comprarne di nuovi. L’intrallazzo era così diffuso che quando le portavano un frigorifero per sostituire quello guasto ci trovava adesivi che aveva messo lei stessa mesi prima. Le avevano ridato il frigorifero originale. Che perdeva ancora.

Greenhut ha ragione, ma solo a metà. Il principio hayekiano secondo cui le cose sono gestite meglio da chi ne è in contatto diretto, e ha un interesse personale a tenerle in buone condizioni, è corretto. Ma è stupido pensare che lo stesso principio si applichi anche ad una società di gestione alle dipendenze di un barone dell’immobiliare o di una società che sta all’estremo opposto del paese. È più sensato dire che la proprietà assenteista è un male, soprattutto quando è un’entità burocratica, governativa o privata, i cui amministratori fanno di tutto per isolarsi dagli inquilini e da ogni critica.

Se si applicassero coerentemente i principi di Hayek, si dovrebbe innanzitutto annullare l’esproprio massiccio delle terre e l’imposizione dei diritti di proprietà capitalistici avvenuti all’inizio della modernità, per ritornare alla terra come bene comune tramite, ad esempio, società fiduciarie comunitarie locali governate democraticamente. Quanto a condomini e residenze multifamigliari, dovrebbero diventare coabitazioni autogestite.

Come succede spesso, le relazioni di potere capitaliste possono essere smontate applicando i principi del capitalismo stesso.

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Spanish, Stateless Embassies
Las puertas de la libertad

Por Voltairine de Cleyre. Artículo original: The Gates of Freedom, publicado el 8 de mayo de 2013. Traducido al español por Vince Cerberus.

Las puertas de la libertad es probablemente uno de los ensayos menos conocidos de Voltairine, aunque probablemente sea uno de los más largos e importantes. Este ensayo tiene mucho el mismo espíritu de su ensayo clásico, La esclavitud sexual, pero en lugar de hablar sobre el fenómeno general, aquí Voltairine se centra principalmente en argumentos que justifican este fenómeno. Agregue a esa especificidad otra especificidad adicional, ya que se trata de argumentos científicos y no legalistas o teístas, y tendrá gran parte de este ensayo. Más allá de que Voltairine tiene algunos pasajes notables, uno imagina la vida de una esposa en un matrimonio de finales del siglo XIX y el terror y el pavor que siente habitualmente ante una vida que no es la suya sino la de su marido. Otro pasaje lamenta el papel de la religión en la mente de las mujeres y el papel de la religión en el refuerzo de la opresión de las mujeres a manos de los hombres. Si a esto le sumamos numerosas referencias al disgusto de Voltairine por los “derechos naturales”, referencias a Historia de una granja africana y, en general, a disipar ideas perniciosas sexistas y supuestamente “científicas” de esa época, obtenemos un poderoso ensayo lleno de gran parte de la inspiración de Voltairine para oponerse a la opresión de las mujeres.

The Gates of Freedom (26)

[Discurso pronunciado ante la Convención Liberal en Topeka, Kansas, 15 de marzo de 1891.]

“Tienen derechos quienes se atreven a mantenerlos”. Este es mi texto. Y el propósito de mi conferencia es triple. Primero, exponer los hechos relativos al estatus real [sic] de la mujer en relación con la sociedad en su conjunto: qué posición ocupa realmente en la economía humana. No, fíjate, no qué clases de hombres la consideran, no cómo “la ley la considera”, no lo que ella misma imagina, sino el simple hecho de lo que es. En segundo lugar, mostrar sobre qué base exigimos ciertos “derechos” en protesta contra condiciones que, por necesarias que hayan sido en la evolución pasada de la raza, ya no satisfacen las demandas de una civilización superior.

Y, por último, señalar las puertas por las que la mujer debe pasar hacia la libertad.

¿Qué es entonces la mujer? ¡Propiedad! Desde los días en que Proudhon pronunció su famosa frase: “La propiedad es un robo” (27), la palabra ha tenido un sonido desagradable en los oídos de quienes aspiran a realizar la gloria ideal de la humanidad. Entre ustedes – hombres – cuyos corazones han superado sus cabezas, cuyas aspiraciones son superiores a sus herencias, que visten los hechos duros con fantasías sentimentales, como la hiedra cubre la ruina, algunos se sentirán ultrajados. Me piden que declare esta fea realidad: que la mujer es una propiedad. Pero los hechos son hechos y cosas testarudas; y es mejor afrontar un hecho, mirándolo a los dientes, que protegerse los ojos hasta toparse con él sin darse cuenta. Ciertamente no hay nadie a quien esta verdad le resulte más desagradable que a mí, una mujer. Recuerdo bien la persistente indignación que sentí cuando leí en el primer número de una revista científica trimestral, The Monist, un artículo sobre “Las relaciones materiales del sexo”, escrito nada menos que por el destacado evolucionista Prof. ED Cope, demostrando la existencia de propiedad en la mujer más allá de la posibilidad de objeción y, lo que era peor, mantuvo esta condición suya como un ideal a perpetuidad, y dejar de seguirlo era para la raza prácticamente suicidarse.

Es muy irritante (aunque tal vez será mejor que no lo admita o el Cope [sic] se burlará de “sensibilidad emocional, estar agravado por un hecho, mujeriego”) en otras palabras, es levemente molesto, después de que uno ha logrado Se deshizo de un teólogo murmurador o de un hábil doctor en leyes, para luego hacer aparecer en escena a un hombre científico y, con toda la desapasionada gravedad del intelecto, proceder a demostrar que el teólogo y el abogado tenían razón. Lo peor es que mientras el sacerdote y la ley sacan sus argumentos de la fe y el prejuicio, el científico siempre respalda los suyos con hechos. Esto fue lo que más me disgustó en el artículo al que me refiero. No se pueden negar los hechos del profesor Cope; lo único que queda es cuestionar sus conclusiones.

¿Cuáles fueron entonces esos hechos? ¡Aprended, oh, madres, para qué y para qué traéis al mundo a vuestras hijas, educándolas para adornarse con todas las gracias de la persona, del intelecto y de la moral! ¡Y aprende qué posición ocupas tú misma en este mundo que no se cansa de cantar la gloria de la maternidad! Dice el profesor Cope (después de hablar de la lucha del hombre contra la naturaleza) “La mujer, considerada en sí misma, está sujeta a condiciones idénticas. Sus necesidades son las mismas y sus entornos son los mismos. Pero ella no está tan bien dotada como el hombre para satisfacer lo uno o hacer frente a lo otro. Sus discapacidades son de dos tipos, físicas y mentales. Los físicos son: primero, menor fuerza muscular, y segundo, la maternidad. Esto último supone una mayor o menor incapacidad para el trabajo activo en períodos mensuales, o de varios meses de gestación y lactancia, y algunos años para el cuidado de los hijos. Las discapacidades mentales son: primero, menor capacidad de coordinación mental; y en segundo lugar, una mayor sensibilidad emocional que interfiere más o menos con la acción racional”. Después de extenderse sobre su incapacidad resultante para hacer frente al hombre en la lucha competitiva por la existencia (a cuyas explicaciones me referiré más adelante), continúa:

“Pero la naturaleza ha proporcionado un remedio muy eficaz. La mujer, al no ser del mismo sexo que el hombre, satisface una necesidad casi universal, de modo que, si ejerce un cuidado razonable, se encuentra en una posición mejor que la del hombre en relación con la lucha por la existencia. El antagonista del hombre, su prójimo, queda eliminado de la lista de los antagonistas de la mujer, y ésta es una ventaja que no puede sobreestimarse. El hombre no sólo es eliminado del campo como competidor, sino que se convierte en un ayudante activo para resistir las fuerzas de la naturaleza. Más aún, está dispuesto, dadas las circunstancias, a compartir con ella lo que extrae tanto del hombre como de la naturaleza. Si estos fueran los únicos beneficios que la mujer obtiene del hombre, constituirían una razón suficiente para la preferencia habitual que muestra por su protección más que por una vida de independencia. Pero ella misma posee un interés sexual que se satisface con tal relación. No sólo esto, sino que su amor por los niños constituye un incentivo adicional que es muy eficaz para lograr sus relaciones habituales con el hombre”. … [elipses en el original] “El apoyo y protección brindado a la mujer por el hombre, es, entonces, claramente rendido como un equivalente [sic] a los servicios que ella le presta (28) en calidad de esposa. Está universalmente implícito, si no se establece claramente en el contrato entre ellos, que ella no será esposa de ningún otro hombre, y que los hijos que tenga serán AQUELLOS DEL VARÓN DEL CONTRATO. “(El énfasis es mío).

Deseo que cada palabra de estas dos frases abra profundos surcos en el lugar donde caen en vuestro corazón de mujer. Deseo que comprendas claramente todo su significado, comprendiendo lo que este científico quiere decir con “tus servicios como esposa”. Ha redactado sus frases de manera que no dejen dudas de que el contrato matrimonial es un acuerdo del hombre para proteger y sostener a la mujer a cambio de la gratificación de su apetito sexual y de tener hijos para él, no para ella.

¿Qué significa entonces ocupar esta posición, esta posición envidiable, si le damos crédito al profesor Cope, en la que el “antagonista del hombre, su prójimo es eliminado”: esta honorable posición de esposa a la que los sabios, sabios editores de las tontas columnas de correspondencia de las revistas de sociedad señalan continuamente a las jóvenes como el gran desiderátum del noviazgo; ¿Qué es ser mujer? ¡Ser propiedad! Sin duda, sois una propiedad un poco más elevada que el resto de los efectos del hombre; el esclavo era un tipo de propiedad un poco más elevado que el caballo del plantador. Usted satisface una “necesidad universal” algo más que conducir carruajes o incluso plantar maíz. Por lo tanto, eres una propiedad algo más cara. Pero se os trata igual que al resto del ganado humano. Eres alojado, alimentado, vestido, “protegido”, amado (pues los hombres a veces acarician incluso la cabeza de sus perros) a cambio de… ¿qué? La supervisión del hogar del Hombre y la paternidad definitiva, el cuidado y la educación de los hijos del Hombre.

¡Chicas jovenes! Si alguno piensa en casarse, recuerde que eso significa el contrato. La venta del control de su persona a cambio de “protección y apoyo”. Lo triste es que la mayoría de las mujeres piensan que está bien. Lo he oído de labios de muchachas jóvenes que, sin darse cuenta del significado de sus propias palabras, hablaban seriamente de disponer de sí mismas para el individuo que más probablemente las albergaría, vestiría y protegería mejor. He oído a muchachas bien educadas, brillantes e inteligentes expresarse complacientemente sobre el hecho de que no tenían ninguna utilidad en el mundo excepto para adornar los mostradores del mercado matrimonial, donde quien venía a comprarlas podía elegirlas. Y me he alejado disgustado de que pudieran contentarse con sacrificar así su individualidad para, como dice el profesor Cope, mostrar “su habitual preferencia por la protección del hombre en lugar de una vida de independencia”, me he apartado de ellos con desprecio sólo para irme entre las chicas trabajadoras que se sostienen a sí mismas y encontrar la misma vieja historia repugnante. Éstas consideran con envidia a sus hermanas ociosas, que ocupan la verdadera posición de mujeres solteras; y ellos mismos esperan con ansias el mismo ultimátum; ¡El día en que ya no competirán en la lucha por un sustento independiente, sino que se casarán, se apoyarán, se protegerán y tendrán hijos, por algún hombre!

Peor que este parloteo de muchachas, lo he oído de labios de jóvenes casadas cuyo sueño de amor se ha hecho cenizas en pocos meses; Las he oído aceptar impotentes la carga, mucho más pesada de lo que habían soñado, y decir con desesperación: “Es la suerte de las mujeres. Estoy alojado, alimentado, vestido y protegido. Fue por esto que entregué el control de mí mismo; y si mi marido quiere que tenga hijos, debo tenerlos”. “¡Ah!” me dijo una mujer que, aunque casada hace cinco años, ya había tenido tres hijos, “me parece que cuando mi marido se me acerca (29) como si mi corazón se fuera a convertir en piedra. Pero supongo que puedo cumplir con mi deber con él. “¡Su deber! Lo más triste de todo es que he oído de labios de abuelas de pelo blanco que habían pasado al frío invierno de la existencia sacrificial de la mujer, esta misma vieja mentira: que el peso de la indignidad, la miseria y el mismísimo martirio que el hombre pone sobre este bien mueble que alberga, viste, alimenta y protege, es inevitable; y ella no puede hacer nada más que soportarlo… con paciencia. No hace falta repetir las justificaciones, los endebles adornos con los que los hombres encubren los hechos relativos a la posición de la mujer en relación con ellos mismos. Incluso el profesor Cope degrada el intelecto de sus lectores asegurándoles que es un puesto codiciado, tras demostrar claramente La propiedad en la mujer. Cuando aquellos individuos que desean proteger a las mujeres han vestido la verdad con adjetivos drapeados de falsedad superlativa, como

“demasiado elevado, demasiado puro, demasiado etéreo, demasiado angelical”, etc., hasta la saciedad, es para quien mira con claridad ojos ante esta visión diáfana que quieren hacernos creer la imagen de nosotros mismos, demasiado parecida a un ángel en el escenario, elevándose, no sobre alas, sino sobre una trampa. (30)

Digo aquí, con franqueza, que como clase no tengo nada que esperar de los hombres. * [*Nota del autor: Se me ha criticado por esta observación por ser “demasiado radical”. Dije entonces, y digo ahora, “como clase”.] Ningún tirano renunció jamás a su tiranía hasta que tuvo que hacerlo. Si la historia nos enseña algo, es esto. Por eso mi esperanza está en crear rebelión en los pechos de las mujeres. Y cuando estoy desanimado nunca es por la actitud de los hombres, ya que con eso siempre hay que contar; sino por la apatía, la pasividad, el no poder evitarlo o el servilismo religioso de mi propio sexo.

Digo servidumbre religiosa porque, con un porcentaje muy grande de mujeres, la idea de su “sujeción legal” al hombre es una convicción religiosa profunda, el resultado de una deducción teológica superfina y fuerte a lo largo de las Escrituras, desde el Génesis hasta las Epístolas, comenzando con “ A la mujer dijo: Multiplicaré en gran manera tus dolores y tu concepción; con dolor darás a luz los hijos; y tu deseo será para tu marido y él se enseñoreará de ti”; y concluyendo con: “Que la mujer aprenda en silencio con la debida sumisión, porque el hombre es cabeza de la mujer, así como Cristo es cabeza de la Iglesia”. Es cierto que la mayoría de las mujeres cristianas, que creen en la Biblia, pero no la leen, saben poco de esas frases; o nunca las han oído, solo han leído el servicio mecánico de sus oídos, dejando que los sonidos se deslicen al entrar. Sin embargo, esta maldición atribuida a Jehová, y este mandato registrado por Pablo, se hundieron profundamente en la mujer hace siglos, profundamente en su naturaleza inconsciente; esa parte de ella que se encuentra debajo del dominio del intelecto, pero que en su suelo oscuro y desconocido madura los gérmenes de toda su acción. (31) La sumisión se ha convertido en parte del instinto moral de la mujer. Es característico de la mujer, que lo que cree, lo vive; se convierte en ella. De esta manera, las opiniones de los Señores Dioses, (32) santificadas por mucha oración, quema de velas y humo de incienso, han hecho que el ideal de la esposa sea una esclavitud sin quejas.

Ahora bien, ¿por qué debería ser de otra manera? Si la Ley sanciona y la Religión santifica, y nuestros antepasados estaban satisfechos, y una gran parte de la humanidad todavía está satisfecha con esta situación, ¿por qué nos quejamos? Esto nos lleva a la segunda consideración, a saber: ¿sobre qué bases presentamos nuestra protesta? Y para responder a la pregunta apelo del profesor Cope a la Sociología. (33)

Ahora bien, la primera decisión de la Sociología es que el hecho mismo de que se esté agitando una cuestión, el hecho mismo de que un número considerable de individuos, miembros de una clase, raza o sexo, estén, en lengua vernácula popular, “pateando” algo, protestar contra la clase, la raza o la condición sexual, es una prueba de que está llegando el momento del cambio. Es una prueba de que esta forma especial de crecimiento social ya no se adapta al medio ambiente; que, a través de muchas agonías de muerte y nacimiento, la vieja idea de justicia está muriendo y está naciendo la nueva. Todo progreso está marcado por esta transición del contenido al descontento, de la satisfacción al dolor, es decir, de la inconsciencia a la conciencia.

¡Ahora la justicia es progresista! De ello no se sigue que la justicia de una época sea la justicia de la siguiente. Por el contrario, la carga que soportaron nuestros antepasados de ninguna manera (34) se adapta a nuestros hombros; sin embargo, eso no quiere decir que no encajara con el de ellos. Si la Humanidad, en su curso ascendente, debe pasar necesariamente por la etapa de desarrollo de mulas de carga, eso no es razón para maldecirla, por un lado, ni para insistir en que la raza continúe como mulas de carga, por el otro. Insisto en este punto de la progresividad de la justicia, en primer lugar, porque no quiero que me consideren un soñador metafísico, que se aferra a la teoría desmentida de que los “derechos” son algo positivo, inalterable, indefinido, transmitido de una generación a otra después de la muerte. forma de un patrimonio vinculado, (35) y nacen de alguna manera misteriosa en el momento exacto en que la humanidad emerge del simio. Sería demasiado difícil llegar a un acuerdo sobre el punto que está surgiendo. Insisto en la progresividad de la justicia, porque, por ser mi denuncia de la injusticia actual, reconozco que ha sido la justicia del pasado, la condición más alta posible mientras las aspiraciones de la mente general se mantengan. no se elevó más lejos, una parte de la Necesidad invencible. Y, por último, necesito la admisión de la progresividad de la justicia para explicar mi texto y probar mi afirmación de que, por necesaria que haya sido la esclavitud de la mujer, ya no está de acuerdo con los ideales de nuestra civilización actual.

¿En qué consiste el progreso de la justicia?

La sociología, (36) señalando los movimientos del hombre en el pasado, observándolo en todas las diversas etapas de su desarrollo social, como el naturalista examina las petrificaciones de las rocas y rastrea el linaje de la flora o la fauna de un país, deduce de sus hechos cuidadosamente recopilados surge esta conclusión: el progreso social consiste en una esfera de actividad en constante ampliación para los individuos y, necesariamente, una correspondiente disminución del poder de un individuo o de un conjunto de individuos sobre otros. Es decir, la Sociología confirma lo que proclamaba el 93 (37); La ciencia aplaude la Bandera Roja, (38) y lleva como bandera el lema de la Comuna: Libertad, Igualdad, Fraternidad.

Poco a poco, una tras otra, han ido desapareciendo o están desapareciendo diversas formas de esclavitud, como el feudalismo, el servidumbre, el monarquismo. (Entre usted y yo creo que el republicanismo les va de la mano). Gradualmente, el Destino, Dios, la Ley, la Adaptación, como quiera que usted elija llamar este hecho glorioso, ha “derribado a los poderosos de su trono y enaltecido a los humildes”. (39) Sin embargo, a lo largo de todo esto, cada centímetro de terreno ha sido disputado, y ni un ápice cedió hasta que aquellos, a quienes había llegado la visión de una mayor libertad, un anticipo de los “derechos”, se habían “atrevido a mantenerlos”. ”, y a través de una gran lucha, elevado a la dignidad de un orden superior de existencia. Es al contemplar esta lucha que nosotras, que clamamos por la abolición de la esclavitud de la mujer, recibimos nuestra inspiración. Es al recordar que siempre antes de la llegada de una “nueva dispensación” las voces deben clamar en el desierto, los pájaros batir las alas rotas ante la tormenta, que asumimos nuestra tarea, seguros de que hacia donde nos guiamos o somos impulsados “por el poder de el interior debe”, (40) otros seguirán. Es al darnos cuenta de la inmensidad de la humanidad, la sublimidad del nuevo ideal, la insignificancia del “yo”, que olvidamos el dolor en nuestro esfuerzo por despertar esta alma dormida, para que pueda concebir sus derechos y atreverse a mantenerlos. Pero aplicando la deducción de la sociología, decimos que si el progreso social consiste en una tendencia constante hacia la igualación de las libertades de las unidades sociales, entonces las exigencias del progreso no serán satisfechas mientras la mitad de la sociedad, la mujer, esté en sujeción. Si los hombres disfrutan de todos sus propios “derechos” y también de algunos de los nuestros, eso no es igualdad, sino privilegio y expoliación. Es decir, la antigua concepción de la justicia debe dar paso a una nueva, porque la Mujer a través de una conciencia débilmente despierta, comienza a sentir su servidumbre; que es necesario obtener el reconocimiento de su amo antes de que él sea humillado y ella exaltada a la Igualdad. Este reconocimiento es la libertad de controlar la propia persona.

No se puede tener una sociedad libre, justa o igualitaria, ni nada que se le acerque, mientras la feminidad sea comprada, vendida, alojada, vestida, alimentada y protegida como un bien mueble. Nosotras, sobre quienes ha despuntado la luz gris, (41) cuyas percepciones ya no están encerradas en el sueño aburrido del contenido básico, os señalamos a nuestras hermanas cansadas que semana tras semana, mes tras mes, hasta que los años pasan, nos levantamos temprano por la mañana para pasar por la desalentadora ronda de pequeños deberes que deben realizarse con tanta frecuencia, todos los días y durante todo el día, a menudo tomando prestadas de la noche las horas de sueño para poder terminar alguna pequeña cosa cuyo valor nunca se perderá, ser conocido o ni siquiera contado, menos que una cifra.

Les señalamos a ella sentada esta noche tal vez, con las manos juntas por fin, sentada sola junto a la luz del fuego, después del largo y agotador día de pequeñas torturas, que desgastan el alma como las puntas de un alfiler presionadas cautelosamente contra la carne desgastan el cuerpo, intentándolo en el silencio, para aprender (no de su marido, que está en la logia), sino de su pobre alma desconocida, esta crisálida indefensa que se agita débilmente en su interior. Tratando de aprender si es un trato justo, algo justo, algo justo, que ella deba dedicar el trabajo de sus manos todos estos años, continuamente poner en segundo plano todos sus propios deseos y esperar, esperar, esperar hasta, desde Tras una larga negación, la aspiración muere y ella queda como un terrón de arcilla que no se queja, revestida de la terrible paciencia de la desesperación. Sentada allí, a la luz del fuego, esperando esta absoluta desolación del espíritu, que se está apoderando de ella con tanta seguridad como el tiempo se está arrastrando sobre la eternidad; esperando con ansias el momento en que su marido la supere intelectualmente hasta el punto de compadecerse de ella… ¡Dios mío! Se compadece de ella, al mismo tiempo que su compañía le resulta molesta debido a sus “poderes inferiores de coordinación mental”, sentada allí en su muda tristeza, desangrándose por dentro, preguntándose en silencio: “¿Es esto justicia? ¿Es igualdad? Quizás entonces recuerde las camitas del piso de arriba con sus durmientes resplandecientes y besados por la salud (quizás una sonrisa pasa por su rostro mientras sueña, seguida de un espasmo de reproche de que debería, incluso con [sic] un pensamiento, envidiarlos) la vida, la fuerza que le han quitado, esos amados hijos.) Pero después de eso viene el amargo recuerdo, no son mis hijos, son suyos. Eso también formaba parte del contrato: que yo debería darle hijos, cuidarlos y educarlos. Era lo que debía hacer a cambio de comida, ropa, refugio y protección. No son mis hijos, como tampoco el ternero que los hombres venden por ternera pertenece a la vaca.

Después de todo, ¿ella los quería? Cuando nacieran, bueno, sí, ella no permitiría que murieran. Pero antes, ¿habría elegido, voluntariamente, pasar estos años de martirio? ¿Incluso para ellos? ¿Tantos y tan juntos que a ninguno podría ella darle el cuidado necesario para desarrollar realmente [sic] su naturaleza? ¡Terrible pregunta! ¡Y la punzada que lo acompaña, que se extiende hacia afuera hasta convertirse en un estremecimiento visible, hasta que ella protege su rostro de la luz del fuego! El pensamiento: “¿A cuál de ellos, inconsciente, dormido, confiado, soy yo el traidor? Al primero y al segundo por despojarles de su formación superior al dividir mi cuidado con el quinto o el sexto; o el quinto y sexto en considerar una carga su existencia. De todos modos, ¿cómo podría decidir qué era lo que yo podía hacer? ¿Cómo?” Y así continúa el amargo ensueño, concluido, sin duda, con un sobresalto autoacusativo cuando oye la mano de su marido en el pestillo y recuerda que no ha puesto sus zapatillas junto al fuego.

Os señalamos esta imagen porque no es un caso extremo. No les mostramos la terrible esclavitud de la condición de esposa entre los más pobres; No damos ningún ejemplo exagerado de una familia numerosa, ningún caso de crueldad horrible que sería fácil de dar, como el que abundan en nuestros tribunales de divorcio, pero que sea un delito penitenciario discutir en términos sencillos en un periódico liberal. Sólo presentamos los patéticos hechos de la vida de la mujer corriente; y decimos que el contrato social entre un hombre y una mujer es un contrato injusto, injusto e injusto, un contrato que no concuerda con la ley de la igualdad de libertad. Decimos que ésta es la razón por la que debería haber un cambio radical en la relación actual de los sexos; y esto nos lleva a la discusión de lo que más propiamente corresponde al título de la conferencia, Las puertas de la libertad.

Claramente, si este contrato que estipula que habrá protección y apoyo por parte del hombre a cambio de tener hijos, criarlos, cuidarlos y ocuparse del hogar por parte de la mujer, si este contrato debe ser anulado y la mujer debe convertirse en una individuo libre, entonces ciertamente debe ser autosuficiente; es decir, convertirse en un competidor industrial del hombre.

“Pero”, dice el profesor Cope: “Es evidente que cualquier sistema que busque una carrera para la mujer independiente del hombre, como la que el hombre persigue, es anormal y perjudicial para sus intereses”. Porque, “Es evidente que si la mujer fuera del mismo sexo que el hombre, es decir, si fuera simplemente otro tipo de hombre, pronto sería eliminada de la tierra bajo la operación de la ley ordinaria de la supervivencia del más fuerte. Esto no tiene por qué realizarse a través de organismos diferentes de los que actualmente operan entre los hombres en las circunstancias ordinarias del comercio pacífico. Y ésta es a menudo la historia real de los hombres que poseen marcadas características femeninas. De esto no se sigue que algunas mujeres no puedan mantenerse separadas de los hombres en la agricultura, el comercio y las profesiones. Esto es especialmente posible donde la lucha no es muy severa; pero en los casos que existen, pocos son realmente independientes de la ayuda masculina, que les ha proporcionado el capital, ya sea en tierras limpias, en dinero o como poder nominador. El resultado general, como se indicó anteriormente, es evidente a partir de los hechos ”. (Las cursivas son mías).

Sé que hay una gran clase de reformadores sentimentales que esperan “promulgar” la armonía universal, derogar la ley de la fuerza centrífuga y elaborar hechos que se adapten a las teorías, para quienes la mención de la palabra competencia es como “hacer alarde de una bandera roja”, etc…, y cuya comprensión de la cuestión de la mujer es tan profunda como su comprensión del socialismo; Sé que estas personas estarán dispuestas a complementar la posición del Prof. Cope con un esquema de organización estatal que ellos llaman cooperación, cuyo lema en lugar de ser igual libertad es igual esclavitud, y uno de cuyos propósitos es hacer que la mujer dependa de “el Estado” en lugar de sobre un marido. Su argumento es muy engañoso. Dice así: Uno de los servicios más importantes y necesarios lo presta al Estado la mujer, a saber: la reproducción racial. Por lo tanto, toda madre merece el apoyo y la protección del Estado. ¡Oh tiempo! ¡Oh costumbres! (42) ¡Proteo (43) reaparece! ¡Nuevamente para ser protegido y apoyado! ¿Y sus hijos serán de quién? ¡El estado!

Con el debido respeto a las intenciones de mis amigas sentimentales, permítanme decir que cualquier plan que proponga pagar a las mujeres por ser madres, es algo degradante para ellas; y no me importa si proviene del profesor Cope o de Edward Bellamy. (44) Hemos declarado la guerra -algunos de nosotros- y no aceptamos tal tratado; no estaremos satisfechos con nada menos que que la maternidad quede más allá de la necesidad de depender de los precios. Esto significa que pretendemos ser industrialmente independientes; que nos consideramos perfectamente capaces de competir con los hombres en campo libre, y cuando nuestra batalla esté ganada, como lo será algún día, aunque ninguno de nosotros viva para verlo, el cuerpo de la mujer será suyo, y los maridos deben encontrarse con sus esposas en el orgulloso pie de igualdad.

Pero el profesor Cope dice que en ese caso moriremos de la faz de la tierra bajo la acción de la ley de la supervivencia del más fuerte, somos un tipo de seres inferiores que necesariamente debemos ir contra la pared en la feroz competencia por los medios de existencia; nuestros servicios no tendrían demanda; ¡Deberíamos estar continuamente sin trabajo! Qué mal cuadra este pronunciamiento del científico con la protesta del trabajador: “Las mujeres están ocupando nuestros lugares”. ¿No lo has oído? ¿No has oído cómo en las fábricas de Nueva Inglaterra, uno tras otro, los tejedores han desaparecido y las “mujeres han tomado sus lugares”? ¿No han oído cómo en las fábricas de calzado de Filadelfia, Nueva York y Boston los trabajadores del calzado están sin empleo porque en la feroz competencia por los lugares las mujeres han aprendido a trabajar más barato y a vivir más barato que los hombres?

No defiendo este suicidio del gigante laborista que se produce cuando el pueblo lucha entre sí por la oportunidad de servir a sus amos. Pero estoy tomando al profesor Cope en su propio terreno, y muestro que incluso si continuara esta horrible estrangulación actual de la libre competencia por parte del monopolio, esta “competencia despiadada” de los trabajadores discapacitados, existe la misma probabilidad de que “los hombres morirían de la faz de la tierra” como mujeres. He mencionado las manufacturas textiles y la fabricación de calzado; añádase a esto la sombrerería, la sastrería, la confección de camisas, la confección de guantes, la encuadernación de libros, la fabricación de hilos, en los que el número de mujeres supera al de hombres tres a uno (y sería fácil alargar la lista); y veréis que en estos casos, bajo la ley de la supervivencia del más fuerte, los hombres se han visto obligados a sucumbir. ¿Me dices “el hombre proporcionó el capital”? Bendita alma mía, ¿por qué no dices lo mismo de los hombres cuyos lugares ocuparon? ¡No! El “hombre” no proporcionó el capital. Pero ciertos hombres individuales, por medio de una ley instituida masculinamente, han robado el capital que tanto hombres como mujeres producían. No creo que les debamos ningún reconocimiento particular de inferioridad por ese motivo; a menos, tal vez, una inferioridad de picardía.

¡Inferior! Sí, estoy dispuesto a admitir que en ciertas cosas somos inferiores a los hombres. También en ciertas cosas los hombres son inferiores a los cocodrilos. Por ejemplo, sus dientes no son tan largos y salvajes; sus bocas no son tan espaciosas. Era la época en la que el mastodonte pisaba los poderosos bosques geológicos, rey de la tierra, el más apto para sobrevivir. Los bosques han desaparecido, el medio ambiente ha cambiado, el mastodonte ha desaparecido. En fuerza era superior al hombre; pero la demanda de fuerza cedió ante el desarrollo del cerebro. La era del dominio de la fuerza muscular ha pasado; en lenguaje de Oliver Schreiner, “la era del dominio de la Fuerza Nerviosa ha cortado el cordón de la Necesidad Inevitable con el cuchillo de la Invención Mecánica”. No se requiere un gran cuerpo ni un brazo poderoso para poder realizar el trabajo productivo del día. No se necesita una cantidad terrible de energía para presionar un botón eléctrico o girar un tornillo. He visto a un negro musculoso y espléndidamente desarrollado (45) rompiendo adoquines por 1 dólar al día, mientras una chica delicada de manos blancas manejaba una máquina de escribir por 1.000 dólares al año. No pretendo decir que estas recompensas fueran justas; pero si me ponen un ejemplo de la fuerza muscular, debo demostrar que las mayores recompensas de su propio sistema económico no son por la fuerza muscular. La destreza y la habilidad son los requisitos de la época. A menudo se afirma, como prueba de la inferioridad de la mujer, que no es capaz de “portar armas”. No creo que ninguno de nosotros se sienta muy mal por esto. Creo que la mayoría de las mujeres ilustradas consideran la guerra como una barbarie y la frase “portar armas” una siniestra sátira del cristianismo moderno. Sin embargo, si se trata de eso Gens. Grant y Sherman (46) podrían haber aprendido mucho de Sophia Perovskai. (47) La terrible ciencia de la guerra moderna enseña que también allí lo que cuenta es la habilidad, no los números ni la fuerza muscular. Ya no las marchas forzadas, las masas de a pie y a caballo, los movimientos difíciles de manejar de mil o cien mil hombres. ¡No! Una sola figura en la oscuridad, un destello, una explosión… ¡y el trabajo de un ejército está hecho!

¿La figura era hombre o mujer?

Tal es el progreso de la mecánica y la química, y con su desarrollo ulterior podemos esperar una raza de personas que constantemente degeneran en músculos y fortalecen su poder nervioso. Por tanto, la primera objeción es inválida. La segunda es que la mujer trabaja bajo una desventaja física irremediable en el sentido de que debe tener y educar a los hijos. En cuanto a la periódica “incapacidad de la mujer para el trabajo activo”, no creo que merezca la pena mencionarla. Los miles y miles de mujeres empleadas activamente que trabajan diez horas al día, año tras año, en nuestras fábricas y talleres lo desmienten. Es la excepción, no la regla, que haya una interrupción del trabajo por esa razón.

En cuanto a tener hijos, si bien no tenemos evidencia suficiente para demostrar que alguna vez pueda ser un asunto puramente indoloro, en términos universales, experimentos recientes en ciencia sanitaria demuestran que una cantidad moderada de esfuerzo durante la gestación no sólo es inofensiva, sino que bastante beneficioso; y, con mucho, la mayor parte del sufrimiento inherente a la maternidad se debe a la ignorancia, la dieta inadecuada, la vestimenta inadecuada, el entorno desagradable y la esclavitud sexual del marido.

Sin embargo, esta discapacidad física, incluso tal como es, no tiene por qué constituir la barrera perpetua a la independencia que el profesor Cope haría de ella. Porque en la sociedad futura, el futuro, que mientras hablamos comienza a tomar forma y brillar entre las nieblas que hierven desde el caldero del cambio, en la sociedad futura el precio de la independencia, ya sea para el hombre o para la mujer, no será lo que es hoy. En la sociedad futura, bajo la acción de la misma ley inexorable que los científicos invocan constantemente, el hogar aislado y toda su economía habrán desaparecido. La división del trabajo y el socialismo habrán entrado en el hogar. No sólo habrá economía de tiempo, trabajo y adaptabilidad en lo que respecta a lavar, planchar, cocinar, barrer, quitar el polvo, coser, remendar, zurcir y lavar platos, sino que también se aprenderá que no todas las mujeres debería dar su energía a una especie de gallina con un pollo que cría un niño porque resulta que ella es su madre. Se aprenderá que, si bien una mujer puede ser una muy buena madre, no se sigue que sea una buena enfermera o una buena maestra; que no puede haber mayor maldición para un niño que dar por sentado que debido a que cierto hombre y mujer fueron sus progenitores, debe someterse a su método de crianza, entrenamiento y educación, sin importar cuán completamente incompetentes puedan ser. Soy un perfecto rebelde a esta idea. Sé que es muy posible amar a los padres, incluso reverenciarlos; y, sin embargo, ser tan completamente incompatible con ellos que tanto el amor como la reverencia puedan desgastarse por la fricción constante de la tendencia y la represión. Creo que son más los niños arruinados por los malentendidos y la incapacidad general de sus padres y madres de los que sería seguro enumerar.

Y espero con ansias el momento en que el egoísmo y la estrechez engendrados por el hogar individual y la educación individual, los caprichos de carácter nacidos de este error de naturalezas incongruentes unas sobre otras, como un día dorado en el cielo de niños nada menos que de mujeres… ¿Que quiero decir? La guardería socialista donde las mujeres y los hombres que logran alcanzar la naturaleza de los niños, que reconocen que vale la pena aprender bien su tarea, haciendo de ella una especialidad, no una adición a algún otro trabajo de la vida, serán empleados como se emplean los maestros en las universidades… Hoy nadie duda de que, para la gran mayoría de nuestros niños, la institución educativa es un instrumento mucho más útil que un tutor privado. Ya nadie imagina que toda madre debería enseñar “lectura, escritura y aritmética” a sus hijos. Ese trabajo ha pasado a manos más competentes. Así será con la guardería. ¿Es esto impactante? Sin embargo, es cierto que me refiero precisamente a esto: una economía de madres. ¡Es cierto que creo que no hay un desperdicio de vidas más lamentable en nuestro sistema social actual que el innecesario y travieso desperdicio de niñeras!

De todos modos, sea impactante o no, lo defienda o no, esto mismo ya está creciendo en sus ciudades. Conozco más de cincuenta casos en los que a las mujeres les ha resultado mejor entrar en las listas de competencia industrial y encargar para sus bebés el cuidado de otras personas por naturaleza mucho más capacitadas para la tarea. Y estos casos los conozco porque no he realizado ninguna investigación especial. Llegaron a mi atención en mi vida diaria en una gran ciudad.

Así, el socialismo elimina los obstáculos físicos a la independencia. Ahora vamos a considerar las discapacidades mentales. Estos son, dice el profesor Cope, “en primer lugar, poderes inferiores de coordinación mental y, en segundo lugar, una mayor sensibilidad emocional que interfiere más o menos con la acción racional”. Admito estas cosas. Pero dadas las mismas oportunidades y el mismo entorno que desarrolló la actual superioridad intelectual del hombre, pronto se desarrollará la igualdad intelectual de la mujer. Somos inferiores en estas cosas, porque nunca hemos tenido la oportunidad de ser iguales. ¡Ver! Mi mano izquierda es menos diestra que la derecha. ¿Por qué? Toda mi vida he hecho la mayoría de las cosas con mi mano derecha. Me abotono los zapatos con la izquierda; en ese trabajo en particular es el más astuto de los dos. Lo mismo ocurre con los hombres y las mujeres. Los hombres son sumamente torpes en aquellas cosas a las que no están acostumbrados; así somos nosotros. Pero así como la mano izquierda puede llegar a hacer las mismas cosas que la derecha, así también nosotros aprenderemos, tan pronto como se nos presente la oportunidad y hayamos tenido tiempo de adaptarnos a las condiciones de la autodependencia. Eso sí, nunca espero que los hombres nos den libertad. No, Mujeres, no lo valemos, hasta que lo tomemos.

¿Cómo lo tomaremos? ¿Por votación? ¡Un estímulo para tu trapo de papel! Las elecciones no han hecho libres a los hombres y no nos harán libres a nosotros.

Abogando por la destrucción de todas y cada una de las barreras, por la abolición de toda ley que mantenga fuera de uso las fuentes de riqueza; en otras palabras, abogando por la completa liberación de la tierra y el capital. Teniendo en cuenta el ideal de una sociedad tan organizada que dos horas de trabajo al día serían más que suficientes para las necesidades del día. Insistiendo en un nuevo código de ética fundado en la ley de la igual libertad; un código que reconoce la completa individualidad de la mujer. Haciendo rebeldes dondequiera que podamos. Por nosotros mismos viviendo nuestras creencias. “Propaganda por los hechos” (48) es la expresión favorita del revolucionario. Somos revolucionarios. Y usaremos la propaganda mediante el habla, los hechos y, sobre todo, la vida siendo lo que enseñamos.

Mi libertad me es más querida que cualquier esclavitud de la seda. Mi individualidad vale todos los epítetos oprobios, toda la hiel y el ajenjo que alguna vez ha costado mantenerla; y no porque sea yo, sino por la verdad que vivo.

¡Oh mujer! Cuando pienso en todas las edades que has esperado, ¡esperado!

Cuando pienso en cómo el hombre os ha pedido todo, cada deseo nacido de su egoísmo, aceptado de vosotros cada sacrificio, os ha quitado sin piedad incluso vuestras pocas y queridas horas de paz, mientras los Ricos, que se lo han apropiado todo, le quitan de la mano la corteza del mendigo, para el pasatiempo; cuando recuerdo cómo él ha estudiado y logrado a tus expensas, mientras tú te esforzaste pacientemente para ganarle tiempo, hasta que todas tus esperanzas yacieron blancas, quietas y rígidas dentro de tu pecho; cuando recuerdo los días áridos, estériles, inmutables que vienen después -y luego- ¡la muerte en el desierto! (49) -cuando lo recuerdo todo, y pienso en todo, parece como si mi corazón se hubiera convertido en lágrimas, y éstas se congelaron. Y luego, en mis sueños, veo la figura de una giganta, una figura solitaria en la desolada pradera sin nada sobre ella más que el cielo gris, y sin otra luz en su rostro que la fría palidez de la mañana. Y la veo mirando hacia arriba y susurrando: “¡Qué ancho es! Hace frío, está oscuro y el ceño fruncido; ¡Pero es ancho y alto! Tal será tu figura, oh Mujer, tales tus palabras en el día de tu emancipación.

El día en que salgas de tu celda, de esta celda cálida y redonda, cuyo horizonte-muro es la vida de tus hijos, cuya luz son los ojos de tu marido, cuyo cenit es la sonrisa de tu marido. Más vale el gris despiadado de las nubes que el techo blanco de una prisión; mejor la soledad de la pradera que la caricia de un niño nacido de esclavo; Más vale el frío mordisco del viento que el beso de un Maestro. “Es mejor la guerra de la libertad que la paz de la esclavitud”.

Puertas de la Libertad ” en C4SS Media.

Notas a pie de página

26. Véanse las págs. 96-102. Fuente: Lucifer 8.35, 8.36, 8.37, 8.38., 8.39, 8.40, 8.41 (10, 17, 24 de abril, 8, 15, 22, 29 de mayo de 1891), Colección Labadie, Biblioteca de la Universidad de Michigan.

27. Véase la parte I, capítulo 1 para conocer las deudas de De Cleyre con Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865), especialmente sus metáforas del robo.

28. Los errores tipográficos en el original traducen esto como “por los servicios que ella le presta”.

29. Es decir, sexualmente.

30. Es decir, una trampilla que hace subir al ángel a través del suelo del escenario, pero la palabra, por supuesto, también es un juego de palabras aquí.

31. Las teorías del inconsciente circulaban en el discurso psicológico, pero el uso que hace De Cleyre del término se refiere con mayor frecuencia a la teoría de la evolución.

32. “Monsieurs les [nombre]”: forma educada de referencia en francés, pero para los humanos, no para los dioses, en cuyo caso sería ostentosamente irreverente. De Cleyre, que de todos modos no cree en ningún dios ni en dioses, lo utiliza con doble sarcasmo. 33. Una nueva ciencia de finales del siglo XIX, asociada con el darwinismo, nuevas concepciones del término “social” y un nuevo enfoque en la posibilidad de mejorar científicamente la “sociedad”, también una palabra con una nueva flexion (ver Riley cap. 3)… Las referencias posteriores a “la etapa de desarrollo de la mula de carga” y el “curso ascendente” natural de la Humanidad (es decir, el curso evolutivo ascendente) reflejan ideas erróneas populares de que la evolución darwiniana implicaba progreso. Cope fue un teórico de la evolución (aunque lamarckiano); De ahí, tal vez, su elección de la teoría de la evolución como forma de sacarlo de su propio petardo.

34. De ninguna manera.

35. Un público de finales del siglo XIX reconocería la referencia a los patrimonios vinculados (típicamente una forma de proteger una línea de ascendencia masculina) como una broma sutil sobre la suposición, en la mayoría de las teorías de los derechos naturales, de que el heredero de estos “derechos” naturales es por defecto masculino.

36. La nueva “ciencia social”, término que implicaba no sólo el estudio de la sociedad sino el estudio con miras a mejorarla.

37. Francia revolucionaria en 1793.

38. Símbolo de la Comuna de París de 1871, una revolución de corta duración con características anarquistas (ver introducción a la sección 2).

39. Lucas 1:52.

40. De un poema de Gerald Massey (ver capítulo 3).

41. Sin duda una referencia al “amanecer gris” en el trágico clímax de La historia de una granja africana de Schreiner (ver capítulo 3)

42. “¡0 veces! ¡Oh modales! del autor romano Marco Tulio Cicerón.

43. En la mitología romana, hijo del dios del mar Neptuno, conocido por su capacidad para cambiar de forma. La alusión implica que en las versiones centralizadas del socialismo, a diferencia del anarquismo, el marido, “protector” patriarcal de la esposa que explota, cambia de forma hacia el Estado, que desempeña el mismo papel.

44. Edward Bellamy (1850-1898), autor de la muy leída novela utópica Looking Backward, 2000-1887 (1888), que De Cleyre critica aquí por su versión centralizada del socialismo.

45. El negro minúscula no es, en este período, una señal de falta de respeto; la decisión de capitalizarlo llegó más tarde; véase Hornsby (135); Harley (236). El uso de minúsculas para el cristianismo, sin embargo, seguramente pretende ser una señal de falta de respeto deliberada por parte de un ateo, en un periódico de libre pensamiento.

46. Ulysses S. Grant, comandante de las fuerzas de la Unión en la Guerra Civil; William Tecumseh Sherman, general de la Unión famoso por su devastadora marcha por Georgia.

47. Sofya Perovskaya, miembro del grupo revolucionario ruso Narodnaya Volya, que planeó el asesinato del zar Alejandro II en 1881. Perovskaya fue ahorcada.

48. Véase el capítulo 2 para conocer el significado de este complejo término.

49. Referencia a la figura de Schreiner de la mujer en el desierto (ver cap. 3).

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Indonesian, Stateless Embassies
Kami Bukan Konservatif

Oleh: Nick Manley. Teks aslinya berjudul “We’re Not Conservatives.” Diterjemahkan ke dalam Bahasa Indonesia oleh Ameyuri Ringo

Pengidentikan antara libertarianisme dan konservatisme nampaknya tidak akan segera berakhir. Pada konferensi International Students for Liberty baru-baru ini Justin Amash menyamakan keduanya. Banyak orang-orang kiri membuat penyamaan yang sama dan kerap mendemonisasi libertarianisme sebagai sayap kanan. Benarkah? Kami jelas bukanlah konservatif. karena kebebasan merupakan ide yang radikal dan revolusioner.

Mari kita bandingkan poin demi poin antara konservatisme dan libertarianisme.

1) Rejim perang merupakan salah satu isu dimana terdapat perbedaan yang begitu bertolak belakang antara libertarian dan konservatif. Kami menginginkan penghapusan perang dan negaraisme. Sedangkan konservatif kerap kali berusaha mempertahankan kedua hal tersebut seperti yang ditunjukan dari rekam jejak presiden-presiden Partai Republik dalam berbagai perang. Kecintaan mereka terhadap gagasan tradisional mengenai keluarga, Tuhan, dan negara jauh lebih besar dibandingkan hak-hak individu. Kami, para libertarian tidak seperti itu.

2) Perang Terhadap Narkoba dan polisi moral merupakan persimpangan lain dimana konservatif dan libertarian berbeda. Kami, libertarian menginkan untuk mengakhiri penghakiman terhadap para “pembangkang” budaya, sedangkan banyak konservatif menginginkan kebaliknya dengan dalih melindungi nilai-nilai tradisional. Libertarian merayakan keberagaman dan eksperimen. Konservatif menginkan keseragaman.

3) Pelanggengan negara juga menjadi satu bidang lain dimana konservatif dan libertarian radikal berada dalam sisi yang berbeda. Konservatif sangat tunduk pada rasa hormat mereka terhadap otoritas dan tatanan tradisional. Negara dianggap merepresentasikan penjaga hukum dan ketertiban bagi banyak kaum konservatif. Kami, para libertarian melihat negara sebagai perusak kebebasan. Negara bukanlah instrumen yang berguna untuk mewujudkan ketertiban dan hukum yang bermanfaat.

4) Kebebasan sipil juga kerap kali menempatkan libertarian dan konservatif dalam sisi yang berbeda pula. Konservatif kerap kali cenderung menyerahkan kebebasan sipil ketika berhadapan dengan patriotisme dan nasionalisme. Sedangkan libertarian tidak percaya pada omong kosong seperti itu dan tidak akan bersedia mengorbankan hak-hak individu mereka demi negara. Apa yang dilakukan oleh rejim Bush sudah sangat cukup untuk membuktikan poin ini.

5) Perbedaan terakhir antara kelompok libertarian kiri dan konservatif adalah pada visi ekonomi mereka. Libertarian kiri menginginkan sebuah dunia tanpa bos dan korporasi. Sedangkan konservatif memuja hierarki tradisional dan oleh karena itu tidak akan mungkin memiliki tuntutan yang sama. Para konservatif cenderung untuk memuja aktor-aktor ekonomi yang menguasai perekonomian, sementara kami memperjuangkan mereka yang ada di dasar sistem perekonomian.

Saya berharap para pembaca dapat mengerti perbedaan yang begitu jelas antara libertarian kiri dan konservatisme. Ini merupakan dua ideologi yang berbeda dan tidak memiliki tujuan yang sejalan.

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Feed 44, Podcast, Stigmergy - C4SS Blog
Mutual Exchange Radio: Mikayla Novak & Akiva Malamet on Gender as a Discovery Process

MER is back for 2024! If you’re wondering what the show format will look like this year, please take a look at the 2023 (and early 2024) Director’s Report, which details how we’ll be handling various shows this year. We won’t be publishing every month, but I hope to put out more MER content than last year.

This episode brings Austrian economics into the gender identity discussion. We get into a lot of messy and fascinating questions about gender, identity, and social structures.

Read the paper here.

Mikayla Novak is senior fellow with the F. A. Hayek Program for Advanced Study in Philosophy, Politics and Economics at the Mercatus Center at George Mason University. She is the author of Inequality: An Entangled Political Economy Perspective (2018) and Freedom in Contention: Social Movements and Liberal Political Economy (2021). Her research work has been published in a range of academic journals, including Research Policy, Constitutional Political Economy, Review of Austrian Economics, Journal of Institutional Economics, and Journal of Public Finance and Public Choice. Mikayla’s research interests include Austrian and evolutionary economics, public choice, entangled political economy, economic sociology, public finance, and regulatory economics.

And listeners will recognize Akiva Malamet, a returning guest to the show. Akiva previously appeared on our June 2020 episode of Mutual Exchange Radio to discuss his work on Nationalism and Identity Formation. He is a contributing editor at Unpopulist and an MA candidate at Queens University, and a long-time friend of C4SS.

Italian, Stateless Embassies
Tre Falsi Argomenti con un Colpo Solo

Di Kevin Carson. Originale: John Tamny Hits the Trifecta of False Talking Points, del 24 gennaio 2024. Traduzione italiana di Enrico Sanna.

John Tamny è vice presidente di FreedomWorks e direttore del Center for Economic Freedom, sempre di FreedomWorks. Scrivendo su Real Clear Markets, Tamny è riuscito a centrare tre argomenti falsi con un solo articolo. Come forse sapete, FreedomWorks è una creatura di Dick Armey, uno sbalorditivo imbroglione che (assieme a quei due disastri totali che sono Jack Abramoff e Tom DeLay) voleva trasformare le isole Marianne in un paradiso fiscale dello sfruttamento di lavoratori immigrati da assumere con contratto vincolante. Armey si dimise da FreedomWorks nel 2012, convinto che l’allora presidente Matt Kibbe fosse più imbroglione di quel che era; ma a FreedomWorks la sua idea di trasformare gli Stati Uniti in un’altra Saipan è ancora viva.

Gli errori di Tamny ruotano attorno a un dogma della destra libertaria secondo cui l’accumulazione di capitale crea posti di lavoro. In realtà, dove il lavoro viene eliminato più rapidamente abbonda solo la ricchezza. Basta un piccola riflessione. Il capitale viene investito in quelle attività, individuali o societarie, che puntano a svilupparsi nel senso di produrre sempre più merci e servizi con sempre meno attività umana.

Contrariamente a quello che pensa Tamny, investire significa affidare un capitale a quelle attività che promettono un profitto. E spessissimo nell’attuale economia capitalista monopolistica il profitto è rappresentato da rendite economiche (ovvero da un reddito immeritato superiore al profitto che avrebbe incentivato la produzione di una determinata merce o servizio in un mercato competitivo, reddito che deriva da una posizione o da un privilegio piuttosto che dalla produzione di qualcosa). Il profitto deriva in gran parte non da un modo migliore di produrre qualcosa, o dalla produzione in sé, ma dall’esazione di un tributo per un “servizio” particolare: non aver impedito agli altri di produrre.

Il capitalismo per sua natura impedisce sempre l’innovazione quando gli torna utile; già ai tempi della macchina a vapore, le sue innovazioni furono bloccate dal fatto che Watt deteneva il brevetto. Oggi che l’economia capitalista è dominata dal capitale finanziario e dai mercati oligopolistici, questa tendenza si rafforza. Le tre principali case automobilistiche di Detroit, ad esempio, si sono opposte in concerto ai dispositivi antinquinamento finché tutte e tre non avevano la possibilità di montarli. Paul Goodman riassume così questo sistema oligopolistico: “Tre o quattro imprese che controllano il mercato dell’auto, competono tra loro a prezzi concordati e impediscono i miglioramenti.”

Tamny continua sulla stessa traccia…

Ricordate: i posti di lavoro non compaiono per magia, ma sono una logica conseguenza degli investimenti…

Sviluppiamo il discorso. Se l’intelligenza artificiale distruggerà ogni genere di impiego (300 milioni di posti, secondo una stima citata dal New York Times), le aziende più interessate all’affare faranno incetta di investimenti. Questa non è una rivelazione ma un dato ovvio. I principali beneficiari del capitale sono le aziende che producono molto di più con molto meno…

Applicando il principio a Austin, non occorre molto per capire che la capitale del Texas è più interessata alla prossima rivoluzione dell’intelligenza artificiale rispetto a Huntsville. Questo significa che Austin riceverà molti più capitali, e il fatto implicitamente genera più posti di lavoro.

…E termina dicendo: “…[D]ove c’è produttività c’è anche un’infinità di opportunità, dove la produttività scarseggia scarseggiano anche le opportunità.”

Dov’è che Tamny sbaglia? In tre punti:

1) Gli investimenti non creano lavoro. Gran parte degli investimenti finisce necessariamente in attività non produttive perché un insieme costituito dalla cronica tendenza del capitalismo alla capacità inutilizzata, capitale in eccesso e salari stagnanti significa che non c’è abbastanza domanda aggregata da mantenere a regime anche solo gli impianti esistenti. Per questo nella generazione passata una fetta sempre più grande degli investimenti si è riversata sui mercati finanziari, assicurativi e immobiliari, alimentando bolle e rendite e privando le attività produttive di capitali privati. 500 miliardi di dollari di capitali sono finiti in titoli di stato a rendimento nominale, in quella che è una sorta di operazione di soccorso per quei capitali in eccesso che non trovano sbocchi produttivi altrove.

L’aumento della produttività prodotto dalle innovazioni tecniche non fa che inasprire il problema del capitale in eccesso. Douglas Rushkoff, in “How the Tech Boom Terminated California’s Economy,” sostiene che l’alta produttività frutto della tecnologia avanzata acutizza il problema del capitale inutilizzato perché riduce la spesa necessaria a svolgere una determinata funzione.

2) Chi trae beneficio dalla crescita della produttività dipende da chi possiede tale aumento della produttività. In un’economia in cui la produzione è diretta dai lavoratori e la tecnologia è open-source, l’aumento della produttività si traduce in orari di lavoro ridotti per i lavoratori e prezzi più bassi per i consumatori. In un’economia a proprietà assenteista e gestione gerarchica, dove il potere contrattuale del lavoratore è tagliato artificialmente e le tecnologie sono proprietà esclusiva dell’azienda, accade l’opposto: l’aumento della produttività si traduce in meno lavoratori che lavorano più freneticamente, mentre il risparmio nei costi è dirottato verso maggiori dividendi e maggiori compensi per gli amministratori.

3) Il punto non è il “lavoro”. Adam Smith dice che la produzione ha come fine unico il consumo. Le innovazioni tecniche dovrebbero avere come fine non di “creare nuovi posti”, ma di ridurre il carico di lavoro necessario ad ottenere un livello di vita decente per tutti. L’obiettivo non dev’essere una spirale infinita fatta di crescita e nuovi posti di lavoro, ma una riduzione dell’orario di lavoro a reddito costante o crescente; beni e servizi costerebbero sempre meno e il nesso tra lavoro e consumo si assottiglierebbe fino a spezzarsi.

Questo è ancora più vero quando l’innovazione è perlopiù frutto dell’intelletto collettivo, mentre grandi aziende e miliardari sono in grado di appropriarsi dei frutti dell’accresciuta produttività solo grazie alla proprietà intellettuale e ad un sistema finanziario che dànno loro il monopolio, creato dallo stato, sugli investimenti e il credito.

Può parlare quanto vuole di produttività, nuovi posti di lavoro e benefici, ma Tamny resta quello che suggerisce la sua carica a FreedomWorks: un difensore del tecnofeudalesimo.

Spanish, Stateless Embassies
Buscando la luz del día: los errores de la estrategia minarquista

Por Roderick Long. Título original: Looking for Daylight: Minarchist Strategy’s Missteps, del 13 de septiembre 2018. Traducido al español por Vince Cerberus.

Los editores de la revista Reason, Nick Gillespie y Katherine Mangu-Ward, han debatido recientemente la cuestión del minarquismo (es decir, gobierno mínimo) versus anarquismo de libre mercado.

Como anarquista, obviamente estoy del lado del debate de Mangu-Ward. Pero ambos escritores hacen algunas suposiciones sobre la estrategia que encuentro problemáticas.

Comenzaré con Gillespie, quien expresa impaciencia ante “las discusiones aburridas, tediosas y fundamentalmente irrelevantes sobre hipótesis, primeros principios y apriorismos extremos que están a años luz de cualquier cosa que tenga que ver con el mundo en el que realmente vivimos”. Gillespie nos advierte burlonamente a los nerds anarquistas que dejemos de filosofar y despertemos a la realidad pragmática:

¿Por qué molestarse en averiguar cómo deberían ser los programas de elección de escuelas? ¿No lo has oído? LOS IMPUESTOS SON ROBO, y las instituciones gubernamentales no voluntarias no sólo están equivocadas: son violaciones absolutas del [principio de no agresión]. Si eso es cierto, entonces las conversaciones sobre política, y mucho menos sobre enfoques libertarios de la literatura, el arte, la comunidad, la religión y todo lo que los humanos hacen a diario, bien podrían ser plantar un jardín de flores en un campo de concentración. …

Algunas cosas siempre estarán sujetas a consenso político, pero limitémoslas a las pocas que sean absolutamente necesarias. No se trata de una línea clara, sino de una frontera en constante cambio que siempre habrá que negociar. Pero un beneficio claro del gobierno pequeño sobre la anarquía es que reemplaza las sesiones de toros sobre los primeros principios por una conversación que la mayoría de nosotros ya estamos teniendo, sobre dónde y cuándo trazar el límite del control gubernamental sobre nosotros.

Pero el contraste que establece Gillespie es desconcertante. ¿Cómo se supone que uno debe responder preguntas sobre “dónde y cuándo trazar los límites del control gubernamental”, si no es apelando a principios?

La respuesta de Gillespie es que deberíamos buscar “aumentar los espacios donde podemos elegir (o inventar) cómo vivir”, sin necesariamente comprometernos con una descripción del objetivo final. “Sé la dirección en la que camino”, escribe Gillespie, “incluso si todavía no sé mi destino final”.

Pero eso también puede ser cierto para los anarquistas. No pienso en la abolición del Estado como un destino final; Lo considero un paso –aunque crucial– en el camino de la lucha contra la coerción y la dominación, una lucha que tal vez nunca llegue a completarse.

Así como la lucha por la igualdad racial no terminó simplemente porque la esclavitud formal fue abolida por la 13ª Enmienda, el trabajo del anarquista no terminará solo porque el Estado sea abolido. (Aunque creo que sería apropiado tomarse una semana libre para una fiesta multitudinaria).

De todos modos, tener objetivos radicales a la vista puede ser de vital utilidad para mover esa “frontera cambiante” a la que se refiere Gillespie. En palabras de William Lloyd Garrison, quizás el abolicionista estadounidense más destacado:

Instamos a la abolición inmediata tan seriamente como podamos, ¡ay! ¡Ay! al final será una abolición gradual. Nunca hemos dicho que la esclavitud sería derribada de un solo golpe; que así debe ser, siempre afirmaremos. (El Libertador, 13 de agosto de 1831)

¿No ha demostrado la experiencia de dos siglos que el gradualismo en teoría es perpetuidad en la práctica? (El Libertador, 28 de diciembre de 1838)

O, como lo expresa el miembro senior de C4SS, Charles Johnson:

[S]i empiezas pidiendo lo que realmente quieres, en lugar de lo que crees que puedes conseguir, a menudo terminarás obteniendo menos de lo que querías al final. Pero lo hará muchísimo mejor que si empieza pidiendo lo que cree que puede conseguir y luego regatea a partir de ahí.

Gillespie, por el contrario, ve las visiones de éxito final como un obstáculo para el progreso. Gillespie escribe:

El politólogo de Duke, Michael Munger, hace una distinción útil entre lo que él llama libertarios direccionales y libertarios de destino. Estos últimos tienden a ser anarquistas y se centran en resultados muy específicos y absolutos: el único buen gobierno es ningún gobierno. Cualquier cosa que no llegue a eso es un error. Los libertarios direccionales, en cambio, tratan en términos relativos y hacen la pregunta: dado dónde nos encontramos en cada momento, ¿qué políticas y mentalidades aumentan las opciones disponibles sobre cómo vivir?

Una vez más, esto parece una falsa dicotomía. ¿Por qué no se puede tener como objetivo la abolición del Estado y aun así favorecer medidas que aumenten la libertad a lo largo del camino?

La respuesta, para Gillespie, parece ser que estos pasos incrementales implican necesariamente trabajar dentro del sistema político establecido, algo que los anarquistas tienden a evitar porque implica compromisos inaceptables. Gillespie incluso aboga por intentar hacer causa común con Bernie Sanders y Rick Santorum en varias reformas legislativas. Pero ¿es realmente el activismo político convencional la vía más prometedora para un progreso incremental? ¿Es mejor intentar reformar el sistema desde dentro o intentar subvertirlo desde abajo?

Según el agorismo , un enfoque desarrollado por el pensador libertario Samuel E. Konkin III en la década de 1970 (aunque con afinidades más amplias con la tradición anarquista histórica), una estrategia de cambio más prometedora que la reforma legislativa gradual es el enfoque “contraeconómico” de construir instituciones alternativas para eludir al Estado y, en última instancia, volverlo impotente e irrelevante. En efecto, el agorismo da un giro de libre mercado a nociones anarquistas tradicionales como “poder dual”, “política prefigurativa” y “construcción de un mundo nuevo en el caparazón del viejo”. En ese sentido, el agorismo sigue la tradición de Proudhon, quien escribió:

Debajo de la maquinaria gubernamental, a la sombra de las instituciones políticas, fuera de la vista de estadistas y sacerdotes, la sociedad está produciendo su propio organismo, lenta y silenciosamente; y construir un nuevo orden, expresión de su vitalidad y autonomía.

Recordemos también la famosa formulación de Gustav Landauer: “El Estado es una condición, una determinada relación entre los seres humanos, un modo de comportamiento; lo destruimos al contraer otras relaciones, al comportarnos de manera diferente unos con otros”. Y otro anarquista, Paul Goodman, ha señalado: “Una sociedad libre no puede ser la sustitución del viejo orden por un ‘nuevo orden’; es la extensión de esferas de libre acción hasta que constituyen la mayor parte de la vida social”.

Como explica Charles Johnson

Una de las principales ventajas que tiene la contraeconomía como estrategia es que hay muy pocas posibilidades de progreso en el margen con la política partidista tradicional, porque… bueno, ¿qué se necesita hacer para que se apruebe un tema? Necesitas el 50% más uno para votar. … Para que cualquier político pueda lograr cualquier cosa, necesita poder tener este respaldo muy grande…. Y si obtienes el 30% de los votos… no estarás más avanzado que antes. … El resultado es que en la política electoral hay que estar en condiciones de ganarlo todo antes de poder ganar algo. … Mientras que con la contraeconomía no se necesita el apoyo mayoritario, no se necesitan partidos políticos…. Todo lo que necesitas es suficiente capacidad para sortear las formas particulares de opresión gubernamental que te están afectando en este momento…

Si nos fijamos en la forma en que las personas realmente viven sus vidas, por supuesto que pueden hacerlo todo el tiempo. Ya sabes, el gobierno dice que las drogas son ilegales, pero la gente vende y consume drogas. El gobierno dice que es ilegal existir en los Estados Unidos sin un permiso firmado por las autoridades de inmigración y aduanas, pero, ya sabes, millones de personas vienen cada año a pesar de eso. Entonces, si quieres descubrir “¿cómo llegamos a una sociedad libre desde donde estamos?” – mira lo que esa gente está haciendo, porque las formas de libre asociación que están practicando para conseguir las cosas que quieren son cosas que puedes empezar a aplicar en tu propia vida ahora mismo; y puedes hacer pequeños cambios en el margen para acercarte cada vez más a una vida libre que donde estás ahora. No se necesita el respaldo del 50% más uno de la población. Y por eso permite pequeños avances a lo largo de la línea. … Proporciona una ruta real para llegar desde donde estamos ahora hasta donde finalmente queremos estar, que mejora constantemente en todo momento.

Y así, debido a que existe esta posibilidad de progreso incremental que no existe en la política partidista, se obtiene esta ventaja estratégica definitiva… porque no es necesario idear ningún gran plan para crear una sociedad global libre en este momento. Lo que empiezas a hacer es empezar a mejorar tu vida en el proceso de trabajar junto con otras personas para conseguir las cosas que quieres independientemente del Estado. Y te permite llegar a donde quieres estar, paso a paso.

Los defensores del activismo político tradicional tienden a rechazar los enfoques contraeconómicos por considerarlos poco prácticos e ineficaces. En respuesta, Johnson nos invita a comparar “el éxito práctico que ha tenido el movimiento de reforma migratoria en la liberalización de las leyes de inmigración durante los últimos treinta años” (que es prácticamente nulo) con “el éxito que los inmigrantes ilegales, las familias del lado estatal miembros, coyotes, ganaderos buenos samaritanos, empleadores no registrados, etc. hemos tenido para hacer que las personas crucen la frontera desafiando la ley de inmigración, evitando o minimizando al mismo tiempo la interferencia del gobierno”. Según ese estándar, como señala Johnson, “si estoy buscando una empresa en funcionamiento, diría que el enfoque de ataque de raíces parece estar logrando avances mucho más concretos que el enfoque de poda de ramas”.

Los anarquistas de mentalidad agorista no tienen objeción (por decirlo suavemente) a explorar lo que Gillespie llama las “políticas y mentalidades [que] aumentan las opciones disponibles sobre cómo vivir”. Pero no ven esa exploración en términos de diseñar planes sobre lo que el gobierno debería hacer a continuación. Desde una perspectiva agorista, nosotros, como oponentes del poder estatal, no es probable que estemos en condiciones de dictar la agenda de nuestro enemigo; en cambio, debemos centrarnos en desarrollar e implementar nuestra propia agenda.

Ahora bien, sin duda, Gillespie incluye las actividades de la esfera privada como parte de la estrategia reformista que defiende, como cuando llama a “defender y vivir las actitudes sociales generales [de] tolerancia, pluralismo, optimismo, escepticismo hacia lo público y lo privado. concentraciones de poder, etc.” Pero parece ver tales actividades como complementos de las “discusiones sobre políticas públicas”, es decir, intentos de influir en la política gubernamental. No estoy diciendo que tales intentos nunca valgan la pena. Pero centrarse en ellos como estrategia principal me parece un error suicida.

Mangu-Ward, a diferencia de Gillespie, se refiere con simpatía a la estrategia agorista de “participar en actividades contraeconómicas del mercado negro para socavar al Estado sin derrocarlo violentamente”. Hasta ahora, todo bien. Pero no está claro hasta qué punto llega su apreciación del enfoque agorista.

Para empezar, tengo algunas objeciones terminológicas con la elección de Mangu-Ward de referirse al agorismo como una estrategia “gradualista”, como “anarcocapitalismo incremental” y como una versión de la “filosofía política ancap”, así como con su elección de Contrasta el agorismo con el “anarquismo revolucionario”.

El propio Konkin siempre consideró la estrategia contraeconómica como una forma de actividad revolucionaria, no como una alternativa a ella; una sección entera de su Manifiesto Nuevo Libertario se titula “Revolución: Nuestra estrategia”. Obviamente, no consideraba que la revolución se limitara a intentos de apoderarse del Estado.

Además, Konkin, que rechazó “todo el concepto de ‘jefe-trabajador’” como un “vestigio del feudalismo”, ciertamente no consideraba el agorismo como una forma de capitalismo; por el contrario, definió el capitalismo como “gobierno estatal por y para quienes poseen grandes cantidades de capital”. Como señala Derrick Broze en el acertadamente titulado “ El agorismo no es anarcocapitalismo ”, desde el principio Konkin estaba “haciendo un esfuerzo consciente para distinguir su tipo de ‘anarquismo de mercado revolucionario’ del creciente movimiento anarcocapitalista”.

En cuanto a si el agorismo, al abrazar el incrementalismo , debe considerarse una forma de “gradualismo”, Johnson hace una distinción útil :

[H]ay una diferencia entre el gradualismo en los ideales y el incrementalismo en la estrategia…. Defender por principio la abolición inmediata y completa, y la abolición de cualquier programa coercitivo que se pueda tener la oportunidad de abolir, no implica ningún orden particular de prioridades en términos del alcance o el orden en el que uno podría concentrar sus propios recursos limitados para lograr oportunidades para la abolición que antes no existían.

También es difícil conciliar la simpatía de Mangu-Ward por el agorismo con las palabras tranquilizadoras con las que cierra su informe inicial sobre el anarquismo:

Por el momento, no hay diferencia entre las prescripciones políticas favorecidas por los anarquistas gradualistas y los minarquistas. Con razón deberíamos ser parte de la misma coalición libertaria por mentes libres y mercados libres. Les aseguro que los elementos de menor prioridad en mi lista de cosas por hacer para aplastar al gobierno son los elementos del estado de vigilancia nocturna que a la mayoría de los libertarios minarquistas les gustaría preservar.

¿Es realmente cierto que no debería haber una diferencia real entre el activismo anarquista y minarquista a corto plazo? Que, para citar un dicho libertario popular, anarquista y minarquista viajan en el mismo tren, y sólo se diferencian en que estos últimos obtendrán ¿Una parada antes que la primera? Aquí Mangu-Ward parece estar de acuerdo con Gillespie en que ahora mismo deberíamos centrarnos en la dirección y dejar las preocupaciones sobre el destino para más adelante.

Para el agorista, cualquier suposición de este tipo es radicalmente errónea. Porque los “elementos del estado de vigilancia nocturna que a la mayoría de los libertarios minarquistas les gustaría preservar”, aquellos que son los “elementos de menor prioridad en la lista de tareas pendientes [de Mangu-Ward] para aplastar al gobierno”, son precisamente los elementos que hacen que los otros aspectos posibles, supuestamente más objetables, y por lo tanto, desde una perspectiva agorista, aquellos a los que se debería atacar primero.

¿Qué tendríamos que creer para estar de acuerdo en que “por ahora… no hay luz” entre los programas agoristas y minarquistas? Para citar a Johnson una vez más :

Tendría que aceptar que la forma más probable de reducir significativamente el alcance y el poder del gobierno es pasar las próximas décadas trabajando desde dentro del sistema estatal para eliminar tal o cual política invasiva: leyes sobre drogas, leyes sobre el aborto… guerra en Irak, disposiciones especialmente estúpidas de la ley de derechos de autor, impuestos atrozmente altos, las partes más escandalosas de la ley de inmigración, o lo que sea, y luego sólo para perseguir los pilares de apoyo del poder estatal: la policía gubernamental y las prisiones, los tribunales gubernamentales, el ejército del gobierno, El “control fronterizo” gubernamental, la existencia de incluso impuestos mínimos, etc., una vez que se hayan eliminado todas las cuestiones políticas. Esto puede parecer obvio, pero en realidad es un reclamo sustancial que necesita defensa, y todavía no me han dado ninguna razón para creer que esto sea cierto.

La estrategia agorista, por el contrario, es identificar esos “pilares de apoyo del poder estatal” como la raíz de todas las demás formas de opresión estatista, y concentrar nuestros esfuerzos en disolver esos pilares, retirando el apoyo humano sobre el que descansan. Como escribió Étienne de la Boétie en el siglo XVI:

Resuelve no servir más y serás liberado de inmediato. No os pido que pongáis las manos sobre el tirano para derrocarlo, sino simplemente que no le apoyéis más; entonces lo veréis, como un gran Coloso al que le han quitado el pedestal, caer por su propio peso y romperse en pedazos.

Para volver a la metáfora del tren: el agorista no quiere permanecer en el tren una parada más que el minarquista (asumiendo que el minarquista dejaría que el agorista se quedara, lo cual presumiblemente no haría). El agorista quiere bajarse del tren inmediatamente y caminar por tierra siguiendo una ruta directa hasta la meta, en lugar de tomar el largo y indirecto desvío del minarquista. La objeción agorista al viaje en tren minarquista no es (o no sólo) que termina una parada demasiado pronto, sino principalmente que toma una ruta innecesariamente larga, indirecta e incierta.

En palabras de Johnson:

[S]i se pueden establecer medios efectivos para que personas individuales, o mejor aún, grandes grupos de personas puedan evadir o eludir la aplicación de la ley y los impuestos gubernamentales, entonces eso bien podría proporcionar una ruta mucho más efectiva para deshacerse de determinadas políticas malas que deshacerse de determinadas políticas malas implica deshacerse de la aplicación de la ley y de los impuestos gubernamentales. …

[Pero] para establecer y sostener el tipo de recursos que son necesarios para permitir la evasión y la resistencia a las leyes gubernamentales, ya estás tratando de tomar el tren a una estación donde los pasajeros minarquistas no quieren ir: es decir, estás creando contrainstituciones que compiten directamente con, e intentan socavar, precisamente aquellas funciones estatales (aplicación de la ley, tribunales, defensa militar y paramilitar del estado contra sus enemigos declarados) que los minarquistas pretenden mantener.

¿No hay diferencia entre los programas anarquista y minarquista? Será mejor que lo haya. En palabras de Thoreau: “Hay mil que cortan las ramas del mal por cada uno que ataca la raíz”.

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Indonesian, Stateless Embassies
Pelarangan Tidak Akan Pernah Berhasil

Oleh: Logan Marie Glitterbomb. Teks aslinya berjudul “Prohibition Still Doesn’t Work.” Diterjemahkan ke Bahasa Indonesia oleh Ameyuri Ringo.

Alabama, Georgia, Texas, Ohio, Kentucky, Mississippi. dan Missouri menjadi pusat perhatian masyarakat karena mereka menerbitkan –pelarangan yang sangat ekstrem dan inkonstitusional– undang-undang anti-aborsi. Tujuan dari hukum ini –diklaim– adalah untuk menurunkan angka aborsi, hingga ke angka nol. Masalahnya adalah, bagaimanapun juga, pembatasan tidak pernah berhasil untuk mencapai tujuan-tujuan seperti ini. Bahkan meskipun ada satu orang pro-life yang ingin menurunkan angka aborsi, itu tidak akan mengubah fakta yang ada bahwa kriminalisasi terhadap aborsi hanya akan meningkatkan jumlah aborsi tidak aman, alih-alih menurunkannya secara keseluruhan.

Sama seperti yang terjadi pada era pelarangan alkohol AS (1920-1933), Perang Melawan Narkoba, dan pelarangan prostitusi, atau berbagai tindakan serupa lainnya telah menunjukan bahwa pelarangan tidak akan berhasil untuk mengatasi masalah-masalah yang muncul dan bahkan memperburuknya. Pelarangan alkohol menyebabkan lahirnya mafia dan distribusi melalui pasar bawah tanah yang dilakukan oleh penyelundup. Pelarangan juga mengakibatkan hilangnya upaya edukasi mengenai meminum alkohol secara bertanggungjawab, yang mengakibatkan tingginya resiko kesehatan dan kejahatan akibat konsumsi alkohol “ilegal” yang tidak aman. Seperti yang mungkin dapat kalian bayangkan, masalah ini akan berdampak pada banyak hal, mulai dari mengemudi sambil mabuk.

Pelarangan narkotika melalui Perang Melawan Narkoba mengakibatkan bukan hanya pemenjaraan massal, tapi juga mencegah seseorang untuk dapat mengakses pengobatan yang dibutuhkan karena kekhawatiran dianggap terlibat dalam perdagangan narkoba. Perang Melawan Narkoba telah memisahkan banyak orang dari keluarganya dan menghilangkan banyak nyawa. Solusi libertarian adalah untuk mendekriminalisasi semua jenis narkotika dan berfokus pada edukasi, pengobatan, dan pengurangan dampak buruk. Hal ini bukan berarti bahwa semua libertarian merupakan pengguna narkotika, kami hanya menyadari dampak-dampak yang menghancurkan dari pelarangan narkotika. Faktanya, banyak libertarian yang menjadi straight edge, atau bahkan menentang penggunaan narkotika secara keseluruhan, sambil menyadari bahwa Perang Melawan Narkoba tidak menghasilkan apapun dalam menurunkan angka penggunaan narkotika dan bahkan lebih banyak dampak negatif dibanding dampak positif.

Pelarangan prostitusi juga gagal dalam menghapuskan pasar prostitusi. Yang terjadi adalah justru membuat pasar prostitusi menjadi lebih berbahaya bagi para pekerja seks. Sensor internet telah menghilangkan beberapa sumber periklanan dan streaming yang menjadi salah satu sumber pendapatan bagi para pekerja seks. Kriminalisasi pekerja seks juga mencegah mereka untuk dapat melaporkan kekerasan dan pelecehan yang mereka terima dari klien maupun mucikari. Dekriminalisasi pekerja seks akan memberikan lebih banyak kesempatan bagi mereka untuk dapat membela dirinya sendiri, berserikat, jaminan kesehatan bagi pekerja, dan banyak lainnya. Ini semua adalah tentang pengurangan dampak buruk.

Pendekatan pengurangan dampak buruk yang sama juga dapat diterapkan pada masalah aborsi. Bahkan jika seseorang sangat percaya bahwa kehidupan bermula sejak pada saat pembuahan, sangatlah sulit untuk menganggap bahwa pelarangan merupakan solusi yang efektif dari perspektif libertarian. Tentu saja, undang-undang yang banyak di sahkan di banyak negara bagian saat ini seperti di Georgia dan Alabama tidak dapat dianggap sebagai tindakan libertarian karena undang-undang tersebut menggunakan penahanan massal sebagai alat pengontrol, yang bahkan menargetkan dan melecehkan mereka yang mengalami kejadian keguguran, namun disaat yang sama, justru tidak menyentuh akar permasalahahan yang ada.

Pelarangan aborsi tidak dapat dibuktikan sebagai cara yang efektif untuk menurunkan angka aborsi dan justru meningkatkan aborsi ilegal dan tidak aman. Baik melalui metode seperti memesan obat penggugur secara daring, penggugur herbal, atau melalui tenaga medis yang tidak tersertifikasi. Ini bukan hanya menempatkan sang bayi dalam distuasi beresiko tapi juga orang tuanya dalam resiko medis hingga kematian. Jika tujuannya adalah benar-benar mengenai menyelamatkan kehidupan, maka mengadvokasi situasi yang menempatkan orang tua dan anak dalam bahaya yang lebih besar untuk memerangi sistem yang hanya menempatkan sang bayi saja dalam bahaya tampaknya akan menjadi kontraproduktif.

Jika kita ingin fokus pada upaya untuk benar-benar menurunkan angka aborsi dan bukan hanya sekedar memberikan sinyal kebajikan melalui langkah-langkah legislatif yang tidak efektif dan kontraproduktif, maka kita kini perlu beralih untuk fokus pada akar penyebab dari banyaknya aborsi. Ini meliputi berbagai faktor seperti kemiskinan, kekerasan dalam rumah tangga, pemerkosaan, rendahnya sumber daya, rendahnya edukasi seksual, dll. Dengan memasukan faktor-faktor seperti ini, solusinya mulai terlihat jauh berbeda. Maka solusi yang muncul adalah memperjuangkan hal-hal seperti cuti kerja untuk orang tua, jaring pengaman sosial yang layak, upah layak, perumahan terjangkau, jaminan kesehatan, perbaikan sistem pendidikan, lembaga penitipan anak yang layak dan terjangkau, sistem adopsi yang lebih mudah diakses, edukasi seksual yang terbuka dan jujur, akses terhadap kontrasepsi, dan diakhirinya rape culture.

Tentu saja, solusi-solusi ini tidak harus datang dari tangan negara. Kaum libertarian dan anarkis dari berbagai zaman telah berupaya untuk mencari solusi terhadap permasalahan aborsi selama beberapa dekade dengan posisi anti-pelarangan, dan beberapa dari mereka bahkan memiliki kepercayaan pro-life. Dua contohnya adalah para penganut evictionism dan pendiri Planned Parenthood, Margaret Sanger.

Evictionism merupakan teori moral libertarian mengenai aborsi, didasarkan pada hak properti ala Locke, diciptakan dan dikembangkan oleh Walter Block dan Roy Whitehead. Evictionism mengambil pendekatan yang sangat unik, dimana mereka percaya bahwa kehidupan bermula sejak dari pembuahan namun mereka juga percaya pada otonomi tubuh, dan kemudian membagi aborsi menjadi dua masalah yang terpisah: 1) Pengeluaran janin dari rahim, dan 2) Kematian dari janin tersebut. Mengikuti prinsip tradisional kaum libertarian yang menentang penyerangan dan pembunuhan, maka masuk akal bagi libertarian untuk mendukung hak otonomi tubuh bagi orang yang hamil sambil menentang kematian janin.

Evictionism juga mengajukan sebuah sistem “pengasuhan” dimana mereka yang menginginkan mengakhiri kehamilannya dapat mengumumkan hak asuh atas janin tersebut dan mengizinkan orang lain untuk merawat anak yang tengah dikandung tersebut. Bila gagal untuk menemukan “pengasuh” untuk sang janin, maka orang tersebut dapat memilih aborsi sebagai opsi cadangan. Perbedaan antara metode ini dari pengadopsian anak tradisional adalah metode ini mempromosikan penggunaan kemajuan teknologi medis untuk meningkatkan kemungkinan kelangsungan hidup di luar rahim pada tahap perkembangan yang jauh lebih awal, yang berarti bahwa seseorang berpotensi dapat mengeluarkan janin tanpa membunuhnya. Hal ini dilihat oleh para evictionist sebagai pilihan yang lebih baik daripada aborsi jika tersedia dan dengan kemajuan dalam ilmu kedokteran kandungan selama beberapa dekade terakhir yang menyebabkan penurunan batas bawah kelangsungan hidup (yang sudah berada pada usia kehamilan sekitar 5 bulan) hal ini menjadi semakin mungkin untuk menjadi opsi alternatif.

Opsi lainnya muncul dari aktivis kontrol-kelahiran terkenal. Margaret Sanger. Meskipun ada rumor yang beredar bahwa ia mempromosikan eugenika, ia merupakan seorang anti-fasis sepanjang hidupnya, dan meskipun banyak yang mungkin tidak mengetahuinya, ia bahkan seorang anarkis yang amat berdedikasi. Dimana ia kerap terlihat bersama Emma Goldman dan menulis publikasi seperti The Woman Rebel (yang memiliki slogan “No Gods, No Masters”) yang mungkin mengejutkan banyak orang, terlebih lagi, mengetahui bahwa motivasinya dalam memperjuangkan kontrasepsi dan pendidikan seksual meskipun ia berpandangan pro-life. Pada awal aktivismenya, ia dikenal karena pandangan anti-aborsinya, sambil memperjuangkan kontrol kelahiran sebagai cara menurunkan angka aborsi dengan menggunakan slogan pro-life seperti “Jangan membunuh, jangan mengakhiri kehidupan, tapi cegahlah,” dan bahkan memperingatkan pasian: “aborsi merupakan jalan yang salah – tidak peduli seawaal apapun itu dilakukan, itu tetap mengakhiri kehidupan; kontrasepsi merupakan jalan yang lebih baik, jalan yang lebih aman – itu hanya memerlukan sedikit waktu, sedikit masalah, tapi itu lebih sepadan pada jangka panjang, karena kehidupan bahkan belum dimulai.”

Bahkan ketika memperjuangkan akses terhadap metode aborsi yang legal dan aman, Sanger sambil tetap melanjutkan perjuangannya untuk menurunkan angka kehamilan yang tidak diinginkan dan aborsi melalui edukasi seksual dan akses terhadap alat kontrasepsi. Sayangnya pada kondisi modern hari ini, akan sangat sulit untuk mengetahui bahwa Planned Parenthood berada dalam sisi yang sama dengan politik Sanger, meskipun hal ini merupakan cara untuk membangun jembatan potensial antara mereka dan para feminis pro-life yang mungkin juga skeptis terhadap pelarangan.

Grup-grup seperti New Wave Feminists dan In Defense of Life telah mengambil pendekatan yang serupa. Keduanya mencampurkan perspektif feminisme interseksional medern mengenai keadilan sosial dengan Etika Konsisten Kehidupan yang lebih tradisional seperti yang dianut oleh Gereja Katolik dan pendukung keadilan sosial lainnya, namun sambil tetap menentang pelarangan. New Wave Feminists tidak “berjuang membuat aborsi menjadi ilegal, [kami] berjuang untuk membuat aborsi menjadi tidak terpikirkan dan tidak dibutuhkan. Dan [kami] melakukannya dengan menyentuh pada akar dari permasalahan yang ada.” Grup seperti Feminists For Live, Susan B. Anthony List, dan Feminist for Nonviolent Choices, pada sisi lain cenderung untuk mencoba menyentuh akar dari aborsi sambil terus mengadvokasi pelarangan aborsi dan akan mendapatkan keuntungan dari interaksi yang lebih terbuka dari para libertarian pro-life yang anti-pelarangan untuk mendorong mereka menuju solusi yang lebih holistik.

Solusi-solusi tersebut dapat diciptakan dengan mendukung gerakan serikat akar rumput yang kuat sehingga dapat memperjuangkan jaminan kesehatan, cuti orang tua, upah minimum yang layak, melawan hambatan-hambatan dalam sistem adopsi sehingga lebih banyak anak kesempatan untuk menemukan keluarga yang penuh kasih sayang, membangun dan berpartisipasi dalam jaringan gotong royong komunitas untuk membantu memenuhi kebutuhan penitipan anak, makanan, kebutuhan bayi, perumahan, dan berbagai kebutuhan harian maupun darurat, menyediakan akses terhadap kontrasepsi, dan memberdayakan masyarakat dengan mengedukasi mereka terkait konsen dan pendidikan kesehatan reproduksi yang inklusif.

Kita dapat memperdebatkan mengenai moral agama dalam aktivitas seksual dan bahkan mendorong anak-anak kita dan orang lain untuk mengadopsi moral seksual kita, tapi dari pola pandang untuk mengurangi dampak buruk, sejujurnya edukasi seksual masih menjadi kebijakan terbaik. Mendidik orang-orang untuk dapat tetap aman selama menjalankan aktivitas seksual tidak lah sama dengan mendorong untuk melakukan aktivitas seksual. Hal ini justru meberikan pendidikan seksual yang terbuka sambil memberikan informasi kepada anak-anak untuk tidak melakukan aktivitas seksual sebelum usia yang layak. Kita perlu mengingat bahwa keputusan medis privat atau kepercayaan agama tidak boleh diatur melalui sistem legislasi.

Dalam menanggapi undang-undang larangan aborsi, tujuan pertama kita hendaknya adalah bagaimana untuk menyediakan akses aborsi yang aman. Untungnya perkembangan teknologi dan ilmu pengetahuan telah berkembang pesat dari tahun ke tahun dan menjadikan aborsi aman lebih mudah untuk dilakukan meski dilakukan secara “ilegal.” Meskipun melakukan aborsi secara ilegal dapat meningkatkan resiko untuk menjadi sasaran kekerasan polisi dan pemenjaraan, namun setidaknya kini, resiko kesehatan telah dapat diminimalisir.

Seperti yang telah dinyatakan oleh Beau of the Fifth Column, banyak aborsi yang dilakukan saat ini dilakukan menggunakan obat-obatan yang ditelan. Bahkan ketika obat-obat ini dilarang digunakan untuk tujuan aborsi, mereka akan terus ada di pasaran karena bersifat serba guna untuk berbagai indikasi medis. Ini membuka pintu bagi para agoris yang gigih dan kontra-ekonominya untuk membuka akses ke obat-obatan tersebut bagi mereka yang tengah berada dalam keadaan kehamilan yang tidak diinginkan. Jika seseorang ingin menjadi lebih profesional dengan usaha seperti itu, mesin sonogram dapat diperoleh dengan mudah hanya dengan beberapa ratus dolar secara daring. Entah itu melalui dokter maupun perawat profesional yang menyediakan layanan secara sembunyi-sembunyi kepada mereka yang membutuhkan, atau masyarakat biasa yang memiliki kepedulian lebih yang belajar dan berlatih untuk dapat menyediakan pelayanan terbaik yang ia mampu, kita perlu untuk mendorong akses aman seperti ini sebagai cara untuk mencegah tingginya angka kematian akibat aborsi tidak aman yang cenderung meningkat ketika ada pelarangan aborsi.

Meskipun kelompok-kelompok seperti New Wave Feminists dan In Defense of Life merupakan sebuah permulaan, kita masih membutuhkan suara dari para libertarian yang lebih radikal untuk memasuki arena percakapan untuk mencegah para pro-life mendekatkan diri pada gagasan bahwa pelarangan aborsi sebagai solusi. Kita membutuhkan usaha dari para agoris untuk menyediakan jasa aborsi aman sehingga dapat menurunkan angka kematian akibat aborsi ilegal yang tidak aman. Kita membutuhkan usaha dari para ilmuwan dan tenaga medis profesional untuk dapat meningkatkan kelangsungan hidup janin yang lahir prematur. Entah sebagai pro-life atau pro-choice, kita harus mampu menemukan titik temu dalam perjuangan melawan pelarangan aborsi dan perjuangan melawan rape culture, kemiskinan, dan pendidikan seksual yang tidak memadai. Kita hanya perlu untuk menyadarkan orang-orang bahwa isu-isu ini sebenarnya saling bersinggungan.

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The Long Library, Episode 2: “Corporations versus the Market; or, Whip Conflation Now”

Corporations versus the Market; or, Whip Conflation Now” was the lead essay of Cato Unbound’s 2008 discussion “When Corporations Hate Markets” and later included in C4SS’s “Markets Not Capitalism.” The essay is one-half political economy, sketching out the basic ideas behind freed-market anti-capitalism, and one-half political psychology, exploring the various pitfalls leading virtually everyone, from libertarians to conservatives to socialists, to conflate freed markets with capitalism and thereby bolster the mutually reinforcing power of both capitalism on the one hand and statism on the other. The piece is ambitious in scope yet accessible to readers unfamiliar with freed-market anti-capitalist arguments (so almost everyone). It’s still one of my go-to pieces to share with people interested in these ideas and I hope you enjoy my discussion with Roderick about it.

Roderick T. Long (A.B. Harvard, 1985; Ph.D. Cornell, 1992) is professor of philosophy at Auburn University, president of the Molinari Institute and Molinari Society, editor of The Industrial Radical and Molinari Review, and co-editor of The Journal of Ayn Rand Studies. A founding member of the Alliance of the Libertarian Left and senior fellow at the Center for a Stateless Society, Long blogs at Austro-Athenian Empire and Bleeding Heart Libertarians.

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Indonesian, Stateless Embassies
Agorisme Pasar Putih

Oleh: Logan Marie Glitterbomb. Teks aslinya berjudul “White Market Agorism.” Diterjemahkan ke dalam Bahasa Indonesia oleh Ameyuri Ringo.

Dalam setiap gerakan politik yang mengkehendaki adanya perubahan secara radikal pada masyarakat, akan selalu muncul perdebatan mengenai bagaimana cara terbaik untuk meraih hal tersebut. Apakah kita harus berserikat dan mengadakan mogok kerja? Apakah kita harus menarik diri dari sistem dan menjalani hidup dengan barang-barang hasil curian dan penipuan seperti yang ada di pamflet-pamflet CrimethInc.? Apakah kita harus membangun koperasi dan kolektif dengan semangat komunisme ventura? Apakah kita harus kembali ke era Propaganda Dengan Perbuatan dan mengebomi gedung pemerintah serta membunuhi para pejabat? bagaimana jika mengkombinasikan semuanya?

Agorisme nampaknya merupakan kombinasi tersebut. Mengkombinasikan elemem-elemen dari ilegalisme, teori kekuasaan ganda, pemisahan ekonomi, sindikalisme, dan pasar bebas anti-kapitalisme (tapi tanpa dengan terlalu banyak Propaganda Dengan Perbuatan yang terlalu ekstrim), agorisme menawarkan sebuah strategi untuk menggunakan kontra-ekonomi sebagai metode untuk mencapai masyarakat anarkis. Tapi apa itu kontra-ekonomi?

Samuel Edward Konkin III, penggagas agorisme, mendefinisikan kontra-ekonomi dalam karyanya, Counter-Economics: what it Is, how it works:

Kontra-Ekonomi merupakan semua tindakan atau perbuatan manusia yang bersifat non-agresif yang dilarang oleh negara.Kontra-Ekonomi meliputi pasar bebas, Pasar Gelap,  dan “ekonomi bawah tanah,” Semua tindakan pembangkangan sipil maupun sosial, semua perkumpulan yang dilarang oleh negara (seksual, ras, maupun antar agama), dan apapun itu yang oleh negara coba untuk batasi, kontrol, atur, pajak, ataupun tarif. Kontra-Ekonomi tidak meliputi aksi-aksi yang diizinkan oleh negara (“Pasar Putih”), dan Pasar Merah (kekerasan dan pencurian).

Ini merupakan definisi dasar yang telah digunakan oleh agoris sejak awal dan agorisme selalu menyatukan pasar gelap dan abu-abu dan mengecualikan pasar putih, merah, dan merah muda. Atau itu terjadi sendiri? Karena pada kenyataannya, “pasar putih agorisme” lebih umum dan tidak terlalu kontradiktif dibandingkan dari apa yang diperkiraan.

Mengutip Konkin:

Saat semakin banyak orang menolak mistifikasi negara — nasionalisme, pseudo-ekonomi, ancaman palsu, dan janji palsu politisi — Kontra-Ekonomi akan tumbuh baik secara vertikal maupun horizontal. Secara horizontal, akan ada semakin banyak orang yang mengalihkan kegiatan mereka menjadi kegiatan kontra-ekonomi; secara vertikal, berarti akan ada struktur baru (bisnis dan pelayanan) yang yang tumbuh secara khusus untuk memenuhi kebutuhan secara kontra-ekonomi (saluran komunikasi aman, arbitrase, asuransi untuk kegiatan “ilegal tertentu”, perlindungan terhadap perangkat teknologi, atau bahkan jasa pengamanan).

Derrick Broze mendefinisikan konsep horizontal dan vertikal dalam agorisme secara lebih rinci dalam esainya, “Vertical and Horizontal Agorism. Dalam esai tersebut, ia menjelaskan agorisme horizontal sebagai “terkait dengan pilihan yang berani untuk melakukan tindakan yang dianggap ilegal maupun tidak bermoral oleh negara. Dengan memasuki area ini, kalian berarti akan bergabung dengan para penyelundup dan pembuat minuman beralkohol, penjual ganja, petani tak bertanah, pekerja asing tak berdokumen, pedagang senjata, hingga kripto-anarkis.” Inilah esensi dari agorisme yang didefinisikan oleh Konkin.

Dalam agorisme vertikal kita akan menemukan penyimpangan dari penolakan terhadap pasar putih ala agorisme tradisional. Agorisme vertikal sangat terpengaruhi oleh karya-karya Karl Hess, seperti eksperimennya mengenai keberlanjutan di tingkat lingkungan dan buku-bukunya yang merangkum pengalaman-pengalaman tersebut, Community technology dan Neighborhood Power. Oleh karena itu, fokusnya adalah pada keberlanjutan dan kemandirian masyarakat dan tidak terbatas pada pasar gelap dan abu-abu saja.

Lebih lanjut dalam esainya, Broze menjelaskan hal tersebut:

Agorisme vertikal akan meliputi pula pada partisipasi dan penciptaan jaringan pertukaran komunitas, perkebunan perkotaan, pasar pertanian, dan mendukung alternatif terhadap kepolisian, dan mendukung teknologi P2P yang terdesentralisasi. Meskipun kegiatan-kegiatan ini berpotensi untuk melibatkan penggunaan mata uang negara (yang mengakibatkan itu menjadi tidak terlalu kontra-ekonomi), namun kegiatan ini masih cukup penting untuk menantang ketergantungan terhadap negara dan korporasi.

Sekarang aku berani untuk tidak setuju dengan Bronze bahwa tindakan-tindakan ini bukan kontra-ekonomi hanya karena tindakan tersebut tidak terdapat pada pasar gelap atau abu-abu seperti yang ia nyatakan sebelumnya dalam esainya. Tentu saja, ia mengklarifikasi bahwa bahkan jika itu bukan kontra–ekonomi, “aksi vertikal sangat bernilai dan dibutuhkan.” Tapi jika taktik tersebut secara langsung menantang kekuatan negara dan korporasi, bukankah itu berarti ini merupakan tindakan kontra-ekonomi?

Lantas, apa itu “agorisme pasar putih”?

Ini mencakup banyak hal yang telah disebutkan oleh Broze saat menjelaskan agorisme vertikaal: jaringan pertukaran komunitas, pertanian perkotaan, pasar petani, alternatif terhadap kepolisian, dan teknologi P2P yang terdesentralisasi. Tapi tidak terbatas hanya pada itu saja.

Mata uang kripto merupakan bentuk pasar putih dan kerap dijadikan sebagai contoh utama dari agorisme. The Industrial Workers of the World fipuji oleh Konkin sebagai contoh sempurna dari serikat pekerja agoris, namun mereka berizin resmi di sistem negara dan lebih sering bertindak sesuai dengan peraturan yang ada. Media sosial terdesentralisasi seperti Minds dan Steemit, sumber energi terbarukan yang terdentralisasi, biohacking, permakultur, peretas, program berbagi komunitas, model alternatif terhadap transaksi termasuk ekonomi hadiah, sistem perdagangan dan pertukaran lokal, perbankan bersama, pengobatan alternatif, homeschooling, TOR Browser, toko gratis,  media alternatif, dan bisnis swakelola merupakan contoh lain dari agorisme pasar putih.

Dan ya! Beberapa aktivitas dari agorisme pasar putih dapat berkelindan dengan agorisme pasar abu-abu dan membantu memperbesar pasar gelap. Bagaimanapun juga, kontra-ekonomi harus dikombinakan untuk menggulingkan kendali negara dan korporasi. Faktanya, kita harus mendorong banyak dari usaha-usaha di pasar putih ini ke pasar abu-abu atau bahkan ke pasar gelap jika diperlukan. Misalnya melalui mengajak usaha-usaha ini untuk tidak mengurus izin atau melaporkan pendapatannya kepada negara, namun kita tidak boleh mengecualikan tindakan-tindakan ini sebagai tindakan kontra-ekonomi jika tindakan tersebut gagal dilakukan.

Kontra-ekonomi adalah tentang menjalankan counter terhadap struktur kekuasaan yang ada. Jadi dalam sistem ekonomi bos dan perbudakan upahan, bisnis swakelola yang dijalankan oleh para pekerja dan serikat pekerja demokratis di akar rumput merupakan bentuk dari kontra-ekonomi. Dalam sistem pangan yang dimonopoli oleh sekumpulan korporasi yang memanfaatkan praktik-praktik berbahaya bersama industri peternakan dan pertanian, menanam sendiri tanaman pangan atau membeli langsung dari petani dan peternak lokal merupakan bentuk kontra-ekonomi. Dalam lanskap media yang didominasi oleh korporasi berita, media independen merupakan kontra ekonomi. Dalam lanskap teknologi yang didominasi oleh hanya beberapa bisnis dan korporasi teknologi, teknologi terbuka dan open-source merupakan kontra-ekonomi.

Hanya karena itu tidak dilakukan di pasar gelap atau abu-abu, bukan berarti hal ini tidak kontra-ekonomi dan tentu saja bukan berarti hal ini tidak bersifat agoris. Sudah saatnya kita secara terbuka merangkul dan mendiskusikan potensi agorisme pasar putih untuk membantu mencapai impian kita.

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