Più di un decennio fa, i blogger neoconservatori coniarono il termine “Fisking” per indicare uno strumento polemico (usato per la prima volta contro il giornalista di sinistra Robert Fisk) che consiste nel fare a pezzi un commento, frase per frase, tagliuzzandone analiticamente ogni parte fino a ridurla a coriandoli. Anche se la posizione dei neoconservatori in questo dibattito oscilla tra il fuorviante e il ripugnante, la tecnica in sé è buona. E le osservazioni del presidente Obama sulla crisi della Crimea, durante il suo discorso ai giovani europei del 26 marzo, si prestano ammirevolmente a questa decostruzione. Diamo uno sguardo a queste importanti osservazioni, punto per punto, e confrontiamole con la realtà.
Inoltre, la Russia ha citato la decisione dell’America di attaccare l’Iraq come un esempio di ipocrisia dell’occidente. Ora, è vero che la guerra d’Iraq fu soggetta ad un forte dibattito non solo in tutto il mondo, ma anche negli Stati Uniti. Io partecipai a quel dibattito e mi opposi all’intervento militare. Ma anche in quel caso, l’America ha cercato di agire all’interno del sistema internazionale.
Il cosiddetto “sistema internazionale” a cui Obama idealisticamente si riferisce fu creato dagli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale, con Gran Bretagna e Francia che fungevano da soci minoritari, e fu progettato soprattutto per consentire agli Stati Uniti di mantenere il ruolo di “potenza egemonica nell’ordine mondiale”. Nota: questa frase non viene da Noam Chomsky, Howard Zinn o vari altri accademici di sinistra, ma da Samuel Huntington, partecipe attivo e sostenitore entusiasta di quel cosiddetto “ordine mondiale”.
La struttura messa su a Bretton Woods (banca mondiale e fondo monetario), assieme al consiglio di sicurezza dell’Onu e le forze armate americane che fungono da esecutori ultimi, fu concepita con l’obiettivo di far sì che i tentativi regionali di secessione economica, come la Fortezza Europa tedesca e la Sfera di Co-Prosperità della Grande Asia Orientale del Giappone, non minacciassero di strappare una grossa porzione delle risorse naturali o dei mercati dal controllo delle corporazioni globali. La funzione principale dell’attività strategica statunitense degli ultimi settanta anni è stata di fare in modo che il sud del mondo si sviluppasse entro i parametri di questo ordine mondiale; se necessario, arrivando a servirsi di colpi di stato militari e squadroni della morte come risposta alle minacce locali al sistema.
Noi non abbiamo preteso per noi, né abbiamo annesso, il territorio iracheno. Non abbiamo preso le sue risorse per il nostro uso.
Verissimo. Gli Stati Uniti non hanno annesso territorio iracheno né hanno preso le sue risorse direttamente. Semplicemente hanno aiutato un sacco di imprese a livello mondiale a saccheggiare l’economia di un Iraq in ginocchio sotto il controllo delle autorità militari americane. L’Autorità Provvisoria della Coalizione, sotto Paul Bremer, ha messo all’asta tutto il settore statale iracheno con l’aiuto degli stessi zelanti neoliberali, di Heritage e AEI, che hanno diretto l’attività di saccheggio del Cile e della Russia quando c’erano Pinochet e Yeltsin. Ha invaso con la forza, derubato e poi soppresso le sedi della federazione sindacale irachena. E ha approvato senza obiezioni l’adesione dell’Iraq ai trattati sulla “proprietà intellettuale” globale, dando alle industrie cinematografiche e discografiche, oltre che a Microsoft, Merck, Pfizer e Monsanto, il diritto di estrarre rendita dal sudore e dal sangue degli iracheni.
Invece, abbiamo messo fine alla guerra e abbiamo lasciato l’Iraq al suo popolo, con uno stato sovrano in grado di decidere sul futuro.
Indubbiamente. Gli Stati Uniti hanno lasciato l’Iraq con una costituzione scritta da Paul Bremer & Co. e approvata senza obiezioni, con il risultato che il precedente saccheggio da parte delle grandi imprese è diventato legge fondante permanente, che può essere emendata solo se si raggiunge la maggioranza in un numero così alto di province da rendere l’emendamento praticamente impossibile. Dunque è vero: il governo americano ha rinunciato all’annessione diretta di territori (Hawaii, Porto Rico e simili) tanto tempo fa. È stato abbastanza furbo da capire che costa meno esternalizzare il compito di far rispettare gli interessi corporativi a finte democrazie nominalmente indipendenti, riservando l’uso della forza a quei casi in cui le finte democrazie non stanno in riga.
La politica “idealistica” di sinistra alla Kennedy, come l’arte di fare le salsicce, non ha bisogno di analisi. In realtà, dietro alle discussioni riguardo gli “ideali dell’illuminismo”, la “comunità globale” e i “diritti umani”, lo stato non nasconde che un compito solo: Servire gli interessi della classe economica dominante da cui è controllato.