Oltre tre mesi dopo la morte di Michael Brown, avvenuta per mano di Darren Wilson in pieno giorno a Ferguson, nel Missouri, ecco che arriva il verdetto del gran giurì. Non ci sarà un processo, nessuna giustizia per il suo crimine dai tribunali di stato. Wilson non sarà processato mai, tanto meno condannato. Ma nel mondo della giustizia reale non finisce qui: è solo l’inizio.
Sappiamo già che la “giustizia” di stato è a favore degli sbirri, ai quali non si applicano gli standard di giustizia e ingiustizia. Le giurie sono selezionate sulla base della disponibilità a credere le dichiarazioni della polizia e del pubblico ministero. Se la polizia, inseguendo un delinquente non violento uccide qualche passante innocente, l’accusa ricade sul sospetto. Se un poliziotto si sbuccia le nocche picchiando la vittima svenuta, alla lunga lista di accuse gettate per costringerla al patteggiamento si aggiunge quella di “aggressione e percosse”. Un poliziotto che dice “sentivo che la mia vita era in pericolo” riceve il beneficio del dubbio, che abbia sparato il chihuahua di famiglia davanti ai bambini o un ragazzino disarmato alle spalle. Se qualcuno viene pestato a morte per “resistenza a pubblico ufficiale” mentre è in coma diabetico o ha un attacco epilettico, o “si suicida” con i polsi ammanettati dietro le spalle, anche in questi casi lo sbirro riceve il beneficio del dubbio.
Perciò sapevamo che il rinvio a giudizio era improbabile. Un cambiamento della cultura poliziesca assassina e senza legge verrà da fuori, non da dentro il sistema.
Il sistema giudiziario criminale ha sempre protetto gli sbirri dalla giustizia. Fino a qualche tempo fa, non esisteva alcuna versione alternativa dei fatti se non nella stampa radicale clandestina e Indymedia. Le cose cominciarono a cambiare con la ripresa di Rodney King, in posizione fetale, preso a calci e manganellate da una mezza dozzina di sbirri. Ma dati i costi e le dimensioni delle videocamere e il ruolo di guardiano dei media, un vero e proprio cambiamento è arrivato solo con la possibilità di registrare di nascosto con strumenti disponibili a tutti, e con sistemi indipendenti per la diffusione dei video.
Oggi che praticamente tutti possiedono uno smartphone e possono pubblicare i filmati sul web, il momento è arrivato. La sfida alla versione dei fatti della polizia, condotta con controprove convincenti, ha raggiunto la maturità con il movimento Occupy. Grazie a YouTube e alle riprese delle violenze della polizia a Zuccotti Park, Oakland, Tulsa e altrove, è più facile dimostrare che le versioni della polizia non sono altro che bugie.
Per un poliziotto che attira l’attenzione di tutti con la sua brutalità, le conseguenze, in questa epoca di giornalismo individuale, sono istruttive. La gente è più che contenta di fare giustizia quando i giudici si rifiutano di farlo. Johannes Mehserle, l’uomo che ha ucciso Oscar Gran a Oakland, nonostante la scarcerazione, non può evitare di essere riconosciuto ed emarginato. Capita che debba lasciare in fretta un luogo pubblico, rosso in viso, perché gli altri, le persone normali, hanno cominciato ad additarlo. Il sottotenente John Pike, tristemente famoso per aver spruzzato con uno spray al peperoncino gli studenti della Università di Davis seduti pacificamente per terra, dopo aver sperimentato giorno dopo giorno l’ostilità del pubblico, ha ottenuto la pensione d’invalidità per esaurimento nervoso.
Come scrissi nel 2011 a proposito di Pike, Wilson probabilmente passerà il resto della sua vita con la paura di uscire di casa. Ancora non si rende conto dell’inferno che lo attende. Il suo numero di telefono, l’indirizzo email e l’indirizzo di casa diventeranno presto dominio pubblico, se non lo sono già. Magari resterà in servizio a Ferguson. Ma tutte le volte che, in servizio, incontrerà qualcuno, si chiederà se quella che vede è una smorfia di disgusto o solo la sua immaginazione. Ogni volta che avrà a che fare con un cameriere o un cassiere, ogni volta che incontrerà qualche persona nuova, vedrà nei suoi occhi quel breve lampo che indica riconoscimento seguito da una maschera di ghiaccio di repulsione educatamente repressa. Potrà scappare, ma non potrà nascondersi.
Dio disse a Caino: “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra,” e lo condannò a vivere come un “vagabondo e fuggiasco… sulla terra.” Poiché Caino temeva la vendetta degli uomini offesi, “il Signore mise un segno su Caino, perché nessuno, trovandolo, lo uccidesse.”
Darren Wilson ha il marchio di Caino. I sicari di stato la fanno facile nel sistema “giudiziario” statale. Non altrettanto facile è per loro sfuggire alla giustizia popolare, ai nostri occhi, ai filmati, ad internet, all’ostracismo, alla vergogna.