La procedura seguita dal gran giurì riguardo Darren Wilson, l’assassino di Michael Brown, dimostra quanto sia fittizia negli Stati Uniti la separazione dei poteri. Gli unici a farlo notare, purtroppo, sono quelli che protestano per le strade nel Missouri… sempre che abbiano la fortuna di poter dire la loro per due minuti in un’intervista da trasmettere tra i notiziari notturni.
Una logica c’è: come può un pubblico ministero portare avanti con convinzione un’accusa penale contro un poliziotto, quando questo è tra i suoi più stretti alleati nel sistema giudiziario penale? La relazione simbiotica che esiste tra l’ufficio del pubblico ministero e il dipartimento di polizia è chiara. Se non c’è arresto, il pubblico ministero non può formulare accuse penali. Senza un pubblico ministero che persegue legalmente il presunto criminale, il lavoro della polizia non serve a nulla. Le due parti collaborano strettamente, e quasi sempre per questioni penali. Hanno un interesse in comune, e il successo dell’una parte dipende in gran parte dal successo dell’altra.
Nella maggior parte dei casi, questa collaborazione stretta tra pubblico ministero e agente di polizia non è considerata un problema. In genere le persone ne deducono che polizia e pubblico ministero formano una squadra; come due persone in due diversi punti di una catena di montaggio. Ma in un caso come quello di Darren Wilson la parte accusata di un crimine è un agente di polizia. Qual è il pubblico ministero, che dipende dalla collaborazione fattiva con la polizia, che vuole alienarsi le simpatie del dipartimento portando avanti un’accusa contro uno dei suoi uomini? Certo è possibile che ci siano ribelli, ma è logico supporre che non abbondino.
Chi protesta, e dà voce alle proprie preoccupazioni riguardo la credibilità dello stato quando persegue un agente di polizia, non fa altro che mettere un dito sulla piaga che gli anarchici di mercato da tempo riconoscono come tale. La separazione dei poteri è una farsa. Nel suo saggio Per una Nuova Libertà, Murray Rothbard nota come le presunte branche “separate” del potere sono proprio quello: branche separate dello stesso potere. Il buon funzionamento dello stato dipende dalla collaborazione tra le varie branche. Non sono in concorrenza tra loro, anche se a volte si buttano in dispute da pianerottolo per far credere il contrario. Pensare che una branca, un ufficio o un dipartimento dello stato possano combattere sinceramente contro un proprio simile significa rinunciare al buon senso.
Accentuando l’arretratezza del sistema giuridico penale, inoltre, il pubblico ministero porta avanti il caso contro il presunto criminale non nel nome della vittima, ma al contrario nel nome del “popolo”. Questo “popolo” senza nome viene presentato come parte lesa in un processo penale, e anche qui dovremmo chiederci che senso abbia. Nel caso di Michael Brown, la vera vittima è ovviamente Michael Brown. Ogni volta che viene commesso un crimine, dovrebbe essere la vera vittima a portare avanti l’accusa. L’unica parte interessata è la vittima. Nel caso di Michael Brown, se la sua famiglia avesse avuto la possibilità di scegliere, il pubblico ministero sarebbe stata l’ultima persona che avrebbero scelto per essere rappresentati in tribunale.
L’uccisione di Michael Brown, anzi l’uccisione di qualunque cittadino per mano della polizia, serve ad evidenziare alcuni degli enormi difetti congeniti del sistema penale americano (e non solo quello americano, es). Che, fin dal principio, è schierato a favore dello stato.