Di Logan Marie Glitterbomb. Originale: Does Anarchism Skirt the Calculation Problem? pubblicato il 13 luglio 2020. Traduzione di Enrico Sanna.
Qualcuno si sorprenderà, ma a differenza di molti anarchici del mercato liberato di C4SS, non sono un anarchico di mercato per via della questione del calcolo economico. Credo ovviamente che la questione del calcolo economico spieghi perché un’economia dall’alto non può soddisfare i bisogni della società producendo e distribuendo beni, ma credo anche che un sistema anarchico sia un’altra cosa perché non è pianificato dall’alto da un’entità esterna ma è gestito direttamente dai produttori e i consumatori, il che elimina il problema della conoscenza proprio delle economie piramidali.
Citando Mises:
Quando il “consorzio del carbone” fornisce carbone al “consorzio del ferro”, non può esserci formazione del prezzo se i consorzi non possiedono i mezzi di produzione impiegati nelle loro attività. Questa non è socializzazione ma… sindacalismo rivoluzionario.
Nonostante la confusione semantica sul socialismo (il sindacalismo rivoluzionario è una forma di socialismo), il concetto regge. Questo processo decisionale che coinvolge tutte le parti è il fattore chiave che lo distingue da altre forme di economia pianificata e aiuta ad evitare le insidie di una pianificazione esterna. Ci sono però sistemi sociali anarchici e comunistici che, al contrario del mercato che tende a produrre più del necessario creando sprechi, ammettono una pianificazione diretta della produzione e della distribuzione al fine di evitare sovrapproduzioni e sprechi.
Il problema del calcolo economico è un problema di autorità piramidali unito al problema della conoscenza. Le persone non coinvolte non possono prendere decisioni in merito, sarebbero maldestri e fuori luogo. Dobbiamo ascoltare le persone coinvolte se vogliamo soddisfare adeguatamente i loro bisogni, e questo può avvenire in un mercato liberato o tramite un potere decisionale democratico diretto. Qualcuno potrebbe contestare che un mercato liberato talvolta è più orientato al servizio dei bisogni di nicchia di certe persone, ma non è affatto sbagliato perseguire l’obiettivo della comunizzazione all’interno di un mercato liberato.
Citando Errico Malatesta:
Un comunismo imposto sarebbe la tirannia più detestabile che la mente umana possa concepire. Un comunismo libero e volontario, d’altro canto, sarebbe un’ironia in assenza del diritto e della possibilità di vivere in un regime diverso, collettivo, mutualistico, individualistico, come si vuole, purché privo di oppressione o sfruttamento.
Questi diversi sistemi economici potrebbero, per certi versi, coesistere e competere tra loro al fine di soddisfare i bisogni delle persone. E questa competizione sarebbe di per sé un mercato, in un certo senso. Il libero mercato è garanzia di libertà del comunismo, ed è per questo che è così importante. Un comunismo astatuale pieno riesce a preservare la natura volontaristica grazie al libero mercato, non perché è soggetto al problema del calcolo economico.
Eliminare il mercato è impossibile, soprattutto in una società libera. Anche se molte società dovessero fare transazioni su un modello di tipo comunistico, resterebbe comunque spazio per sperimentare ai margini giungendo inevitabilmente ad un qualche genere di mercato competitivo che soddisfi obiettivi e bisogni, anche quelli puramente arbitrari e non essenziali. La gente praticherebbe comunque lo scambio, anche se basato sul dono, e questo libero commercio costituirebbe l’attuale attività di mercato a prescindere dalle ideologie e i bisogni. Il mercato è descrittivo dell’attività economica, non prescrittivo. Un vero libero mercato significa sperimentare economicamente fino in fondo.
Noi anarchici non dovremmo basare le nostre teorie di mercato sul calcolo economico. Il problema del calcolo è irrilevante ai fini dell’economia anarchica. Può servire a negare la fattibilità del socialismo di stato e quindi convincere gli anticapitalisti che gravitano da quelle parti ad accettare le nostre idee anarchiche, ma usarlo per sostenere la necessità del mercato all’interno dell’anarchismo è una forzatura, per di più inutile dato che il mercato non può essere soffocato se non dallo stato.