Una recente indagine della Associated Press sulle pratiche dei tribunali del Tennessee durante il patteggiamento ha messo in allerta gli americani su una delle tradizioni governative più agghiaccianti e finora considerate proibite: la sterilizzazione forzata dei carcerati.
Secondo la giornalista della AP Sheila Burke, un caso recente ha riguardato una donna del Tennessee con disturbi psichici, il cui bambino era morto in circostanze “misteriose”. Durante il patteggiamento, il pubblico ministero avrebbe usato la minaccia del carcere se la donna non avesse acconsentito alla sterilizzazione.
“Negli ultimi cinque anni, i pubblici ministeri di Nashville hanno incluso almeno quattro volte la sterilizzazione della donna nel patteggiamento,” scrive la Burke.
La pratica della sterilizzazione non si limita all’ufficio del procuratore distrettuale di Nashville. Tra il 2006 e il 2010, in California, circa 150 donne carcerate sono state sterilizzate, cosa che ha spinto il governatore Jerry Brown a firmare una legge che vieta la pratica. Solo l’anno scorso la Carolina del Nord ha passato una legge che risarcisce le vittime dei programmi eugenetici operanti fino al 1976. Legge che però non risarcisce le vittime di sterilizzazioni forzate attuate al di fuori delle competenze del Consiglio Eugenetico della Carolina del Nord.
L’appoggio forse più famoso alla sterilizzazione di stato arrivò dal giudice supremo Oliver Wendell Holmes, che motivando la decisione sul caso Buck v. Bell scrisse vergognosamente: “tre generazioni di imbecilli sono abbastanza.” La corte suprema votò otto contro uno a conferma del programma di sterilizzazione forzata applicato a discrezione dello stato della Virginia sulle persone giudicate inadatte a riprodursi. Sebbene sia considerata una delle peggiori tra quelle emesse dalla corte suprema, la sentenza non è mai stata rovesciata.
Se in passato la sterilizzazione forzata era giustificata sulla base di una “purezza genetica”, i sostenitori di quella attuale non hanno problemi a citare la “pubblica sicurezza” a giustificazione dell’atto. Ai genitori che coerentemente mettono i loro figli in condizioni di rischio dovrebbe essere vietato avere altri figli: tutto qui, dicono. E, citando casi tragici e talvolta inquietanti di infanticidio, non mancano quelli che supportano la tesi.
Anche intesa come misura di sicurezza, però, la sterilizzazione mostra il volto più disumano dello stato. Il governo, qualunque governo, che impone la mutilazione a chi è accusato di un crimine è roba da fantascienza distopica. Dicendo di voler prevenire un futuro abuso su minori, la sterilizzazione viene fatta passare per giustizia preventiva. In realtà non è altro che il “precrimine” di cui parla Philip K. Dick nel suo Minority Report. Ed è anche una chiara violazione del principio del giusto processo, a prescindere da quello che dicono gli uomini in toga nera.
Per quanto la faccenda sia inquietante, non dovrebbe sorprendere chi ha visto erodersi la relazione medico-paziente a causa dell’intrusione dello stato. Come spiega il dottor Thomas Szasz, la privacy del paziente sfuma man mano che lo stato si inserisce nella sanità. Quando la medicina passa da una interazione da pari a pari, medico-paziente, ad una transazione a più strati, paziente-medico-stato-aziende, gli interessi in competizione tra loro cominciano ad insinuarsi sempre più nelle relazioni tra le parti interessate. Oggi i medici sono tenuti a riportare le loro azioni alle compagnie di assicurazioni, i tribunali, gli avvocati, le burocrazie, le agenzie di assistenza ai minori, e tutta una serie di terze parti, e sono tutti questi assieme a dettare le condizioni in cui deve avvenire il trattamento medico.
Leonardo Conti, il medico “Capo della Sanità” durante il Terzo Reich in Germania, nutriva ambizioni simili riguardo il sistema sanitario da lui diretto. Il suo regime richiedeva che “la terapia… fosse somministrata negli interessi della razza e della società e non dell’individuo malato.” Questa è la trasformazione avvenuta tanto tempo fa nel sistema sanitario americano. Quando stato e interessi aziendali si insinuano nella sanità, la salute mentale dei singoli genitori e il diritto a riprodursi diventano schiavi delle fisime perverse di una classe manageriale affamata di potere. Pratiche aberranti come la sterilizzazione forzata si trasformano in “trattamenti” di routine, con il bisturi nelle mani di avvocati e burocrati.