In una intervista a microfoni spenti rilasciata al conduttore di Real time Bill Maher, il divulgatore scientifico e conduttore televisivo Bill Nye ha spiegato come ha cambiato idea sui cibi geneticamente modificati. Nye, che in passato si è occupato dell’impatto ambientale di specie transgeniche, ora dice: “Ho visitato la Monsanto, dove ho trascorso molto tempo con gli scienziati, e ho rivisto il mio punto di vista. E muoio dalla voglia di confessarlo al mondo. Perché quando sei innamorato vuoi confessarlo al mondo.” L’entusiasmo di Nye per questa promettente tecnologia è ammirevole. Ciò che è inquietante è la sua indifferenza verso il monopolio dei brevetti e la messa al riparo dalle responsabilità che lo stato garantisce alle industrie biotech come la Monsanto.
La Monsanto usa i brevetti per monopolizzare la produzione di generi alimentari, contaminando i raccolti altrui senza subire conseguenze. La compagnia ha denunciato 140 agricoltori, ai quali se ne aggiungono altri 700 con cui ha raggiunto un accordo, per questioni riguardanti sementi brevettate. Si serve della nota agenzia Pinkerton per vessare gli agricoltori e raccogliere campioni, senza riguardi per l’invasione della proprietà altrui. La Corte Suprema americana ha dato ragione alle accuse che la Monsanto ha rivolto agli agricoltori, le cui coltivazioni contengono varietà di cui la società detiene il brevetto. La Monsanto ha promesso che d’ora in poi non si servirà più del suo potere contro quelle coltivazioni che contengono fino all’uno percento dei “suoi” semi. Viviamo in uno strano mondo, dove è considerato un atto magnanimo quello di una compagnia che non persegue giudizialmente le coltivazioni che essa stessa ha contaminato. Semmai, dovrebbero essere gli agricoltori a denunciare la Monsanto. L’applicazione di monopoli garantiti dallo stato, come i brevetti, porta a strani risultati in questo mondo.
In un’economia libera e basata sulla competizione i brevetti non dovrebbero esistere. E semmai dovrebbe essere chi contamina i campi degli altri a pagare i danni. È lo stato che permette ai colossi aziendali di servirsi dei brevetti per far fuori la concorrenza e di usare cause temerarie per soffocare le critiche, ed è lo stato che limita la responsabilità delle aziende biotech.
Aggiungete a ciò i finanziamenti pubblici alla ricerca. Il governo americano alla fine degli anni duemila ha speso circa 430 milioni di dollari per la ricerca sulla biologia di sintesi, finanziamenti che continuano. Il finanziamento pubblico di ricerca e sviluppo a favore delle grosse aziende e a discapito della piccola concorrenza ha una lunga storia dietro le spalle. In una società libera, ognuno dovrebbe essere libero di sperimentare nuove varietà senza ricevere aiuti o favori dallo stato. È da tanto che i finanziamenti pubblici a ricerca e sviluppo favoriscono le aziende affermate con grossi budget a discapito della concorrenza meno armata. In una società libera, chiunque dovrebbe avere la possibilità di sperimentare nuove varietà senza ricevere incentivi o favori dallo stato. Gli alimenti geneticamente modificati dovrebbero essere liberi di competere lealmente con varietà create tramite ibridazione tradizionale senza ricorrere trattamenti di favore. Questo assicurerebbe una combinazione di approcci che massimizza l’utilità per i consumatori e minimizza i danni. Purtroppo, lo stato e i suoi amici optano per l’approccio opposto.
Se davvero con le nuove tecniche di splicing genetico si ottengono i prodotti migliori, lasciateli competere liberamente, senza aiuti, finanziamenti o monopoli garantiti dallo stato. Bisogna dire no alla collusione tra governo e affari, collusione che interferisce con le scelte del consumatore. Se è vero che l’ingegneria genetica può potenzialmente migliorare la vita e risolvere molti problemi, non serve che lo stato intervenga per imporla con la forza a consumatori e agricoltori. Questo non è altro che l’ennesimo esempio di come lo stato usa la forza per indebolire l’interazione volontaria tra individui. Dobbiamo combattere l’intervento dello stato in ogni aspetto della vita. Opporsi ai favori che lo stato concede all’industria biotech è semplicemente una battaglia importante.