Sono quasi dieci anni che in Messico si combatte una guerra. La miscela composta da leggi antidroga e diffusione della droga in America ha promosso la nascita di cartelli fuorilegge che, come le bande dell’era proibizionista, usano la violenza per imporre il loro controllo sul traffico di droga. Nel 2006 la situazione fu esacerbata dalla decisione dell’allora presidente Felipe Calderón di lanciare l’Operazione Michoacán con l’intento di assicurare il controllo dello stato in quelle aree fino ad allora in larga parte cedute ai cartelli. Oppressi dalle forze dello stato, i cartelli cominciarono una campagna di terrore contro la popolazione locale mirata a scoraggiare la cooperazione con le autorità statali. Secondo molte fonti, anche le forze dello stato hanno usato le stesse tattiche.
Presa nel mezzo, la popolazione dello stato di Michoacán è insorta contro i suoi aguzzini, non con striscioni e slogan ma armi in mano, e ha messo in fuga gran parte del temibile cartello dei Cavalieri Templari. Ma i cartelli della droga non sono stati gli unici a temere la reazione dei cittadini armati: quando sono entrati nella città di Nueva Italia, nello stato di Michoacán, i vigilantes non si sono fermati ai Cavalieri Templari ma hanno disarmato anche la polizia locale, assumendosi così la responsabilità della sicurezza della città. Questi uomini sanno bene quali sono i loro nemici. Sanno per esperienza che il governo messicano, alimentato dalla corruzione e consumato dalla violenza, non è meglio dei cartelli, dai quali forse non differisce affatto.
È chiaro che anche il governo messicano capisce la minaccia che si ritrova davanti. Invece di cooptare le milizie cittadine come hanno fatto gli invasori americani con i gruppi iracheni insorti contro la brutalità dei combattenti islamisti, il governo messicano ha deciso di schiacciarli; e con buona ragione, dal suo punto di vista strategico. Implicitamente, e in alcuni casi esplicitamente, questi gruppi hanno ripudiato la pretesa fondamentale su cui si basa l’esistenza dello stato: l’offerta di sicurezza. Quando le sue legioni non riuscirono più a proteggere le province dagli attacchi e dalle razzie, l’impero romano cominciò a vedere la sua fine. Il governo messicano certamente capisce che se non può garantire la sicurezza dei suoi cittadini (ovvero, se non può tenere le pecorelle nel recinto) perde il diritto e la possibilità di tosarli e macellarli.
È evidente che per il governo messicano questi gruppi di autodifesa sono una minaccia molto più grave di quella che i cartelli della droga rappresentano, o anche solo desiderano rappresentare. Gli stati combattono chi vuole entrare in competizione con loro nello sfruttamento della popolazione, ma suppongono che gli sfruttati restino vittime passive. I cartelli, in questo gioco delle parti, possono rappresentare una minaccia per lo stato, ma cosa possono contro un’insurrezione popolare? È questo che mina il loro gioco.
Il mutuo soccorso non è soltanto aiuto reciproco, anche se questo è ovviamente un aspetto importante e fondamentale. Il mutuo soccorso serve a mostrare ai padroni che non abbiamo più bisogno di loro, che possiamo cavarcela benissimo senza elemosinare le loro briciole. Quando le amministrazioni cittadine cercano di impedire che si dia da mangiare ai vagabondi, quando il governo americano interviene per tenere alti i costi dell’assistenza sanitaria, quando le autorità locali fanno di tutto per impedire la produzione locale di beni alimentari, quando la FDA (l’ente americano che si occupa della sicurezza degli alimenti e dei farmaci, es) interviene per impedire alla gente di comprare latte crudo prodotto localmente, e quando l’esercito messicano e la polizia federale cercano di schiacciare le forze di autodifesa dei cittadini, non stanno solo applicando sprezzantemente leggi stupide e antiquate. Stanno cercando di mantenerci atomizzati e in condizioni di dipendenza. Mutuo soccorso non è soltanto aiutarsi tra fratelli e sorelle. È il terrore dei nostri padroni.