Di Logan Marie Glitterbomb. Originale pubblicato il 20 dicembre 2023 con il titolo Funding Worker Cooperatives: A Solution. Traduzione italiana di Enrico Sanna.
Anarchici, socialisti, comunisti, marxisti, anticapitalisti e post-capitalisti hanno sempre portato ad esempio le cooperative di lavoratori come sistema per realizzare la proprietà dei lavoratori e la democrazia sul lavoro all’interno del capitalismo. La loro struttura interna, con un potere decisionale democratico e strutturato orizzontalmente, aiuta a risolvere interiormente il problema hayekiano della conoscenza locale. Secondo Democracy at Work,
quando ha voce sul proprio lavoro, il lavoratore ha più interesse e innovare. Se potessero scegliere, i lavoratori preferirebbero investire se stessi piuttosto che pagare un alto salario a pochi eletti. In caso di crisi, preferirebbero guadagnare meno ma lavorare tutti piuttosto che licenziare. E non andrebbero a delocalizzare il proprio lavoro o inquinare il proprio ambiente. Un’azienda con maestranze democratizzate fa scelte che vanno a vantaggio dei tanti, non dei pochi.
L’ostacolo principale? I fondi. Vediamo tre possibili soluzioni, che potrebbero essere usate singolarmente o in combinazione: comunismo d’impresa (venture communism), investimento in criptovalute e finanziamento collettivo (crowdfunding).
Il comunismo d’impresa parte da un’idea di Dmytri Kleiner influenzata dai metodi organizzativi degli anarco-sindacalisti. Alla base c’è la creazione di comunità d’impresa che agiscono in concorrenza con il capitalismo d’impresa. Queste comunità non forniscono capitali iniziali, denaro, in cambio di partecipazioni azionarie, ma capitali sotto forma di mezzi di produzione, edifici e terre in cambio di una rendita che andrebbe versata ai membri della comunità. I lavoratori di una cooperativa finanziata da una di queste comunità, invece di imbarcarsi in una cooperativa tradizionale con tutti i suoi soci, gestiscono una cooperativa che è loro proprietà al cento per cento e hanno un potere di controllo totale sia del proprio lavoro che dei profitti.
Le comunità d’impresa sono proprietà collettiva di tutti i membri delle cooperative finanziate. Le rendite pertanto finiscono in un fondo diretto democraticamente da loro stessi. E con questo fondo si possono finanziare altre cooperative, i cui utili in eccesso vengono poi condivisi collettivamente da tutti. Ecco dunque che i lavoratori possiedono sia i mezzi di produzione che il prodotto del loro lavoro, e in più hanno i mezzi per finanziare la nascita di altre cooperative di lavoratori. Due cooperative proprietarie possono unire le proprie forze per finanziare e aiutare a nascere una terza comunità d’impresa. Nel caso in cui non possiedano la terra e gli edifici in cui operare, possono sempre unire collettivamente i propri mezzi di produzione e pagare un affitto. Il modello richiede l’esistenza di cooperative che aiutino altre cooperative a nascere, ma cosa succede se si parte da zero?
In questo caso basta l’esempio di Breadchain. Breadchain è una federazione collettiva di cooperative non centralizzate. I membri comprano BREAD con stablecoin DAI. I DAI sono messi da parte in una cassa prestiti AAVE portatrice d’interesse; tutti gli interessi maturati automaticamente tornano alla Breadchain e vanno a finanziare altre cooperative della rete Breadchain. I membri possono riavere indietro il loro contributo in DAI scambiandolo con BREAD, il che significa che possono finanziare altre cooperative semplicemente usando gli interessi ma senza perdere l’accesso ai fondi impegnati. Questo permette a chi non ha molti soldi di risparmiare e allo stesso tempo contribuire, con i pochi soldi che ha, alla creazione di cooperative di lavoratori, il tutto senza spendere un solo centesimo nel lungo termine. Ciò fa sì che per i lavoratori sia più facile finanziare quei progetti che desiderano sostenere. Metti assieme un numero sufficiente di persone interessate, scrivi un contratto, impegna una certa quantità di criptomonete e metti da parte la quantità di fondi necessaria ad avviare una cooperativa. E se non si possiedono abbastanza fondi da impegnare in un progetto?
Ecco che qui arriva in soccorso il finanziamento collettivo. Siti come comradery.co offrono servizi finalizzati al finanziamento delle cooperative. Metti su una decente campagna pubblicitaria, magari con qualche gadget per i donatori, dalla maglietta stampata a un attestato, e fai promozione. Con una buona campagna promozionale puoi avere in breve tempo il denaro occorrente ad avviare la tua cooperativa, impegnando ciò che avanza in criptovaluta per finanziamenti extra. Basta poco per far nascere una rete di cooperative, che unite vanno a formare una comunità d’impresa con relativo organo decisionale comune. Gli strumenti ci sono. Servitevene e prosperate.
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