Thomas Nestel, comandante della polizia dell’azienda di trasporti di Philadelphia, è atterrito dal fatto che i passanti si siano rifiutati di correre in aiuto di uno dei suoi agenti, Sam Wellington, pestato da uno dei suoi concittadini mentre stava cercando di arrestarlo. “Ero terrorizzato. Avevo paura per i miei agenti.”
Bè, è difficile non provare simpatia per il tizio. “Ho provato di tutto – scosse elettriche, colpi, lacrimogeni – e ancora alla gente non piaccio!”
Ironie a parte, i commenti che i lettori hanno scritto sotto l’articolo che parla del caso del comandante Nestel danno ancora più spazio alla costernazione:
“Questi poliziotti sono criminali, non dovrebbero sorprendersi se la gente non sta dalla loro parte.”
“In questo video vedo solo violenza tra bande rivali.”
I poliziotti di Philadelphia, almeno fin dai tempi del sindaco Frank Rizzo, sono noti per la loro brutalità e corruzione, anche rispetto ad altre grandi città. Alla fine degli anni novanta dieci agenti furono scoperti a fabbricare prove per ricattare gli spacciatori. Ovviamente, non potevano mantenere questo primato per sempre. Da allora, grazie alla guerra alla droga e alla continua militarizzazione della cultura poliziesca, gli altri dipartimenti hanno ridotto significativamente il gap corruttivo.
Ad ogni modo, Nestel dovrebbe ringraziare il cielo se il suo “poliziotto a terra” non ha ricevuto lo stesso genere di “servizio e protezione” che i suoi subordinati forniscono ogni giorno agli abitanti di Philadelphia. Diversamente, l’agente sarebbe stato circondato da sei passanti, preso a calci sulle costole, la testa e i reni, riempito di manganellate a tutta forza, spruzzato a bruciapelo sugli occhi con lo spray al peperoncino, e stordito con dozzine di scariche elettriche; e per tutto il tempo gli avrebbero urlato “Non opporre resistenza! Non opporre resistenza!” sbattendogli la faccia sul cemento. E gli avrebbero anche sparato il cane. E minacciato di pestare chiunque avesse filmato l’incidente.
In caso di sopravvivenza (molti non arrivano a tanto) i caritatevoli passanti gli avrebbero slogato le spalle per ammanettarlo, avrebbero picchiato la sua testa contro l’automobile nel tentativo di infilarlo dentro, e lo avrebbero gettato in una camera di sicurezza svenuto e senza assistenza medica per dodici ore o giù di lì.
E se non sopravvive? Spesso la polizia usa il sotterfugio del “Non opporre resistenza!” per nascondere il fatto che stanno brutalizzando una persona che non solo non può più opporre resistenza, ma molto probabilmente non è neanche capace di agire. Basta un semplice spasmo, o il rinchiudersi nella posizione fetale con le braccia sulla testa, per sostenere la tesi della “resistenza” e giustificare l’allegro pestaggio della vittima da parte delle bestie in uniforme. Soltanto dopo salta fuori che la persona morta “opponendo resistenza” ha avuto un attacco epilettico o era in coma diabetico.
In un modo o nell’altro, se i filmati ripresi con i cellulari dovessero portare all’incriminazione dei passanti per eccesso di “protezione e servizio” prestati all’agente sotto assedio, loro potrebbero sempre chiedere il proscioglimento sostenendo di aver “seguito le procedure ufficiali” e di essere stati “in pericolo di vita”.
Ora, se qualcuno dei passanti dovesse scoprire di avere un taglietto o un graffio sulle nocche, o un pollice slogato da tutto quel proteggere e servire, potete stare sicuri che l’agente a terra avrebbe ricevuto un sacco di botte per ogni capello fuori posto. E se dovesse risultare che aveva un coltellino a serramanico in tasca – non parliamo di pistole d’ordinanza, manganelli, taser e spray al peperoncino – potete aggiungere alle accuse quella di “assalto con arma letale” o “assalto con l’intento di uccidere”.
Conclusione: il comandante Nestel dovrebbe ringraziare i passanti per non aver offerto lo stesso genere di “protezione e servizio” che gli agenti offrono alla popolazione ogni giorno che passa.