Ce Stann’a Pijà er Lavoro, Ovvero Perché Libera Immigrazione

Di Logan Marie Glitterbomb. Articolo originale: Dey Turk Er Jerbs, or Why We Should Legalize Immigration, del 17 marzo 2025. Tradotto in italiano da Enrico Sanna.

Argomento diffuso a destra è che i clandestini rubano il lavoro. Al che la sinistra risponde che si tratta di lavori, ad esempio nell’agricoltura, che gli americani non vogliono fare. Ma cosa li induce a pensare che gli americani non vogliono fare quei lavori? Magari lotterebbero per ottenere condizioni migliori, visto che la legge gli dà la possibilità di farlo, ma che ce ne siano disposti a fare quei lavori è certo. Dopotutto ci sono americani che lavorano nell’agricoltura, nel giardinaggio, nell’industria delle carni, nelle costruzioni, nella ristorazione e in molti altri campi in cui lavorano anche immigrati. Non sarà per gli stessi padroni, ma certo in mansioni equivalenti. Ma allora perché si preferisce assumere immigrati clandestini e non persone del posto?

Perché il lavoratore clandestino è disposto a lavorare per meno e perché non può denunciare il padrone in caso di abusi o sfruttamento senza rischiare di essere arrestato e espulso. In un certo senso, il clandestino è il lavoratore capitalista perfetto, da trattare un po’ meglio dello schiavo senza timore che si ribelli. È talmente adatto a questo ruolo che molte aziende fanno campagna in Messico per incoraggiare la gente a emigrare clandestinamente per un posto di lavoro. E pur essendo una situazione che i capitalisti hanno contribuito a creare, si dà la colpa agli immigrati e il controllo dei confini diventa un problema grave.

Ma a perpetuare questi problemi non è esattamente la chiusura dei confini.

Contrariamente a quel che sembra a prima vista, confini più permeabili risolverebbero il problema. L’unica ragione per cui i clandestini vengono assunti per una paga sotto il salario minimo e con condizioni terribili è perché, appunto, sono clandestini. Inasprire i controlli ai confini non evita che le persone immigrino clandestinamente, solo rende l’impresa più difficile e pericolosa. Semmai finora questa politica è servita solo a creare più clandestini, ora che l’immigrazione legale è più impraticabile, incentivando così l’immigrazione clandestina, e perché chi è entrato illegalmente ha pochissime probabilità di dover rifare il percorso. Si sceglie di immigrare clandestinamente perché, nonostante sia terribilmente più pericoloso, è più facile che farlo legalmente. Per non dire di chi decide di rimanere dopo la scadenza del permesso di soggiorno, un problema che sfugge completamente alla polizia di frontiera in quanto si tratta di persone già immigrate.

Se vogliamo risolvere il problema, quindi, dobbiamo capovolgere gli incentivi e rendere più facile e allettante l’immigrazione legale. Se si aprissero di più i confini facilitando l’immigrazione legale, l’immigrazione clandestina si ridurrebbe. Questo significherebbe molti meno immigrati clandestini e molti più immigrati legali. Questi ultimi non possono essere sfruttati dai capitalisti come i primi dato che sono protetti dalle leggi e possono denunciare il padrone senza temere l’arresto o l’espulsione. E poiché i datori non possono assumerli per meno del salario minimo e devono farli lavorare a condizioni di legge se non vogliono rischiare una denuncia, viene a cessare l’incentivo a preferire i clandestini ai lavoratori del posto. Non si parlerebbe più di immigrati che “rubano il lavoro” e spingono i salari al ribasso, lavoratori immigrati e del posto sarebbero alla pari per quanto riguarda l’acquisizione di un impiego e il salario. Le aziende sarebbero costrette ad assumere secondo le capacità e non secondo la possibilità di sfruttare. I lavoratori del posto avrebbero infine più possibilità, se non di liberarsene, almeno di ridimensionare il sistema che opprime sia loro che gli immigrati.

Se qualcuno vi dice che gli immigrati rubano il lavoro, non cercate di convincerlo che non è vero; dite che siete d’accordo e spiegate che proprio per questo bisogna aprire ancora di più i confini (e magari anche abolire la polizia di frontiera).

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