Juan Francisco López Sánchez appartiene a quella sfortunata categoria che il governo americano etichetta come immigrati illegali. Il suo status migratorio è importante perché López Sánchez è accusato di aver ucciso a giugno una donna di San Francisco, Kathryn Steinle. Politici nazionalisti di destra e sinistra sono sbigottiti perché López Sánchez ad aprile era stato rimesso in libertà dalla polizia, dopo essere stato accusato di crimini legati alla droga. Prima di allora era stato espulso diverse volte.
San Francisco è una di quelle amministrazioni conosciute come “città santuario”, località che non riconoscono l’autorità federale in fatto di detenzione e consegna di immigrati clandestini. Ora, dopo l’assassinio, le città santuario sono nuovamente sotto attacco. Carly Fiorina, parlando a Fox News, le ha definite “un’aberrazione”, e le ha poi usate come pretesto per dipingere se stessa (e tutta la destra) come l’esatto opposto della sinistra, che secondo lei sosterrebbe pienamente le città santuario. Forse Carly dovrebbe parlare con la sua compatriota californiana, l’imperatrice Dianne Feinstein, per capire come molti sedicenti di sinistra vedono il problema.
Si dice che se San Francisco avesse rispettato l’ordine federale di detenzione, l’omicidio non sarebbe avvenuto. È probabile che in questo caso particolare i critici abbiano ragione. L’ufficio federale per l’immigrazione (ICE) aveva presentato una richiesta di detenzione, senza mandato, per López Sánchez. La polizia lo ha rilasciato sulla base delle norme statutarie della città santuario di San Francisco. Lo statuto dice che la città non può consegnare un clandestino alla ICE se non in caso di “crimini violenti” o per altre azioni giudiziarie obbligatorie. López Sánchez non aveva precedenti penali, né esisteva un ordine di arresto.
Ma puntare su questo incidente particolare per giustificare l’enorme apparato federale per l’immigrazione non è una scusa valida. Né il presunto reato commesso da López Sánchez, né i reati commessi da altri immigrati illegali, presume la necessità di una pesca a strascico su tutto il territorio nazionale. Si tratta di un’azione contraria ai principi di una società libera e controproducente in termini di sicurezza reale.
Se riconosciamo il diritto di tutti di migrare a prescindere da dove vivono o sono nati, allora tutta la legislazione migratoria deve scomparire, cominciando dall’abolizione del Dipartimento per la Sicurezza Interna. Pensare che qualcuno debba ottenere un permesso dallo stato per essere fisicamente presente in un dato territorio significa disprezzare i principi della libertà individuale, il libero mercato e i diritti basilari. Come dice francamente Thomas Knapp, “In termini di principio, non c’è differenza tra un ‘confine nazionale’ e un territorio dominato da una cosca mafiosa.” Gli Stati Uniti sono il territorio dominato dalla cosca chiamata governo federale. Sconfina senza il permesso del capobastone e subisci l’ira delle leggi sull’immigrazione. Pensi che la tua casa sia tua? Ricrediti. È dello stato, che ha il diritto di dire chi puoi ospitare e chi no.
La politica migratoria diventa ancora più ridicola quando la destra dice di voler difendere i diritti degli stati, e subito dopo strilla sulla necessità di un sistema federale che copra tutta la nazione e che spazi dalla droga all’immigrazione. Sono a favore del decentramento solo quando favorisce la discriminazione e il saccheggio aziendale.
E poi tutta questa ossessione dell’immigrazione finisce per indebolire la sicurezza generale degli americani. Invece di usare i soldi dei contribuenti per togliere le persone dalla povertà o perseguire i veri crimini, lo stato sceglie di investire somme ed energie enormi per tracciare la popolazione. La sua più grande preoccupazione è che possa perdere di vista voi e quella fonte di reddito che voi rappresentate ai suoi occhi. Se domani lo stato smettesse di occuparsi degli immigrati, e tutti quei soldi tornassero nelle tasche degli individui e delle comunità locali, saremmo tutti più sicuri e più ricchi.
Le città santuario non sono il problema. Al contrario, rappresentano una boccata d’ossigeno in un mondo dominato da un apparato di sicurezza fortemente centralizzato. Chris Christie ha riassunto la farsa delle frontiere in maniera sorprendentemente brillante per un politico: “Conosco l’animo umano. Non ho mai visto un muro che una persona determinata non riesca a scavalcare o aggirare.” Christie ha ragione. Se solo applicasse la sua analisi a quella porcheria che è la Sicurezza Nazionale. L’uomo cerca sempre di migliorare la sua condizione e non sarà una squadra antiimmigrazione a fermarlo. La gente continuerà a schivare e frustrare queste istituzioni razziste, e noi dobbiamo festeggiare ogni tentativo di ribellione.