Venerdì 26 giugno, la corte costituzionale americana ha stabilito, con un voto di cinque contro quattro, che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è protetto dalla costituzione. I progressisti amanti dello stato vedono il verdetto come una vittoria per “la nostra democrazia”.
Da libertario, anche io sono contento, anche se molte delle mie ragioni sono molto diverse da quelle dei cosiddetti progressisti. Sono orgoglioso di dire che appoggio pienamente i diritti degli Lgbt, così come il diritto di chiunque a vivere secondo le proprie scelte purché non intacchi la libertà altrui. Da libertario, però, inorridisco anche all’idea che lo stato creda di avere l’ultima parola sulle persone con le quali si può o non si può avere una relazione.
Molti pensano che il matrimonio sia un sigillo ufficiale che sancisce l’amore e l’affidamento reciproco. Ci sono anche benefici fiscali e varie protezioni legali associate a questo rituale, almeno finché si acquista una licenza dallo stato. Questo è ciò che accade quando lasciamo che il matrimonio sia una creatura dello stato: chi possiede un pezzo di carta col bollo che dimostra la “legittimità” della relazione ha diritto ad una manciata di bruscolini di stato.
Sono fermamente convinto che la società dovrebbe riportare alla luce il movimento per l’amore libero, così come avvocato da persone come Emma Goldman e Emile Armand. Talvolta definito come la libertà di avere rapporti con chiunque, l’amore libero non è altro che un processo volto a rimuovere lo stato da ogni questione personale. Amore libero significa che possiamo scegliere di sposarci con qualcuno dello stesso o dell’altro sesso, o di avere relazioni con diverse persone contemporaneamente, purché queste relazioni siano consenzienti. Nessuno ha il diritto di dirci come dobbiamo gestire questi affari. Nessuna autorità, nessun burocrate di stato, né altra persona, ha il diritto di determinare cosa può o non può essere considerato matrimonio. Le uniche persone che possono farlo sono le persone coinvolte. Punto!
Per festeggiare la decisione della corte, Twitterverse ha adottato lo slogan #LoveWins. Io però non credo che la decisione sia venuta dal cuore di questi cinque giudici della corte costituzionale. Se la popolazione in generale vede la cosa dal punto di vista dei sentimenti, credo che lo stato ci veda solo una questione di dominio. Con la sentenza Obergefell, lo stato dice: “sì, ora le coppie dello stesso sesso possono sposarsi, finché siamo soltanto noi ad avere la possibilità di garantire questo privilegio.”
I progressisti possono celebrare quanto gli pare questa vittoria della comunità Lgbt. Ma la vera vittoria ci sarà solo quando lo stato non potrà più stabilire chi può stare assieme a chi. Anzi, quando lo stato non potrà più stabilire alcunché.