Il dodici aprile, al Vertice delle Americhe, il presidente americano Barack Obama ha parlato in pubblico con il presidente cubano Raul Castro a proposito della fine delle tensioni tra i due paesi. Era la prima volta che Cuba partecipava al vertice, e si spera che questo segni l’inizio di una maggiore libertà di movimento di merci e uomini tra i due paesi. In precedenza, Obama aveva definito “datato”l’embargo americano contro Cuba e aveva espresso interesse per la normalizzazione delle relazioni.
Questo cambiamento dovrebbe essere il benvenuto. L’embargo, iniziato nel 1960, ha mancato miseramente l’obiettivo dichiarato di mettere fine al regime di Castro, che di fatto è ancora al potere. Gli embargo tendono a punire la popolazione per le azioni commesse dai loro governanti, indebolendo contemporaneamente l’opposizione. E non parlo degli americani che hanno perso la possibilità di fare affari con i cubani. L’americana Commissione per il Commercio Internazionale una volta ha stimato che l’embargo è costato alle imprese americana qualcosa come 1,2 miliardi di dollari l’anno in mancate vendite e esportazioni, una cifra che da allora è probabilmente cresciuta. Il governo cubano, dal suo canto, dice che il costo per la sua popolazione è di 685 milioni l’anno. Questi costi contribuiscono all’opposizione di moltissimi americani all’embargo.
L’embargo, unito alle sanzioni imposte alle compagnie internazionali che commerciano con Cuba, limita l’accesso di molti cubani agli alimenti, all’acqua potabile e alle medicine. È stato dimostrato che queste carenze sono alla base di molte malattie infettive e della cecità da malnutrizione. Le persone più colpite dall’embargo sono i cubani più poveri. L’embargo non ha fatto altro che accentuare la loro povertà.
Imporre queste punizioni sui poveri cubani è del tutto immorale, anche se non si tiene conto delle perdite subite dalle aziende americane, i consumatori e i contribuenti. Pieno appoggio alla libertà di viaggiare e scambiare beni, dunque, ma non bisogna confondere ciò per consenso agli accordi tra i due paesi. Gli Stati Uniti hanno la tendenza a negoziare accordi commerciali che favoriscono ingiustamente le grandi aziende americane a spese della concorrenza più piccola e spesso locale. Questo è vero soprattutto nel caso di accordi che proteggono i brevetti e i copyright americani, che non sono altro che monopoli protetti dallo stato che limitano la libertà di scambio delle persone. Per avere un vero libero mercato, e non un mercato fortemente regolato, basterebbe che lo stato togliesse gli ostacoli. Questo vale per tutti i paesi. Una politica di libero commercio unilaterale sarebbe un beneficio enorme per la gente ordinaria.
La guerra fredda è finita da decenni, e con essa è morta la ragione alla base dell’embargo. L’Unione Sovietica è scomparsa portandosi appresso il comunismo globale. Americani e cubani dovrebbero essere liberi di interagire pacificamente come desiderano. Il fatto tragico è che questo è solo uno dei tanti casi in cui lo stato si mette di mezzo tra persone che vogliono avere rapporti benefici tra loro. Per il momento, mettere fine a questo orribile embargo, così come alle sanzioni imposte alle aziende che commerciano con Cuba, è un buon punto da cui iniziare.