Il mese scorso, con un tono che potrebbe essere definito da excusatio non petita, l’ex primo ministro britannico Tony Blair ha voluto rassicurare la popolazione dicendo che “noi” (il Regno Unito e gli Stati Uniti) “dobbiamo liberarci dell’idea che siamo stati noi a causare” la destabilizzazione dell’Iraq e l’emergere dell’Isis. Oh no, siete stati voi, invece.
Andiamo indietro nel tempo, alla conferenza di pace di Versailles alla fine della seconda guerra mondiale, quando la Gran Bretagna, con l’accordo delle altre potenze occidentali, riuscì ad ottenere in affidamento l’Iraq mettendo assieme tre ex province ottomane. Governare queste province (sunniti curdi, sunniti arabi e sciiti arabi) era impresa difficile quanto il governo di qualunque altro paese artificiale che le potenze imperiali europee avevano messo su in tutto il mondo. Inoltre aveva un grosso potenziale d’instabilità evidente fin dall’inizio.
Negli anni trenta, gli Stati Uniti appoggiarono l’unificazione della penisola araba sotto la dinastia saudita, la cui religione ufficiale era una forma sunnita ultra-fondamentalista conosciuta come wahhabismo (casualmente, anche i terroristi di al Qaeda responsabili dell’attentato dell’undici settembre erano wahhabiti).
Nel 1953, gli Stati Uniti diedero un impeto fenomenale al fondamentalismo politico islamico rovesciando il governo del primo ministro iraniano Mohammad Mossadeq, un socialista democratico secolare, e restaurando il potere dello Scià. Questo diede origine ad una situazione in cui la forza principale d’opposizione all’autocrazia dello Scià era costituita dal clero fondamentalista. La situazione si risolse nel rovesciamento della monarchia e la sua sostituzione con un regime teocratico.
Nel frattempo, l’amministrazione Eisenhower si impegnò a sostegno di un altro movimento fondamentalista, la Fratellanza Islamica d’Egitto, come alternativa al modello nazionalista costituito dal socialismo secolare di Nasser.
Negli anni sessanta, inoltre, sempre gli Stati Uniti aiutarono il partito Baath nel suo colpo di stato contro il governo iracheno, cosa che portò al potere quello stesso regime contro cui l’America andò in guerra due volte.
Negli anni settanta, poi, gli Stati Uniti crearono le condizioni per l’ascesa di al Qaeda deliberatamente destabilizzando il regime clientelare sovietico in Afganistan, cosa che avvenne grazie agli aiuti forniti ai rivoltosi fondamentalisti, e che finì per provocare l’invasione sovietica e una sanguinosa guerra civile durata un decennio. Negli anni ottanta, tra i vari gruppi fondamentalisti che praticavano la guerriglia contro gli occupanti sovietici, gruppi fortemente armati e addestrati dagli Stati Uniti, emerse al Qaeda. Fu l’amministrazione Carter a destabilizzare l’Afganistan, e Reagan a gettare benzina sul fuoco: dare ai russi il loro Vietnam era un’occasione troppo ghiotta per essere lasciata andare.
Negli anni novanta gli Stati Uniti, forse ansiosi di fare una “splendida guerricciola” per dimostrare la necessità di mantenere le enormi forze “difensive” dopo la fine della guerra fredda, spinse praticamente Saddam ad invadere il Kuwait. L’ambasciatore americano April Glaspie rassicurò Saddam dicendogli che gli Stati Uniti non erano interessati a questioni minori come l’invasione di un paese arabo da parte di un altro paese arabo. Incoraggiato dagli Stati Uniti, intanto, il Kuwait indulgeva in pratiche come la perforazione di pozzi petroliferi obliqui lungo il confine con l’Iraq, cosa che inevitabilmente spinse l’Iraq all’invasione.
Nonostante la devastazione dell’Iraq portata dai massicci attacchi aerei americani, e nonostante un decennio di sanzioni, la dittatura di Saddam rimase un regime secolare in cui la maggior parte delle persone faceva poco caso ai settarismi. I matrimoni tra sunniti e sciiti erano cosa comune come i matrimoni tra battisti e metodisti in questo paese. La forza che più aveva da obiettare contro questa pace secolare e settaria era al Qaeda, il figlioccio dell’America. Rovesciando Saddam e creando un vuoto di potere, gli Stati Uniti fecero proprio ciò che avrebbe garantito ad al Qaeda la strada verso l’Iraq. Dopo aver sconfitto e dissolto il regime Baath, l’Autorità della Coalizione Provvisoria mise su un suo governo fantoccio organizzato lungo linee settarie, con un asse attorno al quale ruotavano sette religiose invece di partiti ad orientamento ideologico. Questa strategia, basata sul divide et impera, rese molto più facile vendere all’asta il paese alla multinazionale petrolifera Halliburton.
E l’Isis? Bè, quando la resistenza al siriano Assad si trasformò in una vera e propria guerra civile, gli Stati Uniti, assieme ai suoi mandatari come i sauditi (quell’aristocrazia petrolifera a cui apparteneva anche Osama Bin Laden), armarono i ribelli anti-Assad, alcuni dei quali andarono a formare l’Isis, un gruppo sunnita fondamentalista così estremista da essere stato ripudiato dalla stessa al Qaeda.
Dunque, sì, Tony. Tu, Bush e Obama – e tutti gli altri porci che in quest’ultimo secolo hanno usato il mondo come scacchiera – siete la causa di tutto ciò. Questo spargimento di sangue vi appartiene. È roba vostra.