Di Kevin Carson. Originale pubblicato il 6 ottobre 2024 con il titolo The Weird Correlation Between “Understanding Economics” and Payola. Tradotto in italiano da Enrico Sanna.
Molti di voi non erano neanche nati quando siti propagandistici libertari di destra come Foundation for Economic Education quasi hanno cominciato a pubblicare sviolinate quotidiane a base di numeri del tipo “l’aumento del salario minimo genera disoccupazione”. Al che io penso tra me, e spesso scrivo anche, che quello che gli manca è un concetto come ceteris paribus. C’è in particolare un fattore che non riconoscono quando fanno affermazioni riguardo i salari e la disoccupazione, ed è l’elasticità della domanda. L’effetto che gli alti salari hanno sulla disoccupazione dipende da quanto è elastica, ovvero sensibile ai prezzi, la domanda di un particolare bene o servizio.
Ma giusto ieri ecco che sorprendentemente John Miltimore, con un pezzo su FEE (“Why Are Fast Food Prices So High?” nove luglio), dimostra di conoscere il concetto: “I prezzi dei fast food sono alti,” dice, “perché nonostante i rincari la domanda resta alta.”
Prova anche a tirar fuori il solito argomento insignificante: “A livello base, i prezzi sono determinati dalla domanda e dall’offerta.” Come ho scritto altrove,
Il discorso parte dall’assunto che i prezzi siano determinati dall’equilibrio tra domanda e offerta, e che ciò sia talmente evidente che ribadirlo è inutile. Dunque, in un mercato in cui il prezzo si forma liberamente, senza limiti o imposizioni, il risultato dipende dall’equilibrio tra domanda e offerta. E questo varrebbe anche in quei casi in cui domanda o offerta sono determinati dal potere di classe. …
Ma questo discorso dà per scontato che domanda e offerta siano fattori spontanei, e che i valori corrispondenti siano slegati dalle relazioni di potere. Sì, i prezzi di mercato sono, per definizione, il prodotto dell’interazione tra una domanda e un’offerta. Ma quali sono i fattori istituzionali che determinano la domanda e l’offerta?
Tornando alla questione principale, il fatto singolare è che questi si ricordano che la domanda è rigida quando giustificano l’aumento dei prezzi degli alimenti a tutto vantaggio dell’industria, ma poi lo scordano quando dicono che l’aumento dei salari genera disoccupazione.
Due battute a proposito. La prima di Upton Sinclair: “è difficile far capire una cosa a chi è pagato per non capire.” La seconda è di David Roth: il compito di quelli come Tyler Cowen è di “trovare nuovi modi di dire ‘il tuo capo ha ragione’.”
Viene il sospetto che la capacità di vedere le differenze sia il tentativo da parte di un gruppo di pennivendoli di adeguare il proprio concetto di “economia” agli interessi di chi li foraggia. Il che spiegherebbe certi casi estremi come John Stossel, anche se la maggior parte di loro non è in malafede. È più probabile che si tratti di un meccanismo automatico come quello descritto da Edward Herman e Noam Chomsky ne La fabbrica del consenso.
Questo meccanismo è integrato nella missione di organizzazioni come Foundation for Economic Education, Future of Freedom Foundation e Reason Foundation. Che hanno per missione la difesa dei “principi del libero mercato”, della “libera impresa” o di qualcos’altro del genere, che all’atto pratico significa difendere la liceità di quasi tutte le grandi aziende e i miliardari. Dopotutto, sono loro che gli danno lo stipendio. In pratica, tolto qualche caso di “capitalismo clientelare”, concepito come anomalia del sistema e dei suoi attori principali, i commenti pubblicati servono a difendere gli interessi delle aziende contro le critiche che vengono da sinistra.
Ne consegue che un articolo che giustifica i salari attuali dicendo che riflettono la produttività marginale del lavoratore, o che sostiene che aumentare il salario minimo genera disoccupazione, ha buone probabilità di passare, mentre un articolo che fa notare che le cose non sono così semplici non va da nessuna parte. Poi basta che un articolo dica che è semplicistico accusare il potere di mercato delle aziende dell’aumento dei prezzi che quel pezzo diventa articolo di punta, proprio come l’articolo di Miltimore su FEE.
In ogni caso, quando si legge un commento economico dei libertari di destra è inutile andare a cercare acutezze o complessità se non quando difende gli interessi del capitale. Tanto per fare un miscuglio di proverbi, che un articolista veda la pagliuzza o la trave dipende dall’uovo in cui si cerca il pelo.
Le nostre traduzioni sono finanziate interamente da donazioni. Se vi piace quello che scriviamo, siete invitati a contribuire. Trovate le istruzioni su come fare nella pagina Sostieni C4SS: https://c4ss.org/sostieni-c4ss.