Di Kevin Carson. Originale pubblicato il 20 maggio 2023 con il titolo “Supply and Demand”: A Quibble. Traduzione di Enrico Sanna.
Scrive Shi Sanyazi sul sito del Hampton Institute: “I prezzi delle case dipendono dai poteri di classe e dal profitto, non dalla domanda ed offerta”: La verità è che…, in quanto affittuari, dipendiamo dall’equilibrio tra i poteri di classe, non dall’equilibrio tra domanda e offerta.
Capisco. Quando a sinistra si lamenta il prezzo di una qualunque cosa, esempio primo i bassi salari di McDonald’s o di Amazon, i saputelli di destra fanno la solita paternale: “La sinistra non capisce un’acca di economia, è solo una questione di equilibrio tra domanda e offerta!”
Il problema è che, per come è impostato, l’articolo di Shi Sanyazi è come se partisse da una premessa: che tra l’affitto (o un qualunque altro prezzo) determinato “dall’equilibrio tra domanda e offerta” e quello determinato “dall’equilibrio tra poteri di classe” esiste una sorta di contraddizione.
In realtà non c’è nessuna contraddizione. I prezzi sono determinati dall’equilibrio tra domanda e offerta, questo è talmente evidente che ribadirlo è inutile. In un qualunque mercato in cui il prezzo si forma senza interferenze come un prezzo imposto o un prezzo massimo, il risultato dipende dall’equilibrio tra domanda e offerta. Questo vale anche in quei casi in cui domanda o offerta sono determinate dal potere di classe.
La possibilità di tenere sotto controllo la domanda o l’offerta è un aspetto del potere di classe. Prendiamo il caso tipico dei prezzi monopolistici: un poveraccio morto di sete, vestito di stracci, vaga per il deserto finché non giunge ad un chiosco dove un bicchiere d’acqua costa mille dollari. Il prezzo è, sì, determinato dalla domanda e dall’offerta, ma il problema è che, se per l’assetato l’utilità marginale del primo bicchiere è teoricamente infinita, l’offerta dell’acqua ricade interamente sotto il controllo di chi possiede il chiosco.
Nel suo Positive Theorie des Kapitales, Eugen von Böhm-Bawerk spiega la formazione del prezzo con l’incontro tra venditore e compratore. Quando compratore e venditore si incontrano, stanti le condizioni di domanda e offerta di un determinato bene in un determinato momento, danno origine ad una coppia marginale composta da un compratore e un venditore. Le cose si complicano quando c’è uno sbilanciamento numerico tra compratori e venditori. Se il prezzo di un bene è eccessivo, abbiamo più venditori che compratori, il contrario se il prezzo è troppo basso. Se alcuni compratori insoddisfatti non riescono a trovare un venditore, è probabile che il venditore in futuro alzerà il prezzo in modo che quantità richiesta e quantità offerta si equivalgano. Il contrario avviene se alcuni venditori non sono riusciti a liquidare tutta la merce: la prossima volta probabilmente chiederanno un prezzo più basso.
La funzione dei monopoli (diritto di proprietà artificiale e scarsità artificiale con la forza dello stato) serve, tra le altre cose, a far sì che i compratori di lavoro o i proprietari di locali da affittare evitino la competizione. Lo stato capitalista limita l’offerta di lavoro di quelle persone che competono tra loro per un posto. Quanto alla terra e agli alloggi, è la natura stessa a limitare l’offerta di chi è in competizione per l’affitto o per l’acquisto, così come spiegano David Ricardo, Henry George e tutti gli economisti classici. Ma le leggi dello stato esasperano questa penuria naturale, trasformandola in penuria artificiale tramite la proprietà assenteista e la privatizzazione dei beni comuni.
Quello che dice Shi Sanyazi, o che perlomeno avrebbe dovuto dire, è che, sì, i prezzi degli alloggi sono determinati dall’equilibrio tra domanda e offerta, ma questo a sua volta dipende dai proprietari con l’aiuto delle leggi statali sulla proprietà.
La reazione davanti all’argomento “domanda e offerta” è però perfettamente comprensibile. I libertari di destra tirano fuori l’argomento “domanda e offerta” perché sono convinti di giustificare così i salari bassi, il caro affitti e così via attribuendo il tutto alle imparziali leggi dell’economia e escludendo le relazioni di potere. In realtà, ridurre il tutto a una semplice questione di “domanda e offerta” non spiega nulla.
Perché si parte dal principio che domanda e offerta sono fattori spontanei, e che i valori corrispondenti sono avulsi alle relazioni di potere. Sì, ripeto, tutti i prezzi di mercato sono, per definizione, il prodotto dell’interazione tra una domanda e un’offerta. Ma chiedetevi un po’: quali sono i fattori istituzionali che determinano la domanda e l’offerta?
I possibili arrangiamenti istituzionali della proprietà e della distribuzione della ricchezza sono pressoché infiniti, e in ognuno di questi casi, quando domanda e offerta operano liberamente, il prezzo è diverso. Ma contrariamente a quello che dicono i soliti noti sui siti della destra libertaria, nessuno di questi arrangiamenti è il prodotto dell’agire autonomo e dell’appropriazione pacifica. Che nessuno dei titoli di proprietà fondiaria sia il risultato di un’appropriazione pacifica è incontestabile; la “proprietà privata”, quest’idea che tanto piace ai libertari di destra, è quasi interamente il prodotto di un’imposizione violenta dello stato.
Pertanto parlare di “domanda e offerta” all’atto pratico non ha sostanza.
Il prezzo di un farmaco prescrivibile brevettato è determinato dalla domanda e l’offerta. Anche il prezzo di un farmaco generico di cui è scaduto il brevetto è determinato dalla domanda e l’offerta. I prezzi però sono diversi. Capite il meccanismo? Lo stesso principio vale con le norme istituzionali che regolano la proprietà e la distribuzione del capitale, della terra e così via.
Quando ci si lamenta per i salari bassi, o perché le paghe degli alti dirigenti sono molto più alte di quelle dei lavoratori, ci si lamenta dei fattori istituzionali che determinano quel particolare equilibrio tra domanda e offerta che porta a quella determinata situazione.
Quando conservatori, neoliberali e libertari di destra dicono “è tutta una questione di domanda e offerta”, come se stessero facendo un’affermazione di sostanza, in realtà non stanno dicendo nulla.
Lasciamo da parte queste distrazioni, e chiediamoci: quali regole dovrebbero governare la proprietà o il passaggio di proprietà della terra, le idee, le aziende e altre forme di proprietà? Facciamo regole giuste, e lasciamo che l’incontro tra domanda e offerta facciano il resto.
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