Di Darian Worden. Originale pubblicato il 24 maggio 2021 con il titolo Go Forward to Freedom. Traduzione di Enrico Sanna.
Mentre negli Stati Uniti va avanti la vaccinazione e cala l’incidenza del covid-19, molti stanno pensando a cosa accadrà. “Ritorno alla normalità”? Ma c’è una “nuova normalità”? Chi è ancora qui forse dovrebbe puntare a qualcosa di meglio del vecchio mondo che ha deluso tantissimi, dovrebbe pensare ad andare oltre, verso un mondo migliore.
In quest’ultimo anno abbiamo visto persone che per vivere si scambiavano aiuto. Invece di esacerbare il contesto dello sfruttamento, milioni di persone hanno scelto di agire singolarmente e collettivamente prendendosi cura gli uni degli altri, cercando una nuova comunità. Invece di unirsi ai fascisti o accettare la loro voglia di potere, gran parte della popolazione ha fatto sentire la sua contro il fascismo, migliaia lo hanno combattuto, in una miriade di modi. Invece di accettare passivamente il capitalismo di sorveglianza, la violenza di stato, il razzismo, le persone si sono attivate per reclamare la propria autonomia nell’aiuto reciproco. Sullo sfondo di un disastro che va avanti da più di un anno, contro nuove minacce e nuovi pericoli, la gente sta dimostrando che il mondo può finire diversamente.
La mia visuale si limita agli Stati Uniti, dove vivo, ma è importante capire che la pandemia non regredisce allo stesso modo in tutto il mondo. In molti paesi il virus è ancora molto diffuso e l’accesso ai vaccini è diseguale. I brevetti, le lobby e i loro avvocati possono bloccare una produzione globale dei vaccini e dei farmaci necessari a vivere meglio.
Chi negli Stati Uniti ha conosciuto la pandemia dovrebbe riflettere sul disastro che ci circonda. Mezzo milione di persone sono morte di covid, molti altri sono in cura, molti altri ancora ne soffrono i postumi.
Qualcuno scrive che è colpa dell’“individalismo” se la risposta è debole. Certo ci sono comporamenti dannosi che rientrano nell’individualismo, ma fermarsi qui significa non cogliere l’insieme, significa togliere l’atto d’accusa dalle grandi questioni, come l’inasprimento del potere di classe, il razzismo strutturale e l’ideologia autoritaria del partito di governo nel 2020. Dire ai lavoratori che è loro dovere rischiare la vita per il bene della Economia, di cui colgono solo le briciole, salvo poi etichettarli come “eroi” per il loro sacrificio, tutto questo non è poi granché individualistico. Tra le cause che hanno reso la pandemia così devastante negli USA c’è la deriva autoritaria che pone l’individuo in gruppi che possono essere suddivisi, segregati e valutati piramidalmente.
Abbandonare la popolazione al disastro è una pratica della periferia imperialistica che presto potrebbe arrivare anche al centro. Nel 2017 l’uragano Maria devastò Portorico. Trump e i suoi leccapiedi, invece di mettere a disposizione dei cittadini quel potere che il paese possiede globalmente, si diedero da fare per pompare propaganda di regime.
Inizialmente, il virus colpiva principalmente le zone metropolitane e alcune enclave etniche suburbane. Molti, soprattutto nella destra bianca, considerano questi luoghi entità estranee al paese, vedono i loro abitanti come persone sospette. I portoricani, ad esempio, tecnicamente sarebbero americani, ma sono spesso considerati altro. Le zone in cui vivono molte persone di colore sono spesso dipinte come se fossero una vaga minaccia straniera, cosa resa ancora più esplicita dalla campagna elettorale dei repubblicani per i quali queste persone minacciano di invadere i sobborghi con i loro valori.
Finché a morire erano i diversi, per molti era facile ignorare la questione. Quando colpiva qualcuno dei loro, l’ideologia li portava ad accusare i diversi, oppure trovavano ragioni sanitarie che rendevano questi casi un eccezione, le morti un fatto relativo.
Il partito che governava l’anno scorso era un movimento violento guidato da un uomo che definiva “animali” gli immigrati, parlava in termini apocalittici di minacce al paese e coltivava l’immagine assurda della fermezza fisica (a prescindere dalla realtà fisica). Non è esagerato dire che molti dei suoi sostenitori avrebbero considerato la possibile ecatombe un atto di pulizia nazionale per cui vale la pena rischiare la vita: ne avrebbero sofferto gli individui, ma la nazione si sarebbe rafforzata.
I demagoghi imbroglioni e razzisti del governo federale distribuivano apparecchi salvavita per attirare elogi e sostegno politico. I ricchi potevano isolarsi nel loro lusso, godere di un’eccellente assistenza sanitaria mentre gli altri rischiavano la vita lavorando. Presunti esperti di sanità consigliavano agli americani di continuare a lavorare senza mascherine, bastava cantare una canzoncina mentre si lavavano le mani.
Se c’è una lezione da trarre è che non possiamo contare sulle autorità, ma possiamo edificare una nostra comunità su cui contare. Dobbiamo imparare dall’esperienza ciò che si può per poi fuggire verso la liberazione dell’individuo e della collettività.
Indossate la mascherina quando c’è il rischio di contagio, e se volete indossatela anche in altri momenti. Più sono le mascherine e più è inutile l’attività del capitalismo di sorveglianza e dello stato di polizia. Le mascherine possono evitare anche la diffusione di altre malattie che sono una seccatura per molti e un pericolo per alcuni. Inoltre, proteggono da sostanze irritanti nell’aria, come il polline.
La necessità di incontrarsi online o di lavorare da casa ha aspetti positivi e negativi, sta al lavoratore adattarli ai suoi bisogni. È una gran cosa per i disabili, allevia il peso del pendolarismo. Per tanti, invece, il tentativo raffazzonato di portare a casa l’ufficio è stato difficile. C’è poi il pericolo che la disciplina del lavoro si estenda alla casa, annullando il confine tra lavoro e spazio personale. Avere padronanza del luogo di lavoro è importante se si vuole organizzare la giornata lavorativa, i prossimi mesi saranno un’impresa.
La lotta dei lavoratori per un trattamento rispettoso potrebbe rivelarsi una delle più radicali di quest’anno. Che si tratti di azioni informali, come il personale che si dimette in massa e lascia scritte le proprie frustrazioni, o di azioni sindacali, o di scioperi, i lavoratori fanno sentire la loro voce. Un’azione vigorosa potrebbe portare a salari e benefici migliori, il che sarebbe un grosso miglioramento per persone che finora si sono sentite dire che non meritano quanto serve per vivere bene. Questo potrebbe rafforzare la fiducia del lavoratore, che a quel punto potrebbe andare oltre le condizioni di lavoro. Speriamo che le azioni dei lavoratori vadano oltre, che nascano imprese e cooperative di lavoratori che operano per il bene dei lavoratori stessi e della comunità in generale.
Può essere un bene tornare alle cose famigliari, a ciò che ci dà l’impressione di una vita normale, ma per edificare un futuro migliore, prima di andare oltre, occorre prima capire dove siamo. E andarci in solidarietà. Nell’uguaglianza. Verso la liberazione.