Il rapimento e l’assassinio di tre adolescenti israeliani è un crimine odioso. Ma la risposta del governo israeliano è dal canto suo un’orgia di crimini violenti.
Quando qualcuno commette un crimine contro qualcun altro, solo l’autore di questo crimine dovrebbe essere considerato responsabile. Non la famiglia o i compagni di camera, non quelli della sua razza o nazionalità, non quelli che condividono le sue idee politiche, non quelli che vivono nella stessa area geografica. La punizione collettiva è immorale. La Convenzione di Ginevra la considera un crimine, un’aggressione violenta che tutti quelli che tengono ai diritti dell’individuo dovrebbero odiare. Ora, in risposta alla morte di questi adolescenti, il governo israeliano ha deciso di commettere questo crimine.
Soldati israeliani hanno demolito le case di Marwan al-Qawasmeh e Amer Abu Aisheh, sospettati del rapimento e dell’uccisione. Questa punizione è avvenuta senza processo. La demolizione ha terrorizzato membri di famiglie innocenti e vicini di casa, e ha danneggiato i loro beni. Secondo la Reuters, “Prima di far saltare in aria la casa, i soldati hanno mandato in frantumi le finestre e scaraventato a terra i sofà. Hanno fatto a pezzi con una mazza il water e il lavandino, oltre ai gradini della scala uno per uno. Zucchero, yogurt e pane sono stati gettati sul pavimento della cucina.”
Questa distruzione gratuita non è stata d’aiuto alla cattura dei sospetti, né ha risarcito le famiglie delle vittime. È solo una distruzione stupida che terrorizza un vicinato e impoverisce il mondo.
E non finisce qui. Secondo Amnesty International, il governo israeliano “la mattina del primo luglio ha lanciato almeno 34 attacchi aerei in diverse località di Gaza. Ci sono notizie di feriti palestinesi.” Com’è facile immaginare, queste azioni colpiscono innocenti, lasciandosi dietro indiscriminatamente feriti, morti e distruzione.
Amnesty parla anche di persone morte per mano delle forze di sicurezza israeliane da quando è iniziata la ricerca dei giovani rapiti. Secondo il governo israeliano, uno dei morti, Yousef Abu Zagha, lanciò una granata; ma secondo la Associated Press “la famiglia dice che stava portando a casa delle uova per il pasto prima dell’alba, come previsto dal digiuno del Ramadan.”
La punizione collettiva non è una novità per lo stato di Israele. Da tanto tempo costringe il popolo di Gaza alla povertà con un embargo draconiano che divide le famiglie, priva le persone della libertà di cercare cure mediche, e impedisce quel commercio pacifico che potrebbe dare benefici e prosperità ad entrambe le parti. L’Onu ha condannato l’embargo come una violazione dei diritti umani.
Lo stato di Israele, inoltre, arresta arbitrariamente i palestinesi. Secondo Amnesty, sono “almeno 364 i palestinesi attualmente agli arresti amministrativi, un numero che non si vedeva da anni.”
E sono numerosi i posti di blocco che limitano la libertà di movimento dei palestinesi, a molti dei quali Israele demolisce le case per costringerli ad andare altrove e rubare loro le terre.
Lo stato di Israele cerca di giustificare tutta questa violenza nel nome della lotta al terrorismo. Ma è lo stesso stato che fa violenza alle popolazioni civili per terrorizzarle e raggiungere i propri scopi. Terrorismo è semmai la violenza praticata dallo stato di Israele.