Il quindici aprile sembra diventata una sorta di festività per i progressisti, che ogni volta inevitabilmente tirano fuori la frase di Oliver Wendell Holmes, secondo cui le tasse sono “il prezzo che paghiamo per la civiltà”, e ci ricordano tutte le grandi cose – strade, scuole e altro – che le tasse producono. A ben vedere, però, il giorno della dichiarazione dei redditi non è la scelta migliore in fatto di festività progressiste.
Cominciamo dall’idea di una tassazione progressiva come rimedio alla diseguaglianza economica, e all’ingiusta distribuzione della ricchezza, prendendo Bill Gates come esempio illustrativo. Quasi tutto il prezzo del software Microsoft, probabilmente 99 centesimi per ogni dollaro che entra nelle sue tasche, corrisponde ad un furto. Tutta la fortuna di Gates è un bottino, rendita monopolistica estratta dalle tasche dei consumatori grazie alle leggi sulla “proprietà intellettuale” (sic). Se non fosse per il copyright e il monopolio dei brevetti sui suoi sistemi operativi e altri prodotti, Gates avrebbe potuto diventare, giusto come possibilità, milionario vendendo servizi di supporto e di personalizzazione di software di per sé gratis (il modello imprenditoriale di Linux). Anche accumulando 10 milioni di dollari, raggiungerebbe lo 0,01% del suo reddito massimo raggiunto, che è di 100 miliardi. Se pensiamo che Gates non avrebbe mai potuto acquisire quel bottino senza l’aiuto delle leggi federali, sembra ragionevole supporre che l’obiettivo della giustizia potrebbe essere raggiunto solo tassando il reddito di Gates al 100%. Altrimenti, lo stato sta semplicemente aiutando Gates a derubarti per poi renderti una frazione del bottino tanto per rendere l’ingiustizia meno destabilizzante.
Lo stesso principio si applica a tutta la “tassazione progressiva” della ricchezza dei plutocrati. Il compito primario dello stato consiste nell’imporre diritti di proprietà artificiali e scarsità artificiali da cui la classe economica dominante può estrarre rendita. Aspetto molto secondario, una piccolissima porzione di questa rendita viene data ai più poveri tra i poveri, così da evitare che la fame e la disperazione raggiungano un livello politicamente destabilizzante talmente alto che la popolazione potrebbe fare a pezzi tutto il macchinario dello sfruttamento. Questa ricchezza serve anche a dare alla classe media qualche diritto acquisito, come la Social Security (il sistema pensionistico pubblico americano, ndt), sebbene questo sia finanziato quasi interamente dalle deduzioni non progressive in busta paga. La spesa sociale serve a mantenere il potere d’acquisto abbastanza alto da impedire al ciclo economico di boom e crollo di diventare troppo aspro. Tornando alla questione, tutte queste forme di assistenza sociale per i più poveri e diritti acquisiti per la classe media impallidiscono di fronte alla ricchezza che i plutocrati rubano alla popolazione con l’aiuto dello stato.
Anche tassare i plutocrati al 100% e dare tutto alla popolazione sotto forma di reddito garantito sarebbe profondamente stupido. Sarebbe come prendere con una mano e rendere con l’altra, mangiando metà del denaro con i costi amministrativi. Sarebbe molto più sensato che lo stato smettesse di aiutare i ricchi a derubarci in primo luogo: Abolite brevetti e copyright, diritti di proprietà su terre possedute e inutilizzate, barriere d’ingresso imposte alle piccole aziende, costrizioni normative sui lavoratori autonomi e chi lavora a casa e compete con attività fatte di capannoni e uffici, e altro simile. Ma voi sapete che lo stato non lo farà, perché imporre il sistema di sfruttamento è la sua ATTIVITÀ.
E tutte quelle autostrade, strade, scuole, “difesa” nazionale e altri simili? Bè, in linea generale, tutte le volte che lo stato fornisce “servizi pubblici” sottocosto a beneficiarne di più sono le grandi imprese il cui modello d’impresa dipende fortemente da questi aiuti di stato. I principali beneficiari del sistema autostradale interstatale (messo su sotto la supervisione del segretario al dipartimento del dipartimento della difesa Charles “Quello che è bene per la General Motors è bene per l’America” Wilson, ex amministratore delegato della General Motors), ad esempio, sono i comparti del trasporto su strada, le grosse catene commerciali, le industrie conserviere, le grosse birrerie, che hanno fatto fuori i negozi, le conserviere e le birrerie locali, e hanno trasformato la provincia in un deserto.
La scuola classifica, seleziona e trasforma gli esseri umani in “risorse umane” piegate e deformate per renderle adatte ai bisogni delle grandi imprese, per farne macchine burocratiche obbedienti e acritiche. Il sistema stradale locale, promosso dall’industria automobilistico-stradale e da quella immobiliare, serve principalmente a trasformare l’automobile in una necessità per la povera gente, che un tempo avrebbe usato i piedi, la bicicletta o il tram per andare al lavoro o a fare la spesa.
Quanto alla “difesa nazionale”, il suo scopo principale è l’imposizione del dominio corporativo su tutto il pianeta. Tra “difesa”, ruolo militare dalla Nasa e della Sicurezza Nazionale, e debiti delle guerre del passato, i militari (in pratica, poliziotti a noleggio che terrorizzano il mondo per costringerlo ad accettare il dominio corporativo) prendono più della metà del bilancio americano.
Questo è il genere di “civiltà” che stiamo finanziando.