Il Futuro di Bitcoin “in Dubbio”? Ne Dubito.
The following article is translated into Italian from the English original, written by Thomas L. Knapp.

Un articolo sincero sul collasso di Mt. Gox, il mercato dei cambi di Bitcoin, suonerebbe più o meno così:

“Ehi! Il mercato dei cambi più importante di Bitcoin è scomparso nel nulla… e invece di collassare, i Bitcoin ancora si vendono a 500 dollari! Una moneta robusta, con grandi capacità di ripresa! Un successo! Grande! Grande!”

Sincerità nelle notizie? Mica tanto. Al contrario, vediamo i soliti sospetti che mulinano sempre la stessa solfa da quando hanno visto Bitcoin: “Il futuro di Bitcoin è in dubbio”.

Io ho i miei dubbi.

In realtà, se anche Bitcoin oggi o domani dovesse scendere ad un valore percepito pari a zero, sarebbe comunque un grande successo: La prova dell’idea che una moneta non-governativa, che funziona da pari a pari, che si auto-organizza senza l’aiuto delle autorità centrali è una possibilità.

Sì, qualche speculatore (“compra basso, vendi alto”) si è fatto male con tutti questi su e giù di Bitcoin inteso come “investimento”. D’altro canto, però, qualcuno è diventato molto ricco. E Bitcoin non è pensato per ESSERE un “investimento”. È pensato per essere un mezzo di scambio.

E poi sì, anche chi ha usato Bitcoin come quel mezzo di scambio che dovrebbe essere si è fatto male. Per due ragioni. Perché lo stato ha rubato quantità significative di Bitcoin, ad esempio dai clienti di Silk Road, e perché anche gli hacker hanno rubato un bel po’. Ma per qualche ragione non vedo servizi della CNN che dicono che è “in dubbio” il futuro dei dollari (emessi dallo stato americano, che poi li ruba a carriolate con le tasse e l’inflazione) e delle carte di credito (il furto di Bitcoin è una bravata rispetto alle frodi sulle carte).

E ancora sì, Bitcoin in sé potrebbe calare di importanza fino a diventare irrilevante quando altre criptomonete più forti, più sane, più facili da rendere anonime prenderanno il suo posto. Litecoin. Dogecoin. L’imminente Zerocoin. Non so neanche immaginare quale criptomoneta diventerà “lo standard” o uno tra i pochi mezzi di scambio “più fidati”.

Ma POSSO dire con certezza che le criptomonete sono qui per restarci.

Perché? Perché funzionano. Servono funzioni vitali: Non solo proteggono chi le usa dal furto, pubblico o privato che sia, ma anche perché permettono di fare “micropagamenti” – spina dorsale del commercio economico su internet – rendendo i confini economicamente superflui.

Curiosamente, gli stessi media tradizionali farebbero meglio a prendere in considerazione Bitcoin e altre criptomonete invece di insistere con la loro pusillanimità approvata dallo stato. Da anni i giornali si lamentano perché internet colpisce duramente i loro bilanci. Hanno già adottato uno schema di “micropagamenti aggregati” (vendita di spazi pubblicitari a bassissimo prezzo per ogni inserzione o click) come rimedio parziale. Ricorrere ai micropagamenti in criptomonete, invece di erigere alte “barriere” in dollari che pochi sono disposti a saltare, sarebbe stato il primo passo logico verso la loro ripresa economica.

Le uniche entità e organizzazioni economiche che hanno qualcosa da temere da Bitcoin e simili sono lo stato e la classe politica (che include i parassiti pseudo-“privati” che cavano rendita dalle mammelle delle tasse). E hanno RAGIONE a temere. I loro giorni sono contati.

Traduzione di Enrico Sanna.

Anarchy and Democracy
Fighting Fascism
Markets Not Capitalism
The Anatomy of Escape
Organization Theory