Il programma di torture della Cia è tornato alla ribalta questa settimana, quando tre ex detenuti hanno denunciato i due psicologi che crearono e gestirono il programma ai tempi di Bush. Secondo l’Unione Americana per le Libertà Civili (che preme affinché il responsabile del Dipartimento di Giustizia, Loretta Lynch, incarichi un pubblico ministero apposito), James Mitchell e John Jessen “contribuirono a convincere la Cia ad adottare la tortura come pratica ufficiale”; diventando poi schifosamente ricchi.
L’Associazione Psicologica Americana (Apa) ha cavato una figuraccia dallo scandalo. L’estate scorsa il suo consiglio ha deciso (quasi all’unanimità) di vietare agli psicologi ogni futura partecipazione al programma governativo di interrogatori in luoghi come Guantanamo Bay e altri siti neri della Cia. L’Apa aveva poche scelte visto lo stillicidio di notizie riguardo la collusione attiva con la Cia, stillicidio culminato nel tragicamente famoso “Hoffman Report”. La pubblicità che ne è risultata ha sollevato proteste a livello internazionale per come sono stati violati gli standard basilari dell’etica professionale e le leggi internazionali. Secondo il Hoffman Report, i precedenti dinieghi dell’Apa riguardo il coinvolgimento nel programma hanno nascosto le responsabilità dirette dei più alti livelli.
Come accade spesso, col senno di poi è facile incriminare l’Apa e gli psicologi perversi che hanno aiutato la Cia a mettere su e gestire il suo raccapricciante programma. Ma bisogna stare attenti anche a tutti i tentativi di collaborazione, presenti e futuri, tra lo stato la professione medica. Non importa quanto ognuna delle parti dica che è necessaria o a fin di bene, da una tale collaborazione non può venire niente di buono. Intendiamoci, nessun lettore può indicare un periodo della sua vita in cui stato e medicina americana erano separati. Il punto non è reclamare un ritorno al passato recente in cui la professione medica era pura e libera da ingerenze statali. Dobbiamo invece semplicemente riconoscere che la crescente collaborazione tra stato e medicina va a discapito della salute del paziente, e a tutto vantaggio degli intrighi mortali di Washington.
La collaborazione Cia-Apa, anche se dagli scopi limitati, mostra quanto facilmente la pratica medica possa essere fuorviata e corrotta per servire i bisogni di alcune mele marce. E non ignoriamo le ovvie implicazioni per altri programmi stato-medicina come Medicare, Medicaid e Obamacare. Anche se sembrano entrati definitivamente nella vita degli americani, questi programmi sono suscettibili di corruzione. Si potrebbe dire, anzi, che nascono corrotti.
Ancora non siamo alla tortura istituzionalizzata nei centri sanitari di quartiere. Ma non è detto che tutti i casi di corruzione ricalchino lo schema Cia-Apa. In Insanity: The Idea and Its Consequences, il dottor Thomas Szasz (scrivendo nel 1987) spiegò così la pericolosa deriva della medicina burocratizzata:
“Con l’uscita progressiva dal libero mercato, la medicina ha assunto molte delle caratteristiche economiche e politiche, e molti dei problemi, che da tanto caratterizzano la psichiatria. È per questo che diagnosi e terapia sono sempre più politicizzate, e la politica sempre più medicalizzata.”
Con quella che ormai pare diventata una sparatoria bimestrale, e con gli americani alla ricerca disperata di una spiegazione, la malattia mentale è diventata un comodo capro espiatorio. Tra non molto, chi è stato diagnosticato malato mentale non potrà avere armi. Quanto tempo passerà prima che il governo americano faccia il passo seguente, marchiando come sospetto criminale chi si rivolge ad uno specialista in malattie mentali?
Le malattie mentali non sono le uniche ad essere stigmatizzate in un mondo in cui la medicina è sempre più politicizzata. Anche le malattie che richiedono cure costose sono nel mirino in tempi in cui il budget viene spinto fino ai suoi limiti.
Non è che stato e medici cospirino assieme contro i cittadini. È che questo è il naturale percorso discendente di tutti quei servizi che ricadono sotto il dominio dello stato e dei burocrati corporativi. Szasz illustra così questo percorso:
“Quando terze parti presero il posto dei pazienti nel pagare i medici, questi ultimi smisero di cercare la soddisfazione del paziente per soddisfare i pagatori: le compagnie di assicurazioni (regolate dallo stato) e lo stato. Come si ottiene la soddisfazione di un cliente? Migliorando le sue condizioni e rispettando il suo volere. Come si ottiene la soddisfazione di una burocrazia? Drammatizzando e dicendo che le grandi cose che si fanno vanno a vantaggio di generici beneficiari.”
Lo scandalo Cia-Apa è solo un sintomo (anche se illustrativo) di quel male più ampio che è il complesso medico-industriale. Ogni volta che lo stato si introduce nella professione medica, la salute dei pazienti ne soffre. E ci sono momenti in cui questa sofferenza assume una forma violenta, visibile e immediata.