In una intervista del ventidue febbraio, il presidente della corte suprema dell’Alabama Roy Moore ha esposto le ragioni che lo hanno portato a bocciare la possibilità che un giudice di quello stato possa sposare persone dello stesso sesso. “Manca la definizione di famiglia,” ha detto. E poi ha aggiunto, preoccupato, che persone bisessuali potrebbero “sposare due persone: una dello stesso sesso e una dell’altro”. Anche se lo stato a tutti i livelli neanche prende in considerazione matrimoni di gruppo di questo genere, non esiste alcuna ragione logica per vietarli in una società libera. E non esiste alcuna ragione perché lo stato, a qualunque livello, debba essere coinvolto nella questione dei matrimoni.
Le relazioni interpersonali non dovrebbero essere soggette a licenze arbitrarie né alle manie di politici puritani. Lo stato non dovrebbe neanche avere il diritto di definirle, regolarle o limitarne la forma in alcun modo. Le persone adulte e consenzienti, responsabili delle conseguenze delle proprie azioni, adottano quello stile di vita che meglio soddisfa la propria aspirazione alla felicità. Per qualcuno questo significa monogamia eterosessuale, mentre per altri significa una relazione omosessuale o con più partner. Le persone che non approvano dovrebbero essere libere di dissociarsi o di esprimere la propria disapprovazione come credono meglio, ma non dovrebbero avere la possibilità di usare il potere coercitivo dello stato per limitare le scelte altrui.
L’Oklahoma fa da stato apripista con una proposta di legge (HB 1125) che mira a togliere dalle mani dello stato il potere di emettere licenze matrimoniali. Secondo la proposta, il matrimonio verrebbe celebrato da un religioso per poi essere registrato e certificato da un funzionario della contea. Anche se la proposta rappresenta un passo positivo, così come è formulata mette troppa enfasi sul clero cristiano e ebraico, escludendo altre religioni e laici. Chi non desidera il matrimonio religioso può in alternativa firmare una dichiarazione e optare per il matrimonio secondo la common law. La proposta metterebbe fine alle licenze statali, ma lascia intatto tutto il sistema statale che offre riconoscimento e benefici alle coppie sposate.
Le leggi americane contengono 1.138 provvedimenti statutari che riconoscono una serie di particolari benefici, diritti e privilegi alle coppie sposate. Ci sono, tra gli altri, provvedimenti riguardo le tasse, l’immigrazione, l’eredità, la pensione e l’assicurazione sulla vita. Concedere tutti questi benefici soltanto a persone che vivono una certa relazione è una forma di discriminazione e di ingegneria sociale. È bene vedere che ci sono stati che non discriminano più contro le coppie dello stesso sesso, ma è allo stesso tempo tragico vedere che quelle coppie ora sono sottoposte alle stesse pratiche di ingegneria sociale applicate alle coppie eterosessuali.
Spesso è proprio chi dichiara il proprio amore per la libertà e per un “governo limitato” che poi chiede a gran voce che sia lo stato a definire e gestire la politica matrimoniale e distribuire benefici alle coppie sposate. Chi ama davvero la libertà capisce che il matrimonio è incompatibile con l’ingegneria sociale. Se il matrimonio “tradizionale” possiede tutti quegli aspetti positivi che dicono i suoi sostenitori, non avrebbe alcun problema a competere in una sorta di libero mercato degli stili di vita. La cosa migliore è lasciare il matrimonio alle singole persone, gli amici, i famigliari, le istituzioni religiose, deità di propria scelta o figure laiche. Lo stesso vale per le innumerevoli alternative al matrimonio. Non sorprende il fatto che sempre più persone non credono nel matrimonio riconosciuto dallo stato. Perché mai una persona dovrebbe chiedere il riconoscimento della propria relazione ad un’istituzione nota per la sua corruzione, lo spionaggio sui civili, le guerre e gli sprechi? Dobbiamo lottare per eliminare lo stato da ogni aspetto della nostra vita: è solo un’istituzione basata sulla costrizione violenta. Il matrimonio è un buon punto da cui partire.