Terremoti e Capitalismo

Originale pubblicato il 6 marzo 2023 con il titolo Earthquakes and Capitalism. Traduzione italiana di Enrico Sanna.

La paura e l’ansia indotte da un terremoto sono spesso esasperate dalle sfide della società capitalista, così che l’individuo trova serie difficoltà a cambiare le proprie condizioni di vita o a scegliere un luogo più sicuro in cui vivere. La situazione diventa complessa, preoccupante, e richiede l’attenzione urgente da parte di esperti e politici.

Particolarmente preoccupante è il fatto che, anche quando è chiaro che occorre agire, i vertici non affrontano i problemi che derivano dalla combinazione tra capitalismo e terremoto. La questione diventa particolarmente difficile quando le politiche danno la priorità agli interessi delle grandi aziende a discapito della sicurezza dei semplici cittadini. Questo rende intere comunità ancora più vulnerabili alle calamità naturali. A peggiorare le cose il fatto che talvolta le politiche messe in atto limitano l’accesso delle persone alle risorse, o la loro possibilità di muoversi, cosa che rende ancora più difficile immaginare come far fronte ad un terremoto o prendere decisioni informate riguardo i luoghi in cui poter vivere. Per questo è importante che chi ha il potere aiuti a risolvere questi problemi con un approccio più preventivo, tenendo conto dei fattori socio-economici che rendono le persone più vulnerabili in caso di terremoto. In questo modo si aiutano i singoli e le comunità ad avere più capacità di ripresa davanti a tali eventi.

In caso di terremoto, il sistema capitalista può diventare un problema serio. Visto che fare soldi è il suo unico fine, la crescita economica e lo sviluppo vengono prima della salute e della sicurezza delle persone. Il risultato è la crescita abnorme di certe città, milioni di persone ammassate in zone fortemente sismiche. Peggio ancora succede nei paesi “in via di sviluppo”, dove la crescita rapida delle città unita a edifici mal costruiti peggiora la situazione. Parliamo di edifici inadatti alle zone sismiche, costruiti con materiali che non resistono alle scosse.

Nei paesi “sviluppati” le norme costruttive e di sicurezza sono solitamente più severe, ma questo non sempre è d’aiuto in caso di terremoto. Esistono zone meno a rischio che però spesso sono più care, il che costringe le famiglie a basso reddito a vivere in zone meno care ma anche più pericolose. È scoraggiante. Le ditte di costruzioni sono interessate ai soldi più che alla sicurezza degli abitanti. Non sempre sono disposte a spendere di più per rendere più sicuri gli edifici, lo fanno solo quando possono vendere a prezzi più alti. Il risultato è che per la maggior parte delle persone è difficile vivere in zone sicure. Se già spaventa il pensiero del terremoto, il fatto di non poter far nulla per migliorare la sicurezza è ancora peggio. È così per tanti che non possono andare a vivere altrove o rendere più sicure le proprie case in caso di terremoto. Per chi vive sulla soglia della povertà la situazione è molto difficile. C’è sempre la preoccupazione di poter perdere tutto in un istante: la casa, gli averi, se non anche la vita. Una condizione stressante, senza facili soluzioni, che genera ansia.

Quanto alla prevenzione, molti sono lasciati a se stessi. Stato e imprese non sono d’aiuto, ognuno è lasciato a se stesso. Ma per chi ha pochi soldi è molto difficile. Mancano le risorse per fare prevenzione, o anche per abbandonare la casa in caso di emergenza. È crudele lasciare le persone a se stesse.

Qui in Turchia in una settimana ci sono state diverse scosse oltre magnitudo sette. Ora più che mai capisco che l’attuale sistema, incentrato sul profitto e la crescita più che sulla sicurezza e il benessere, è un fallimento. Lo dico sulla base di una terribile esperienza reale, non parlo in teoria.

Mi consola, in mezzo al caos, il fatto di poter mettere per iscritto i miei pensieri e sentimenti. Sembra un modo semplice ma significativo di processare ciò che accade e di richiamare l’attenzione sulla necessità di cambiare. Ad essere colpito dal terremoto e dai guasti del capitalismo non sono solo io, ma anche molti altre persone vulnerabili e inermi. Dal punto di vista anarchico, il compito di dare priorità alla sicurezza e al benessere delle persone, e non ai profitti e alla crescita, spetta alle comunità e alle istituzioni prosociali, non alle classi governative. Le quali, tra l’altro, ad ogni crisi dimostrano la propria inettitudine. Se politici e costruttori non prendono sul serio questi problemi, il che sarebbe un tentativo di dimostrare la propria legittimità e la propria esistenza, allora è meglio che se ne vadano.

Di seguito alcuni link di istituzioni che assistono le persone colpite dal terremoto in Siria e Turchia:

https://en.afad.gov.tr/earthquake-humanitarian-aid-campaign

https://ahbap.org/disasters-turkey

https://www.globalgiving.org/projects/turkey-earthquake-relief-fund/ https://www.ifrc.org/emergencies/all

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Anarchy and Democracy
Fighting Fascism
Markets Not Capitalism
The Anatomy of Escape
Organization Theory