Forse Franklin Roosevelt non disse mai del dittatore nicaraguense Anastasio Somoza “sarà un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana”, ma probabilmente lo pensò; e anche tanti altri presidenti devono aver pensato qualcosa di simile di miriadi di dittatori brutali.
Ma se il governo americano ha costretto gli americani ad appoggiare dittature utili, perché sta cercando di rovesciare Bashar al-Assad, il brutale presidente della Siria, i cui nemici – Jabhat al-Nusra (al-Qaeda in Siria) e lo Stato Islamico (figlio ambizioso di al-Qaeda) – sono anch’essi autoproclamati nemici dell’America?
Questa domanda meriterebbe una discussione all’interno dei media tradizionali, ma vediamo solo una parata di generali in pensione, analisti della Cia, “esperti” di terrorismo, che insistono a dire che per sconfiggere lo Stato Islamico il governo americano deve mettere termine alla guerra civile siriana mandando via Assad. Visto il catastrofico intervento americano in Libia e Iraq, non è più probabile che il rovesciamento di Assad aiuti gli jihadisti, soprattutto lo Stato Islamico? Dopotutto, nel 2012 l’Agenzia per lo Spionaggio della Difesa ha riconosciuto che i tentativi americani, turchi e degli stati del Golfo Persico di isolare Assad stavano conducendo ad un califfato radicale.
In un contesto più ampio, vale la pena notare la passata collaborazione del governo americano con Assad. La Siria era uno dei tanti paesi a cui George W. Bush affidò le torture nella sua “guerra al terrore”. Affidare le torture suona male, perciò l’amministrazione parlò di consegne straordinarie (tortura divenne interrogatorio potenziato). Per certi versi, dunque, Assad era il nostro figlio di puttana quando al governo americano faceva comodo. Ma visse più del necessario.
Perché? In poche parole, Iran.
La risposta più articolata è che il governo americano ha voluto fare l’occhiolino alle organizzazioni jihadiste antioccidentali al fine di minare i regimi che non approva. Si è servito degli jihadisti contro i regimi panarabi, come quello egiziano di Nasser, e ha fatto lo stesso contro il regime afgano sostenuto dall’Unione Sovietica, attirando così Osama bin-Laden (Zbigniew Brzezinski, consigliere di Jimmy Carter per la sicurezza nazionale se ne vantò).
Dopo l’undici settembre, il governo americano si è avvicinato alle organizzazioni jihadiste violente contro l’Iran e i suoi amici. Ma il rovesciamento dell’iracheno Saddam Hussein, che teneva a bada la maggioranza sciita, portò ad un regime amico dell’Iran, e le forze armate americane lasciarono che le milizie sciite liberassero Baghdad dai sunniti. Dunque il circolo neoconservatore di Bush non aveva alcuna ragione per appoggiare il cambio di regime in Iraq a meno che l’Iran e i suoi alleati, Assad e Hezbollah in Libano, non fossero i prossimi della lista. E infatti lo erano.
Eliminato Saddam, Stati Uniti, Arabia Saudita, Turchia e Israele si accorsero del pericolo rappresentato dalla “Mezzaluna Sciita” da Teheran al Libano meridionale (più lo Yemen). L’Arabia Saudita, culla del sunnismo wahhabita (l’ideologia dei bin-Laden), odia il fatto che il rivale Iran sciita stia riemergendo come potenza regionale, mentre Israele, tra le altre cose, vorrebbe minare il potere di Hezbollah, che protegge il Libano meridionale dalla possibilità di invasione e nel 2006 rubò la merenda ad Israele. Così l’Arabia Saudita, i suoi partner nel Golfo Persico e la Turchia (che vorrebbe sconfiggere i curdi appoggiati dagli Stati Uniti) appoggiato la violenza jihadista contro Assad (si sapeva che l’opposizione moderata era una “fantasia”; l’opposizione ad Assad è stata violenta fin dall’inizio), mentre anche Israele e governo americano indeboliscono Assad, conducono una guerra nascosta e facilitano il terrorismo contro l’Iran (il programma nucleare iraniano è una delle bugie di questa campagna. Israele ha il monopolio atomico nella regione).
L’Iran viene dipinto come una potenza alla conquista della regione (se non oltre), ma questo è ridicolo. È da tanto tempo alleato del sciita Assad, come la Russia (altro spauracchio dei neocon), il movimento Houthi in Yemen ha poco da spartire con l’Iran, e Hezbollah è nato per contrastare la brutalità israeliana in Libano. Il regime secolare di Assad (come quello di suo padre) non ha preoccupato Israele neanche quando il sedicente stato ebraico si annesse le alture siriane del Golan durante la guerra del 1967. Ma il fatto che sia un alleato dell’Iran e di Hezbollah è sufficiente perché Israele ne cerchi la destabilizzazione.
Risultato: americani, sauditi, turchi e israeliani preferiscono la violenza sunnita jihadista, la stessa del terrorismo delle Torri Gemelle e di Parigi, come il male minore, e ciò a prescindere da quello che Obama, John Kerry e Hillary Clinton dicono dello Stato Islamico.
Pubblicato anche su Free Association.