Bloomberg ha pubblicato una notizia secondo cui “il più grosso gruppo d’affari di Wall Street ha avanzato la proposta di un consiglio stato-industria che si occupi di guerra cibernetica,” consiglio che sarebbe guidato da “un grosso rappresentante della Casa Bianca” e composto da rappresentanti dell’alta finanza e di almeno otto agenzie federali.
Il suddetto “gruppo d’affari”, la Securities Industry and Financial Markets Association, ha già coinvolto l’ex direttore della Nsa Keith Alexander e una società guidata dall’ex capo della Sicurezza Nazionale Michael Chertoff per “facilitare” la realizzazione del progetto.
La banda c’è tutta! Lo stato, ex lacchè di stato, banchieri… ma manca qualcuno. Chi sarà? Ah, è vero, siete voi! Ma non preoccupatevi. C’è un ruolo anche per voi. Tanto per iniziare, vi tocca il conto.
Quando Alexander scoprì che il suo servizio di sicurezza, offerto tramite la sua società di “consulenza” IronNet Cybersecurity, Inc. al prezzo di un milione al mese, non era un gran successo, decise di spolverare la vecchia fregatura della “società pubblico-privato”: chiudi in un serraglio i “clienti” che non hanno voglia di pagare e fai entrare lo stato, che poi passa il conto ai cittadini sotto forma di tasse.
Una “società pubblico-privato”, anche banale, è sempre una pessima idea. La parte “pubblica” si occupa del pagamento (vostro) dei costi. La parte “privata” si occupa dei benefici (i loro). In caso di fallimento, stato e socio “privato” dividono le colpe. Non nel senso che se le dividono tra loro, ma nel senso che se le rimpallano a vicenda fino allo sfinimento, finché tutti si dimenticano cosa è successo e loro possono tornare a frugare nel vostro portafogli.
Ovviamente né “pubblico” né “privato” significano quel che sembrano. La parte “privata” è formata da persone come Alexander, Chertoff e i loro amici banchieri senza volto: non più, o non ancora, tecnicamente alle dipendenze del governo, ma saldamente attaccati alla mammella. La parte “pubblica” è formata da burocrati governativi ansiosi di intraprendere una simile carriera in futuro. Le due parti sono collegate tramite una porta girevole. Se è difficile da vedere è perché gira molto rapidamente (sentite il sibilo?). Voi sborsate i soldi e per il resto non sono affari vostri.
Questa particolare “società”, però, è ben lungi dall’essere banale. Come faccio a dirlo? Semplice: c’è la parola “guerra”.
Le guerre hanno parti. Le guerre hanno nemici.
Non mi credete? Chiedetelo a Bounkham “Bou Bou” Phonesavanh, che è appena tornato dall’ospedale dopo che arditi (“pubblici”) guerrieri antidroga hanno lanciato una granata stordente nel suo box durante un raid. Forse avete sentito la storia nei notiziari della sera, infilata tra uno spot e l’altro della “pubblicità progresso” che pubblicizza la (“privata”) Associazione per una America Senza Droga. Questo è ciò che vi è dato sapere della lotta alla droga.
L’obiettivo di questo sforzo bellico “pubblico-privato” è la riparazione del muro eretto tanto tempo fa (dagli stessi attori “pubblici” e “privati” di oggi) attorno ai servizi bancari, finanziari e di pagamento.
Il suo nemico è il far west dei mercati e i loro clienti (compresi voi). Pensate a Bitcoin. Pensate a Uber e Lyft.
Questi mercati operano (a volte di fatto, altre potenzialmente) fuori dalla rete di normative di stato messa su per offrire fette di mercato, come i monopoli, a quelli che hanno amicizie politiche. Sono sempre esistiti (pensate al baratto, alla moneta spontanea, ai minibus e i taxi abusivi), ma oggi stanno spuntando come funghi. Alimentati dall’accesso diffuso ad internet e dalla disponibilità di forti tecnologie crittografiche, rappresentano un pericolo crescente non solo per alcuni particolarimonopolisti, ma per l’intero sistema statale di controllo che garantisce loro il monopolio.
È già in corso il dispiegamento della propaganda giustificativa che alla fine culminerà in qualche “standard di sicurezza” accompagnato da “azioni energiche o preventive”. Forse non è un caso se la notizia di questa proposta da parte dei media segue immediatamente la notizia di un articolo di un blog, presumibilmente legato al gruppo Isis, in cui si parla dell’uso di Bitcoin per “diffondere la jihad”. Non mi sorprenderei se dovessi sapere che gli autori di quell’articolo e gli addetti stampa del “consiglio di guerra cibernetica” condividono lo stesso ufficio al Pentagono… o perlomeno sono in contatto telefonico.
La cattiva notizia è che probabilmente non potete fare nulla per evitare questo “consiglio di guerra” o i suoi piani bellici.
La buona notizia è che potete vincere questa guerra. Tutto quello che dovete fare è capire che avete bisogno di mercati nuovi, migliori e non controllati più che di mercati controllati dallo stato (o dello stato, se è per questo) e agire di conseguenza.