Tecnofili Pseudo Libertari

Di Casey Waterman. Originale pubblicato il 13 maggio 2025 con il titolo Pseudo-Libertarian Tech Bros. Traduzione italiana di Enrico Sanna.

Quando si dice “libertari” oggi si pensa a persone come Elon Musk, Peter Thiel e altri tecnofili che si affibbiano l’etichetta da soli. Con l’appoggio a Donald Trump, soprattutto con Musk che fa praticamente da presidente, il libertarismo si è guadagnato una pessima reputazione. Purtroppo, visto che nessuno di loro è libertario.

Libertario è chi crede nella libertà di parola e di associazione, nei diritti di proprietà, nell’uguaglianza davanti alla legge, nella nonviolenza (tranne che per autodifesa), nella libertà d’impresa e di scambio. Principi con cui concorda probabilmente anche chi non si definisce libertario. Ma non i tecnofili citati. Che sono persone violente di indole autoritaria che credono nella libertà a parole.

Musk è il più odioso. Già molto prima del saluto nazista era chiaro che fingeva. Si proclama “fanatico della libertà di parola”, ma solo per i razzisti, gli antisemiti e altri fanatici di estrema destra. Censura quei tweet che danno fastidio a governi autoritari come quello turco, indiano o altri. Sospende quei giornalisti che pubblicano cose per lui scomode e cancella le note della collettività che lo sbugiardano. In Cina la sua azienda ha querelato per “diffamazione” giornalisti e acquirenti che criticavano le sue auto perché difettose. E quando un utente di Reddit ha diffuso una nota con i nomi dei tirapiedi del dipartimento diretto da lui, Musk ha chiesto personalmente all’amministratore delegato di Reddit di cancellarlo.

Musk non crede nella libertà di associazione. Quando gli inserzionisti hanno abbandonato Twitter perché non volevano che le loro inserzioni comparissero accanto a dei tweet nazisti, lui li ha denunciati per costringerli a tornare. In un’evidente violazione del diritto di proprietà, uno dei principi cardine libertari, ha minacciato di denunciare gli acquirenti del suo cybertruck che cercano di rivendere il suo costoso bidone. Le sue fortune si basano su contratti e aiuti governativi, e ora che ha messo le mani sul governo se ne concederà ancora di più. Viste le scarse vendite, in un mercato libero sarebbe già andato in fallimento.

Musk non crede nel principio di uguaglianza. Non appena preso l’incarico, ha eliminato dai siti governativi i riferimenti a riconoscimenti dati a persone di colore e donne per i loro risultati, definendoli propaganda della “DEI” (diversità, equità e inclusione, NdT), il che è sintomo di fanatismo di destra. Tutti i libertari, che siano di destra, di sinistra o di centro, riconoscono che il fanatismo va contro i principi libertari.

Altro finto libertario è Peter Thiel, del clan mafioso di PayPal. Thiel investe in società che dipendono fortemente, se non esclusivamente, da contratti pubblici. La più nota è Palantir, che fornisce servizi a polizia e spionaggio per la sorveglianza di massa. Quindi c’è la Anduril, un’azienda che fabbrica armamenti automatici, e la SpaceX di Musk. L’amministratore delegato di Palantir, Alex Karp, è un sostenitore entusiasta del programma di espulsioni di Trump perché significa più appalti pubblici. “Palantir è qui per fermare i nostri nemici, terrorizzarli se serve, e in alcuni casi ucciderli,” ha detto.

Nel 2013 Thiel ha dato dieci milioni al wrestler Hulk Hogan per una causa che ha portato al fallimento il blog Gawker. Apparentemente, Thiel si vendicò contro la Gawker, che nel 2007 aveva fatto rivelazioni sulla sua omosessualità, in realtà a farlo infuriare fu l’immagine negativa data delle sue aziende e attività politiche (Thiel era contro l’immigrazione e faceva parte di gruppi negazionisti del clima). Nel 2023 scrisse un trafiletto sul libro di Richard Hanania The Origins of Woke in cui diceva che “le parole non bastano ad uccidere la DEI (c’è un gioco di parole intraducibile tra DEI e die, morire, NdT): il libro di Hanania spiega che ci vogliono i manganelli dello stato per esorcizzare il demone della diversità.” Thiel è la ragione principale per cui Vance, persona profondamente ripugnante, è vice presidente degli Stati Uniti.

Quindi c’è il famigerato investitore Marc Andreessen. Il suo libro Techno-Optimist Manifesto è un elogio delle capacità del libero mercato di generare prosperità. L’applicazione pratica dei principi, però, rivela l’ipocrisia. Dice di essere a favore dell’espansione edilizia, ma è contrario alla costruzione di condomini nella ricca cittadina di Atherton dove risiede. Dice di volere la libertà di parola ma dice anche che gli inserzionisti che abbandonano il sito nazista di Musk devono essere processati per sabotaggio.”

Come Thiel, anche Andreessen ha investito in SpaceX, Anduril e altre società che godono di contratti con lo stato. La sua società investe fortemente anche in criptovalute. Non a caso appoggia Trump, che ha annunciato una riserva “strategica” di criptovalute, laddove “strategica” significa che lo stato acquisterà Bitcoin o altre risorse digitali per farne salire la quotazione.

L’ultimo squinternato “libertario” di questa serie è Balaji Srinivasan. Ex socio accomandatario della finanziaria di Andreessen, anche lui zampilla retorica libertaria quando gli fa comodo. Ma basta grattare la superficie per trovare un fascista. Gil Duran su The New Republic ha scritto un articolo molto dettagliato sull’intenzione di Balaji di ripulire San Francisco dei “blu”, ovvero di tutto ciò che non è di estrema destra. Vorrebbe dar vita a una tribù di “grigi” (tecnofili, sostanzialmente) che dominino la politica alleandosi con i repubblicani e comprando le forze di polizia. Nella sua ideale città fascista i “blu” non sono ammessi. In una e-mail scritta al reazionario di estrema destra Curtis Yarvin, suggeriva di pubblicare le informazioni personali dei giornalisti scomodi.

Gli investimenti di Srinivasan toccano anche la città a statuto speciale (charter city) di Próspera, in Honduras. Etichettata come “libertaria”, la città è tutt’altro. Ian McDougall e Isabelle Simpson raccontano le false promesse dei costruttori agli abitanti, le interferenze con le elezioni locali, fino ai check-point in cui guardie private fermano e identificano i passanti. Questo è fascismo, nessun libertario moralmente sano appoggerebbe queste idiozie.

In autori libertari come Frederic Bastiat, Hayek, Roderick Long troviamo una dedizione totale ai principi citati all’inizio di questo articolo, e la convinzione che una società libera avvantaggerebbe i poveri e i più deboli. Questi tecnofili cercano di avocare a sé cinicamente l’etichetta libertaria perché troppo codardi per ammettere la loro vera identità: quella dei fascisti.

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