Di Eric Fleischmann. Originale pubblicato il 25 marzo 2023 con il titolo Laurance Labadie’s “The History of a Prognostication”. Traduzione di Enrico Sanna.
Storia di un pronostico
Nel 1886, su richiesta del direttore della North American Review, [Benjamin] R. Tucker scrisse il suo famoso saggio “State Socialism and Anarchism; How far they agree, and wherein they differ;” (Socialismo di stato e anarchia: in cosa concordano e in cosa differiscono, NdT). L’articolo, pagato, non fu pubblicato, forse per timori a causa del “caso Haymarket”. Il direttore dichiarò spontaneamente che si trattava dell’articolo più intelligente mai letto da quando era direttore. Tucker lo pubblicò in seguito nel suo “Instead of a Book”; da allora è stato ripubblicato varie volte sotto forma di pamphlet in diverse lingue.
Nel 1911 Tucker in un poscritto al saggio scrive che la crescente concentrazione della ricchezza rende la soluzione anarchica, che pure è l’unica possibile, sempre più difficile da attuare.
Nel 1926 corregge il poscritto, con disappunto e disperazione dei suoi discepoli, dicendo che la concentrazione aveva raggiunto un livello tale per cui, se anche attuata, la libertà bancaria da sola non sarebbe stata sufficiente a spezzare il potere monopolistico del capitale.
Tucker era un osservatore attento degli eventi mondiali. Il 22 luglio 1930 scrive all’amico Clarence Lee Swartz una lettera di cui pubblico un paragrafo:
“Ti mando una copia di un libro appena uscito, per me molto importante… Scenes de la vie future, di Georges Duhamel. Forse non ti piacerà; forse ti farà arrabbiare dato che l’autore, nel suo impeto, dimentica spesso i suoi stessi propositi e rende ingiustizia all’America. Secondo me sarebbe stato meglio intitolarlo ‘Scene di una morte annunciata, l’America in testa alla processione’. Quando leggi il libro, tieni bene in mente che l’obiettivo degli attacchi di Duhamel è l’epoca in cui viviamo, ben caratterizzata dalla folle corsa dell’America. Il contenuto del mio famoso ‘poscritto’ diventa così insignificante: l’ostacolo insormontabile sulla strada dell’Anarchia non è più il potere dei trust, ma il fatto indiscutibile che la nostra civiltà sta agonizzando. Possiamo sopravvivere ancora per qualche secolo, ma tutto potrebbe precipitare nel giro di un decennio. Come dice Clemenceau, ‘Forse resterà qualche negro a spasso in Congo’. Tempi bui senz’altro. Il mostro, il Meccanismo, sta divorando l’uomo.”
Questo prima della seconda guerra mondiale e il bombardamento atomico. Sono passati trent’anni. I fatti citati continuano imperterriti. Gli stati sono diventati più totalitari. Non solo le bombe sono diventate molte volte più distruttive, ma ne sono state prodotte in gran numero e gli strumenti per lanciarle sono stati perfezionati. Anche quello che diceva Clemenceau sul Congo, pur così stranamente profetico, tra un po’ apparirà obsoleto.
La causa della tendenza storica verso il declino e l’annientamento è lo statalismo e l’esistenza degli stati nazionali. Molta della spazzatura accumulata, etichettata come “conoscenza” sociologica, [viene] ancora data a bere alle nuove vittime invece di essere gettata nella discarica. L’unica teoria sociale sopravvissuta al suo secolo e poco più di vita, che ora vede la sua convalida, è l’anarchismo. Troppo poco o troppo tardi?
Eric Fleischmann
“Pronostico: l’atto di pronosticare, prevedere o immaginare eventi futuri interpretando segnali attuali; presagio; predizione.” Questo articolo è stato pubblicato sui numeri 3 e 4 del volume 23, anno 1967, di A Way Out, della School of Living. Stando all’aggiornamento in mio possesso, non vedo correzioni ortografiche o grammaticali. Ho usato le parentesi quadre laddove possibile (ho però perso le mie annotazioni e non posso riportare tutte le modifiche).
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