Di Andrew Kemle. Originale: Libertarianism vs Psychopathic Dumbfuckery del 21 marzo 2021. Traduzione di Enrico Sanna.
La differenza tra un libertario e uno stupido psicopatico
Rand Paul torna alla ribalta accusando governo statunitense e soprattutto Anthony Fauci di aver creato la pandemia di covid-19. Lui e diversi altri incantatori insistono a dire, senza provarlo, che finanziamenti autorizzati da Fauci avrebbero aiutato la ricerca sul “guadagno di funzione” a Wuhan, potenzialmente contribuendo a rafforzare la trasmissibilità del virus. L’idea che la ricerca finalizzata al “guadagno di funzione” presso l’istituto di virologia di Wuhan possa aver contribuito a creare la situazione attuale è plausibile, anche se bisogna dire che da anni gli esperti avvertivano della possibilità che una varietà di coronavirus scatenasse una grande pandemia, il che significa che il covid-19 è probabilmente già abbastanza infettivo di per sé. Ma secondo Paul e gli altri, Fauci avrebbe autorizzato il trasferimento di fondi [statunitensi] presso laboratori in Cina (nonostante gli Stati Uniti abbiano cessato le ricerche sul “guadagno di funzione” nel 2014, e nonostante i protocolli, in caso di ripresa della ricerca, prevedano che questa debba avvenire in territorio statunitense e non in un paese straniero). Il tentativo è di far apparire la cosa come se gli Stati Uniti avessero orchestrato questa crisi al fine di privare i cittadini dei loro diritti civili. Come in tanti altri complottismi, anche qui si sopravvalutano le capacità del governo statunitense, e questo nonostante la pandemia abbia dimostrato quanto il capitalismo di stato americano sia impreparato, incapace di adattarsi ad una crisi di queste dimensioni. E come in tanti complottismi, anche qui Paul avvolge le sue parole nella retorica liberale; dal canto loro, i sedicenti “libertari” hanno ripreso le parole di Paul per contestare l’obbligo della mascherina e del distanziamento.
Qui, nella provincia di Alberta, accade qualcosa di simile: attualmente, abbiamo l’incidenza di covid più alta di tutto il Nord America, un problema imputato alla nostra “cultura politica libertaria”. Il primo ministro Jason Kenney, fautore di tanti attacchi ignobili contro insegnanti, operatori sanitari, medici, sindacalisti e Netflix, alter ego del cattivo dell’Aaron Sorkin Show, dice che la colpa è della “cultura politica libertaria” di Alberta se “non vengono rispettate” le misure contro il covid (ovviamente, non è da biasimare la sua buffonaggine, i messaggi contraddittori, il tentativo di vuotare il sistema sanitario prima della pandemia, le strategie vaccinali irrazionali e il fatto che il suo partito in aggregato possieda una cucchiaiata di materia grigia).
Ma sia Rand Paul che Alberta sono tanto “libertari” quanto gli stragisti scolastici, e allora dobbiamo capire dov’è il confine tra l’agire per amore della libertà e l’agire come un cretino psicopatico.
Il Center for a Stateless Society in passato ha pubblicato molti articoli sulla distinzione tra libertarismo “sottile” e libertarismo “denso”. Credo che per “sottile” si intenda un libertarismo che non contempla i valori che stanno alla base dell’essere contro lo stato e che, anche in senso negativo, sono inseparabili dalla libertà (tesi che richiederebbe ben altro spazio). Un libertario “sottile” non agisce secondo i principi libertari quando si comporta come Paul e gli “scettici” della provincia di Alberta. Neanche un vero libertario “sottile”, se coerente, arriverebbe a disprezzare l’idea di dover seguire delle regole al fine di proteggere gli altri, né spiegherebbe la propria contrarietà vomitando complottismi.
Il libertarismo presuppone la libertà dell’individuo, l’importanza dei diritti soggettivi e della libertà deriva da questo principio cardine. Essere coerenti con i principi libertari significa dunque riconoscere la sovranità individuale di ognuno, e dunque i diritti che ne derivano devono essere rispettati; è giustificato intervenire su una persona solo per preservare la sovranità individuale e proteggere i diritti a cui ha titolo ogni essere senziente (dopotutto, la “sovranità individuale” come principio non ha senso se la vita non è protetta). E al fine di preservare la sovranità individuale e sostenere quei diritti riconosciuti da tale principio, anche il libertarismo “sottile” riconosce la necessità di un minimo di attività volta a far sì che tutti siano in grado di dare il proprio consenso ad eventuali azioni che li riguardano, in qualunque misura possibile e a prescindere dalle proprie opinioni riguardo gli altri. In altre parole, un minimo di attenzione per gli altri è dovuto se vogliamo che nell’interazione sociale venga rispettata la sovranità individuale.
Questo però non significa che l’assenza di consenso che accompagna sempre gli ordini dello stato non è un problema semplicemente perché lo stato ti costringe a curarti degli altri; è un problema perché qualunque organizzazione con un potere come quello dello stato, data la sua natura, non può essere consensuale. Questo vale per qualunque azione unilaterale che riguardi qualcuno che non può né consentire né dissentire. E la diffusione di una malattia infettiva rappresenta esattamente questo genere di azione unilaterale.
Il covid, come tante altre malattie altamente contagiose, non conosce confini, muri o bolle personali: si diffonde facilmente, è facile da prendere ed è praticamente impossibile predirne i vettori. L’unico modo di evitare di contagiare gli altri, se si è a rischio, consiste nell’evitare il contatto, o perlomeno adottare quelle misure protettive consigliate dagli infettivologi. E se sei un libertario – anche “sottile” – è la tua stessa filosofia a chiederti di agire in modo da minimizzare il più possibile il rischio di infettare gli altri; i quali altri non possono dare il proprio consenso su qualcosa che può infettarli da un momento all’altro, senza che loro ne siano coscienti (prima che sia troppo tardi, perlomeno) o nonostante il loro sforzo di preservare la salute. Se un libertario è coerente con i propri principi, allora valuta le proprie azioni, cerca di capire se ciò che sta per fare, o che già sta facendo, rappresenta un rischio per gli altri; se scopre che le sue azioni non tengono conto della salute degli altri, aumentando fortemente il rischio che si ammalino nonostante le precauzioni, deve rivedere il proprio comportamento, che si tratti di indossare una mascherina, stare a casa quando si può o, in mancanza d’altro, evitare di andare ad un fottuto “Rodeo anti-quarantena” nel mezzo di una tragica terza ondata.
Lapalissiano, direte voi.
Chiunque si faccia beffe del fatto di indossare la mascherina in uno spazio affollato, o si unisca a una folla senza rispettare le distanze, peggio ancora se per protesta, dimentica volutamente l’importanza del consenso e del diritto all’integrità fisica associato alla sovranità personale. Accade un imprevisto e il virus, imprevedibile di per sé, si diffonde (e tantissimi devono uscire di casa, per lavoro o perlomeno per non morire di fame), anche se debolmente. Non ha senso crocifiggere le persone perché non si comportano impeccabilmente davanti a un virus che è fuori dal loro controllo. Tutt’altra cosa è quando si rifiutano coscientemente le regole che servono alla sicurezza altrui. Non è un agire libertario, è voler disprezzare il rispetto dovuto agli altri. Significa agire da psicopatici, non vedere oltre i confini del proprio egoismo.
Qualcuno adesso titolerà: “C4SS: libertà è schiavitù; gli anarchici obbediscano allo stato”, o cose del genere (certe persone sanno citare solo due libri). Ma io non sto giustificando automaticamente le imposizioni dello stato. Dico solo che se Alberta avesse davvero una cultura libertaria le restrizioni sarebbero superflue, si indosserebbe la mascherina, si rispetterebbero le distanze e si eviterebbero voluti spostamenti inutili, semplicemente seguendo le regole libertarie. Certo non si andrebbe a un rodeo e non si farebbero raduni anti-mascherina come fanno certi cittadini di Alberta. E se Rand Paul fosse anche solo in parte quel libertario che lui e i suoi fan dicono di essere, inghiottirebbe la lingua prima di dire le cretinate che dice. Purtroppo, viviamo in un mondo in cui i “libertari” corrompono la filosofia per giustificare la loro mancanza di rispetto verso gli altri.
E non basta dire che chi sta in uno spazio pubblico deve accettare i rischi associati. E per due ragioni. La prima è che il consenso, perché abbia significato, dev’essere espresso se possibile chiaramente e senza ambiguità; è importante che la persona acconsenta espressamente. Tra i contributi più importanti del femminismo riguardo il consenso è che non basta darlo per scontato, soprattutto quando una delle parti non è nelle condizioni ideali per farlo (con tutti i possibili traumi che il consenso potrebbe produrre e che vediamo in tantissime vicende tragiche). Similmente, vuoi per lavoro, per andare a fare provviste o per impegni inderogabili, non tutti quelli che escono lo fanno perché vogliono farlo; è che non possono scegliere tra stare a casa o rischiare il contagio. Sempre che non si possa contrarre il covid anche solo stando a casa. È insensato dare per scontato che chi è in uno spazio pubblico acconsenta ad essere potenzialmente infettato (e che dunque non occorra fare nulla per rispettare la sua salute); una conclusione di questo genere serve solo a dare un alibi a chi non vuole rispettare i diritti altrui pur sostenendo il contrario. E dire che chi prende il covid “se lo merita” non dimostra l’impossibilità di un mondo giusto, ma è un delirio da psicopatici.
Io non voglio minimizzare la gravità (e per molti versi la tragicità) di una psicopatia. La conoscenza che ne abbiamo si evolve (non tutti gli psicopatici sono senza rimorsi, per esempio, ma sicuramente lo sono i più violenti), e dato che ci sono influenze genetiche e ambientali che non dipendono dalla persona, ci sono ragioni legittime per chiederci quanto uno psicopatico sia responsabile della propria mancanza di empatia. Ma questo disprezzo per il bene altrui è ormai diventato il tratto distintivo degli psicopatici, e io mi chiedo se non siamo davanti a qualcosa di diverso. Quando ero socialdemocratico o socialista statalista pensavo che un libertario fosse anche uno psicopatico; questo perché ero impregnato di certe letture sulla storia della filosofia libertaria. Oggi so che la realtà è completamente diversa.
Ma quelli come Paul sono anni che cercano di nascondere il loro cinismo dietro la maschera del “libertarismo”; e così anche suo padre. Lo dico per esperienza: i più rabbiosi tra le persone di destra qui nella provincia di Alberta si comportano come se libertarismo e psicopatia fossero sinonimi.
Dato che sto cercando di spiegare le basi del libertarismo, per quanto “sottile”, è bene essere chiari: non è il libertarismo a spingere le persone ad ignorare volutamente la salute e la sicurezza altrui, ma uncomportamento psicopatico. O perlomeno un comportamento così simile a una vera psicopatia che il termine medico spiega meglio di qualunque etichetta.
E la “stupidità”? Certo nessuno crede più che uno psicopatico sia più intelligente e razionale della media, ma è vero che è affetto da egoismo miope. Questo significa che anche se uno psicopatico se ne frega della possibilità di infettare, è comunque nel suo interesse indossare una mascherina, stare a casa quando può e sperare che il virus non diventi stagionale, anche perché basterebbe una forma leggera o asintomatica a farlo andare in psicosi. Uno psicopatico che riesce a darsi una regola, o che comprende i rischi, sta a casa, lascia perdere le manifestazioni violente contro la mascherina, fatte da persone a cui apparentemente non importa nulla di prendersi il covid.
Sulla questione esiste un vecchio dibattito filosofico, su cui però non voglio soffermarmi: si può essere liberi se si vive nella menzogna? Ma certo la libertà propugnata dai libertari non impone di ignorare i consigli di persone esperte o di immaginare assurdi complotti per giustificare il rifiuto delle regole anticovid, chiudendosi a riccio davanti alla realtà che dimostra quanto sia seria questa malattia; anche indirettamente, sovraccaricando il sistema sanitario.
E allora l’appellativo di “stupidi” è meritato. E anche psicopatici: stupidi psicopatici.
Pertanto, la provincia di Alberta non ha una “cultura politica libertaria”: ha una cultura politica da stupidi psicopatici. E Rand Paul non parla a nome di tutti i libertari contro il Grande Governo™; parla a nome distupidi psicopatici che vogliono trascinare nel fango il libertarismo in un momento in cui gli ospedali razionano l’assistenza e ventenni sanissimi finiscono attaccati all’ossigeno.
Questo non è libertarismo; è tutt’altro. Bisogna fare una chiara distinzione, così che persone che cercano di farsi belle col libertarismo siano costrette ad ammettere di non avere alcun principio profondo; sono solo, ripeto, stupidi psicopatici.