Noi Siamo Pronti

Di Alex McHugh. Originale pubblicato il 30 ottobre 2018 con il titolo The (Trans) Kids Are Alright. Traduzione di Enrico Sanna.

L’amministrazione Trump, tramite il dipartimento della salute, ha recentemente reso pubblica una nota preoccupante sull’identità di genere. La nota parte da un’interpretazione univoca del sesso: “o maschile o femminile, immutabile, determinato dai genitali alla nascita.” Questo rimette nel cassetto la definizione allargata adottata dall’amministrazione Obama. Ne consegue una serie di mosse omofobe del presidente, tra cui il tentativo di vietare l’arruolamento militare e le linee guida con cui l’amministrazione invita le scuole ad imporre norme sui bagni separati.

La cosa preoccupa molti perché prende di mira soprattutto i transessuali costretti a vivere in questo regime. In Truthout, Dean Spade fa alcuni esempi di come leggi e definizioni dell’identità possono danneggiare le persone:

Sono sedici anni che lotto per ridurre l’imposizione di categorie di genere ai transessuali e a chiunque. Nel 2002, quando ho iniziato, molti stati, enti locali e regimi amministrativi federali che impiegano la classificazione di genere non avevano chiare linee politiche, o non ne avevano affatto, su cosa fare quando una persona cambia genere; non sapevano neanche su quali prove o documentazioni basarsi per poi poter annotare il genere sulla carta d’identità e altri documenti. Quando nei primi anni 2000 cominciarono ad emergere le prime organizzazioni di transessuali, ci mettemmo al lavoro per cercare un modo di ridurre i danni causati dall’applicazione di queste norme.

Lavorando come avvocato dei poveri presso il Sylvia Rivera Law Project, ho visto come le leggi danneggino la vita dei miei clienti. Uno di questi è stato cacciato dalla scuola quando lui e un suo amico si presentarono agli studenti e ai professori vestiti da donna. Ad un altro è stata tolta l’assistenza quando si è presentato all’ufficio del lavoro per un colloquio: il supervisore l’ha segnato prima assente, e poi “inadatto al lavoro” perché vestito da donna. Ad un altro è stato rifiutato l’accesso ad una casa protetta perché transessuale. Un altro ancora, condannato per droga, ha chiesto di scontare parte della pena come volontario in un servizio per le dipendenze, ma non è stato voluto perché transessuale.

Per un transessuale, la definizione di genere pesa molto più di una parola. Non voglio soffermarmi su questa nota perché non credo che abbia molto peso, e penso che il baccano dell’opposizione sia sprecato. Il problema è in parte che Trump fa così alla vigilia delle elezioni. Credo che stia cercando di recuperare il voto, altrimenti perso, dei conservatori evangelici, ma questo non significa che non si tratti di una mossa politica significativa per rimarcare la sua opposizione soprattutto ai diritti dei transessuali. Il problema è che, restringendo il dibattito alle elezioni, molte persone sono spinte a vedere nelle elezioni stesse il meccanismo più adatto a regolare la questione. Sento moltissimi dire che sarà una “ondata di blu” (il colore dei progressisti americani, ndt) a risolvere la questione.

Ma il problema della visibilità e dei diritti va molto più a fondo dei decreti che dicono come lo stato deve considerarci. I transessuali hanno davanti a sé una minaccia molto più grande e occorrono le risorse per opporsi. I movimenti fascisti che si sono ripetuti in quest’ultimo secolo sono stati particolarmente violenti contro i transessuali, e molte sono le vittime della violenza di destra, per non parlare delle azioni di polizia diffuse. È preoccupante soprattutto l’attuale alleanza tra fascisti e polizia, soprattutto per chi ha un’identità marginalizzata. Parlo per esperienza personale in quanto transessuale, ma è un’alleanza che terrorizza anche gli immigrati, i neri, i nativi e molti altri.

Agisco con rabbia e paura, ma credo che occorra reagire più profondamente, magari con atti relativamente estremi, all’ascesa del fascismo in questo paese.

Cosa combattiamo

La cultura dell’odio verso i transessuali che esiste da tempo in molte società, e di cui l’attuale oppressione politica è un alleato, è ciò che dobbiamo combattere oggi. Questo significa vedere la questione da tutti i lati, ma soprattutto creare spazi in cui i transessuali possano vivere in pubblico ed essere trattati civilmente. Come già abbiamo visto in passato, semplicemente opporsi agli effetti del bigottume porta a reazioni contrarie. Lo vediamo anche oggi. E, dato che la lotta avviene sul terreno politico e la politica ha le chiavi d’accesso alle risorse, dobbiamo andare oltre e porre in questione il fatto che il dipartimento della salute e dei servizi si senta autorizzato a ficcare il naso nelle identità di genere, e il potere dello stato di imporre una cosa del genere.

Fortunatamente, la battaglia si svolge già su questa linea. I transessuali esistono e resistono, e io penso che questa volta la nota dell’amministrazione si rivelerà un mero inciampo nella marcia per gli spazi e i diritti. I transessuali sono oggi più visibili che mai in America, il meme qua sotto è indicativo dello stato d’animo attuale della comunità transessuale:

  • (Traduzione: Dice lo stato: Per i transessuali non c’è posto nella realtà. Dicono i transessuali: Per lo stato non c’è posto nella realtà).

Nessuna novità. I transessuali convivono da sempre con sensazioni di paura e isolamento sociale. È un male ma, come potrebbe confermare qualunque transessuale, solo ultimamente abbiamo avuto la possibilità di non essere legalmente cancellati. Una tra tante: lo stato dell’Ohio vieta la modifica dell’atto di nascita per adeguarlo alle proprie preferenze di genere. Non parliamo, poi, della possibilità di optare per una definizione che non sia l’identità binaria di gran parte dei documenti ufficiali. In molti casi, per modificare il documento viene chiesto un attestato dell’operazione chirurgica (costosa e spesso non coperta dall’assicurazione).

È così che abbiamo imparato a prenderci il nostro spazio, renderci più visibili e far capire che esistiamo. L’accresciuta visibilità dei transessuali e dei loro problemi in questi ultimi anni ha dato risultati ambigui. Tra reazioni avverse e raffigurazioni sui media che dividono la comunità, la strada è stata difficile. Ma se c’è un ambito in cui sono stati fatti molti progressi, e irriversibili, è quello della visibilità, che è cresciuta molto. Ecco perché negare l’esistenza dei transessuali oggi ha effetti molto meno pesanti. Possiamo continuare la lotta alla luce del sole, ma dobbiamo essere sicuri di combattere la battaglia giusta e di mantenere l’attenzione sui problemi di fondo.

“I democratici sono con noi”

Cretinate. Come ho già detto, molti reagiscono cavalcando l’onda elettorale e invitando tutti a votare democratico a novembre. Questo perché semplicemente non sanno che democratici e progressisti hanno già ucciso i diritti dei transessuali più e più volte. Cominciamo con Hillary Clinton.

Pur passando per “icona femminista”, rimane a fianco al marito nonostante gli abusi passati. Lei e gli altri democratici di centro, nel migliore dei casi non sono interessati ai diritti dei transessuali, né più né meno come un qualunque repubblicano o un politico di destra. Solo ultimamente i democratici hanno cominciato a parlare dei diritti degli LGBT in termini positivi. E questo ripiegamento è dovuto solo alla politica dell’amministrazione precedente. Solo di recente democratici e centristi hanno iniziato a spendere belle parole sui diritti dei transessuali, ed è importante notare che se continueranno a dire così dipenderà interamente dall’opinione pubblica. Pensare che dopo questo rapido cambiamento i democratici abbiano abbandonato l’omofobia è ridicolo e pericoloso. Secondo alcuni sondaggi, diffusi da loro, i democratici sono messi sicuramente meglio dei repubblicani, ma c’è un terzo abbondante (34%) che ancora pensa che i transessuali non debbano essere legalmente riconosciuti.

Il governatore della Carolina del Nord, Roy Cooper, è rappresentativo di molti democratici di centro:

Cooper non è noto per la difesa dei diritti degli LGBT. Viene dalla stessa tradizione politica centrista, di triangolazione democratica, dei Clinton, quella della omofobica Legge in Difesa del Matrimonio, delle razziste leggi sul crimine del 1994 e della riforma dello stato sociale del 1996. Come ministro della giustizia della Carolina del Nord ha smesso di sostenere il divieto del matrimonio gay solo nel 2014, e solo perché la corte federale aveva bocciato un analogo divieto della Virginia.

È chiaro, quindi, che non riacquisteremo, né manterremo, i nostri diritti grazie ai democratici e alle organizzazioni progressiste. Solo un cambiamento radicale può dare un’esistenza tranquilla e giusta ai transessuali di questo paese. E lo stesso vale per tutti gli emarginati.

Le barricate

Per certi versi, abbiamo già vinto. Prima diritti e attivismo dei transessuali erano questioni marginali anche presso gli attivisti e le organizzazioni radicali. Storicamente, i transessuali sono stati oggetto d’avversione di tutte le parti politiche. C’erano movimenti di estrema sinistra che sostenevano politiche omofobe. Anche le femministe radicali hanno il loro particolare genere di omofobia, originato dalla generale avversione verso i transessuali che contrassegnava l’epoca in cui nacque il femminismo radicale.

Oggi però una parte significativa dell’estrema sinistra si sta aprendo, arrivando anche a porre al centro della questione i diritti e l’esistenza stessa dei transessuali. Questo accade anche perché le reazioni omofobe, causate dal riemergere dell’estrema destra, hanno portato la questione dall’ambito culturale a quello politico-culturale. Diciamo che l’alt-right, prendendo di mira particolarmente i transessuali, mostra qual è il suo nemico. Destra e sinistra usano la transessualità per accendere il dibattito e portare la questione dei diritti a livello politico. È un peccato, per molti versi. È sfiancante, ad esempio, vivere la propria vita come transessuale e politico, avere la propria identità sempre sotto esame; e poi le minacce e la rabbia. Ma significa anche che l’estrema destra non può più ignorare i transessuali. E questo è importante.

Oggi l’attivismo transessuale rappresenta una larga fetta dei radicali americani. Nella questione dei diritti, i transessuali sono spesso, anche se non sempre, posti sullo stesso piano di altre forme di diversità. Segno che, nonostante le bordate dell’amministrazione Trump, nonostante la reazione violenta degli idioti di estrema destra, nonostante tutto quello che i transessuali continuano a subire, stiamo riuscendo a conquistare spazi e, dunque, diritti. È molto incoraggiante vedere come ultimamente molti hanno reagito alle aggressioni verbali.

Alcune delle cose che si stanno facendo attorno alla questione sono molto buone e io sono ancora cautamente ottimista, penso che stiamo creando una rete robusta che all’occorrenza sarà in grado di opporsi all’ondata di fascismo, con o senza riconoscimenti legali. Ma per questo non serve votare democratico o partecipare ad un sistema elettorale che ha sempre negato i nostri diritti e la nostra esistenza. Il problema non è solo che Trump odia i transessuali, è anche che molti americani li odiano e vorrebbero vederli scomparire. Ma dalla nostra abbiamo molte risorse. Ecco i suggerimenti di Dean Spade su come aiutarsi reciprocamente:

Cosa significa aiuto reciproco oggi? Se le donne transessuali finiscono in carceri maschili, e i detenuti transessuali in genere sono soggetti a violenze, assistenza medica negata e isolamento, aiuto reciproco può significare mantenere una corrispondenza con un detenuto transessuale preso dall’elenco di Black and Pink. Questo può ridurre la probabilità di subire violenze, fornire un supporto emotivo quando si subisce e aiutare a trovare risorse da impiegare una volta fuori dal carcere. E poi: sappiamo che l’amministrazione ha intenzione di escludere i transessuali dagli alloggi popolari e dai ricoveri per senzatetto, e allora creiamo noi alternative condividendo gli alloggi. Possiamo unirci per offrire un alloggio a transessuali appena usciti dal carcere, o senza assistenza, o per aiutarli a transitare verso una sistemazione stabile quando trovano un impiego, o ancora per aiutarli ad ottenere benefici quando non hanno un posto in cui vivere. Aiuto reciproco significa anche compagnia, accompagnare qualcuno in tribunale, dal medico, nei mezzi pubblici. Ci si può quotare per offrire assistenza ai piccoli, per pagare le cauzioni, pagare il viaggio a chi va a visitare un detenuto, o offrirsi volontari per fare faccende di casa in caso di persone malate o disabili.

Esiste anche un elenco, pubblicato su Medium dall’attivista Noah Julian Zazanis, che è “How to Show up for Trans Comrades”. Oltre al supporto materiale ed emotivo, nota Noah, serve moltissimo anche combattere l’omofobia. In un capitolo sul concetto di “niente spazio” consiglia di:

• Non dare spazio a persone omofobe. Se fanno un comizio dalle tue parti, vai e contesta a voce alta. Urla insulti a politici e opinionisti omofobi se li vedi in ristorante.

• Leggi opinioni omofobe e impara come metterle a tacere. Informati sul TERF (un gruppo femminista radicale che nega la femminilità dei transessuali, ndt) e altre forme diffuse di omofobia.

• Se i tuoi amici condividono articoli o diffondono idee omofobiche, criticali per quello che fanno. Non lasciar passare l’omofobia, di qualunque genere sia. Lo stesso vale per la famiglia, anche se ovviamente solo voi conoscete la situazione e la vostra sicurezza è importante.

Se in ambiti radicali troviamo molti attivisti transessuali è perché capiamo che chiedere, implorare o votare perché lo stato ci riconosca e ci dia diritti è inutile. Le nostre vite e i nostri diritti sono stati calpestati tante volte nonostante le promesse dei progressisti, dei loro partiti politici e delle loro organizzazioni corrotte. Occorre che chi sta dalla nostra parte ci aiuti a colpire alla radice. Bisogna distruggere tutte quelle istituzioni che eseguono ordini ripugnanti, denunciarle pubblicamente. Per noi transessuali, giustizia significa cambiamento radicale.

Anarchy and Democracy
Fighting Fascism
Markets Not Capitalism
The Anatomy of Escape
Organization Theory