Di Frank Miroslav. Originale pubblicato il 14 maggio 2018 con il titolo The Economic Bandwidth Problem. Traduzione di Enrico Sanna.
In questi ultimi trent’anni a sinistra si è rinverdito l’interesse per organizzazioni economiche non di mercato. Alla base c’è una confluenza di fattori, uno dei quali è il fatto che, data l’ubiquità del capitalismo dopo la caduta dell’Unione Sovietica, la sinistra economica si è liberata delle restrizioni imposte dalla realtà materiale. Non più vincolata da linee di partito, ha più spazio per teorizzare. Altro fattore in gioco è l’ubiquità dell’informatica, e l’ovvia dimostrazione delle sue capacità pratiche. Proprio i successi organizzativi che vediamo sotto il regime capitalistico portano qualcuno a credere che lo stesso sistema possa essere usato per fini socialisti.
Le due versioni più popolari di sistema economico non di mercato sono il socialismo di stato a pianificazione centrale, descritto da Paul Cockshott e Allin Cottrell in Towards a New Socialism, e l’economia partecipata, o Parecon, descritta da Michael Albert e Robin Hahnel in diverse pubblicazioni.
Nonostante l’aspirazione crescente ad un nuovo sistema economico, pochissimi a sinistra ne illustrano il funzionamento. In parte il problema è che nessuno dei due modelli ha mai avuto successo, così che né la sinistra tradizionale né la destra hanno ragione di indagarne la natura. Esistono solo come concetti astratti, lontani dalla gran parte della popolazione. Ma meritano una certa attenzione, se non altro per la crescente popolarità.
La risposta solita dei mercatisti è che le proposte sono inconcludenti perché non reggono all’analisi del calcolo economico formulata da Hayek. Ma l’analisi di Hayek, sebbene generalmente corretta, mal si applica all’era informatica. Ai tempi di Hayek, teoria dell’informazione, cibernetica e informatica erano dominio di pochi, ed è normale che abbia trascurato questo linguaggio per esporre il problema del calcolo. E l’arcaicità del linguaggio contribuisce alla confusione. Basta la parola stessa: calcolo, nell’analisi del calcolo economico, presuppone un’insufficiente capacità computazionale.
Ma oggi al centro del problema del calcolo economico non c’è un’insufficiente capacità computazionale, che pure è un problema di per sé. C’è un’insufficiente ampiezza di banda. Pur con tutta la capacità computazionale dell’universo, non si ottiene nulla se le variabili sono sconnesse dalla realtà. Garbage in, garbage out.
L’ampiezza di banda rappresenta un problema perché nella comunicazione l’esperienza soggettiva viene significativamente compressa. Quando comprimiamo un messaggio per poterlo esprimere a parole, limitiamo la possibilità di veicolare la complessità delle nostre esperienze. La cosa peggiora quando parte del significato si perde nella traduzione. Anche chi ha migliori capacità comunicative vede scarsi miglioramenti in termini di ampiezza di banda, non arriva a quella totalità necessaria a comunicare le informazioni occorrenti a far funzionare un’economia di non mercato.
Per certi versi, neanche i mercati ci arrivano. Il teorizzato mercato efficiente spesso fallisce a causa dell’implicita complessità del calcolo economico. Ma è un fallimento molto più aggraziato, incorpora meccanismi che traggono vantaggio dalla soggettività individuale invece di metterci sopra un cerotto.
La distinzione tra calcolo e ampiezza di banda è essenziale perché è in gioco molto più dell’aspetto economico. Si può dire che l’intera analisi sociale rientra nella questione dell’ampiezza di banda. Gran parte della critica femminista, di genere o razziale ruota attorno alla soggettività dell’individuo e all’incapacità di una comprensione reciproca. La scarsa ampiezza di banda interpersonale spiega molte cose: il successo delle tattiche asimmetriche nei conflitti, i danni della burocrazia, i benefici di una maggiore rappresentanza dei lavoratori, il male del potere decisionale democratico e autocratico, i benefici dell’autoapprendimento. Tutte queste dinamiche spiegano, in maniera altrimenti difficilissima da spiegare, come l’individuo accede all’informazione e la utilizza. Una limitata ampiezza di banda spiega perché l’individualismo autonomo è superiore al collettivismo consensuale e alle strutture gerarchiche semplicemente grazie alla capacità virtuosa di processare informazioni e agire di conseguenza in maniera più efficiente.
La questione dell’ampiezza di banda scopre poi quella fondamentale tensione che si nasconde nella sinistra e nella destra in generale. Entrambe basano l’analisi sulla limitata capacità comunicativa del soggetto, e riconoscono la soggettività solo in due ambiti: sociale per la sinistra, ed economico per la destra. Così però negano l’importanza della soggettività in altri ambiti e impongono tale negazione con la forza. Economica o culturale che sia, la pianificazione centrale è sempre pianificazione centrale. Il collasso di istituzioni novecentesche, come l’Urss e il conservatorismo sociale, davanti ad alternative più fluide, non è il risultato della cattiveria di oscuri intellettuali marxisti o di agenti della Cia, ma è piuttosto una logica conclusione, è ciò che accade quando un sistema rigido e fragile entra in contatto con uno dinamico e complesso.
Nel ventunesimo secolo i movimenti che avranno successo saranno quelli che combatteranno in discesa trasformando la soggettività individuale in un bene da sfruttare, non in un problema da risolvere. Ogni altro approccio significa lottare contro le realtà informative di base del nostro universo, e come tale è una lotta in salita. Solo una politica senza compromessi basata su ciò può evitare la caduta in un relativismo miope per cui la soggettività può essere ignorata in un ambito e combattuta ferocemente in un altro. Una politica che incorpori queste contraddizioni non ha probabilità di durare a lungo: gli ambiti trascurati diventano siti resistenziali tenuti a bada solo con la forza.