Di Kevin Carson. Originale pubblicato il 12 novembre 2011 con il titolo The Stigmergic Revolution. Traduzione di Enrico Sanna.
Per tanto tempo si è pensato che nel complesso ordine sociale di un formicaio la regina avesse un ruolo centrale, esercitato tramite i comandi diretti e il controllo dei sudditi. Ma non è così. Il biologo Pierre Paul Grasse ha coniato il termine “stigmergia” per definire l’organizzazione sociale di un formicaio. Non esiste alcun coordinamento centrale, nessuna gerarchia, nessun meccanismo amministrativo. Il comportamento di ogni formica e del tutto spontaneo e autonomo, ed è una risposta autonoma ai marcatori chimici lasciati da altre formiche.
Mark Elliot, la cui tesi di dottorato è forse finora il miglior studio sull’argomento, applica il termine “stigmergia” a qualunque forma sociale umana il cui coordinamento è ottenuto non con il negoziato, l’amministrazione o il consenso, ma esclusivamente con l’azione individuale indipendente sullo sfondo di un comune ambiente sociale.
Questo è essenzialmente il sistema organizzativo usato dalla comunità di sviluppatori di Linux, dai movimenti resistenziali reticolari come la rete di supporto globale zapatista degli anni Novanta, e dal movimento anti-globalizzazione dopo i fatti di Seattle. Ma è anche l’organizzazione di Wikipedia e al Qaeda.
Eric Raymond definisce la comunità di sviluppatori open source un modello “Bazar”. Secondo questo modello, ogni singolo contributo è modulare. Ogni partecipante si autoseleziona, e la sua azione si basa interamente sulla sua capacità indipendente di capire cosa occorre fare. Così che l’insieme delle azioni non è il risultato di un consenso, unanime o a maggioranza, ma dell’approvazione di ogni partecipante. Chi è particolarmente interessato ad un certo problema, e possiede una particolare capacità di risolverlo praticamente, contribuisce a quel problema particolare.
Nei movimenti reticolari, un qualunque contributo o innovazione da parte di una singola cellula viene adottato solo da chi lo ritiene valido. Tutto ciò che è considerato utile diventa immediatamente proprietà dell’intera rete e può essere adottato da chiunque. Così le persone autoselezionate più interessate alla risoluzione dei problemi sviluppano soluzioni innovative che si diffondono in tutta la rete, e queste soluzioni vanno immediatamente a disposizione di ogni autonoma cellula.
Nota Cory Doctorow che l’industria discografica ha sviluppato la protezione DRM credendo, erroneamente, che dovesse essere abbastanza forte da scoraggiare l’utente medio, e che i pochi esperti in grado di scardinarla sarebbero stati economicamente insignificanti. In realtà basta una persona esperta che tolga la protezione e pubblichi il file mp3 su un sito di torrent, a disposizione di tutti gli utenti medi. In un’organizzazione stigmergica, l’intelligenza di ognuno diventa proprietà di tutti, praticamente senza costi di transazione.
Al contrario di un’organizzazione amministrata gerarchicamente, in cui le innovazioni proposte devono essere valutate e approvate, incubate, da un’autorità centrale per un periodo di mesi, in un’organizzazione stigmergica i cambiamenti pratici si susseguono rapidamente con la velocità con cui si riproduce il lievito.
È esattamente ciò che è accaduto ai movimenti sociali di quest’ultimo anno e mezzo, l’arco di tempo che va dalla pubblicazione dei messaggi segreti da parte di Wikileaks, nell’estate 2010, agli ultimi sviluppi di Occupy Oakland. Bradley Manning, un eroico militare moralmente inorridito dalle atrocità commesse dalle forze armate americane in Iraq, si sarebbe preso la responsabilità di mandare centinaia di migliaia di comunicazioni diplomatiche segrete a Wikileaks. E Wikileaks ha deciso di pubblicarle online.
In risposta ai tentativi di chiudere Wikileaks requisendo il dominio o tagliando gli intermediari dei finanziamenti come PayPal, il meccanismo innovatore stigmergico è andato su di giri. Migliaia di siti specchio sono comparsi in tutto il mondo. Altre migliaia di siti e blog hanno pubblicato gli indirizzi numerici IP di Wikileaks. Hacker come Rick Falkvinge, di The Pirate Bay, hanno subito pensato ad sistema aperto di assegnazione dei domini e a sistemi di pagamento digitali aperti.
Tra i documenti pubblicati da Wikileaks c’erano comunicazioni private che attestavano il livello di corruzione raggiunto dal governo tunisino. Anche questi sono stati messi in circolazione nella comunità di dissidenti di Facebook. Mohamed Bouazizi, un povero verduraio tunisino che si è dato fuoco per protesta dopo essere stato schiaffeggiato da un rappresentante governativo, ha dato il via ad una rivoluzione che ha portato al rovesciamento di diversi governi nordafricani, e che è arrivata a Londra, Amsterdam, la Spagna, la Grecia, Israele, Madison e Wall Street; e poi da Wall Street verso centinaia di città in tutto il mondo.
Il tentativo egiziano di distruggere la rivoluzione chiudendo internet ha generato iniziative come ContactCon e la consapevolezza di dover sviluppare una “NextNet”, una rete globale aperta, impossibile da bloccare perché i nodi sono rappresentati dall’hardware degli utenti stessi nei punti finali.
Lo stesso movimento Occupy opera stigmergicamente: le innovazioni sviluppate in un nodo diventano risorse comuni a tutto il movimento. Alcuni dimostranti di Oakland hanno portato avanti il primo esperimento occupando un edificio per uffici e incoraggiando i senzatetto di tutta la cità ad occupare altri edifici vuoti e dichiarati inagibili. Il tentativo è stato maldestro e imprudente, purtroppo, cosa che ha provocato la reazione furiosa della polizia.
Ma l’idea di base rimane e presto qualcuno farà di meglio, perché è così che la stigmergia funziona. In tutta l’America ci sono uffici vuoti e abitazioni di proprietà di banche, e milioni di senzatetto che hanno bisogno di un posto in cui dormire. Se decidessero di farlo, non basterebbero tutti i vicesceriffi e i poliziotti del mondo per fermarli.
Tanto più che i senzatetto non hanno niente da perdere: anche se vengono cacciati via, almeno per qualche tempo hanno avuto un tetto sopra la testa. E ogni singolo sfratto diventa per il sistema un altro punto debole, da riprendere con il cellulare e diffondere in streaming su internet. Ogni singola casa diventa il sito di una postazione difensiva, un nuovo incubo per le pubbliche relazioni delle “autorità” locali quando cacciano via le famiglie dalle loro case davanti agli occhi del mondo. Già ora il movimento di Minneapolis si frappone a difesa di Monique White, proprietaria di una casa pignorata.
Tra non molto le unità locali di Occupy diventeranno luoghi di innovazione, non solo per quanto riguarda le tattiche di protesta, ma anche l’organizzazione sociale delle comunità in cui vivono. Ovunque nel paese, le persone capiranno che sono tutti vicini di casa nella stessa città o paese: non necessariamente l’azione deve limitarsi al parco o alla piazza cittadina.
Occupy, da movimento di protesta, può diventare una scuola di vita: moneta locale e baratto per lo scambio di competenze da parte dei disoccupati, tecniche produttive di piccola scala, o casalinghe, per quei disoccupati che devono soddisfare i loro bisogni con produzione propria, e poi orticoltura intensiva come la permacoltura. Le possibilità sono infinite.
Occupy Wall Street ha fatto scuola: Michel Bawens, della Foundation for P2P Alternatives, a Zuccotti Park parlava di produzione sociale come meccanismo per creare valore, mentre Juliet Schor spiegava l’idea dell’economia faidatè decentrata contenuta nel suo libro Plenitude. In Woman on the Edge of Time, di Marge Piercy, uno dei personaggi dice che la rivoluzione non si fa con gli slogan e i grandi raduni; la fa chi trova nuovi sistemi per sfamarsi, per insegnare ai figli, per avere relazioni sociali.
Ovunque nel mondo si pensa a nuovi sistemi per vivere senza la terra e il capitale delle classi che pensano di possedere il pianeta, sistemi che rendano inutili terre e capitali loro quando nessuno vorrà più servirli. È un movimento che non può essere fermato perché non ha leader.
Come dice Neo, in “The Matrix”:
“So che avete paura… avete paura di noi. Avete paura del cambiamento… Non sono venuto qui a dirti come finirà. Sono venuto a dirti come inizierà. … Mostrerò a queste persone quello che voi non volete che vedano. Mostrerò loro il mondo senza di voi. Un mondo senza regole e controlli, senza limiti e confini. Un mondo in cui tutto è possibile.”
O, come Anonymous dice più succintamente: Aspettateci.