Di Ryan Neugebauer. Originale pubblicato il 13 luglio 2017 con il titolo An Evolving Anarchism. Traduzione di Enrico Sanna.
Per me l’anarchismo riguarda più un’etica e un atteggiamento particolare che un “obiettivo finale”. Deve rigettare l’idea di uno stadio “finale” dell’esistenza, per evidenziare l’importanza di un processo di ricerca infinita volto alla produzione di un mondo migliore. Un processo che è l’esatto opposto del comunismo, che invece dichiara quale debba essere la fase finale dell’esistenza.
Chi con atteggiamento rigido, dall’alto di un pulpito, accusa gli altri di essere “statalisti autoritari” perché difettano di purismo, non rappresenta l’anarchismo. Piuttosto lo soffoca con il suo dogmatismo rigido, che è il contrario dell’etica anarchica. Anarchismo non significa “sfasciare lo stato” o portare il caos e la distruzione per le strade. È meglio rappresentato da chi immagina e edifica un mondo senza governanti, un mondo in cui i rapporti interpersonali avvengono normalmente tramite l’associazione spontanea, e in cui la libertà individuale è massima.
Al contrario di tanti anarchici, credo che sia di grande aiuto qualsiasi cambiamento che renda il sistema attuale più aperto e libero. Facilita il compito di chi vuole edificare e far fiorire un’organizzazione alternativa, aiutare persone e comunità a dipendere sempre meno da istituzioni sostenute dallo stato. Non credo, come fa Noam Chomsky, che per arrivare a ciò occorra rafforzare lo stato, come se questo fosse un ipotetico baluardo contro il potere privato. È chiaro che gli interessi privati derivano la loro forza dallo stato. Sfruttano le leggi dello stato a proprio vantaggio (basta vedere la storia del Congresso). Non sto con Chomsky, che difende una sorta di sistema socialdemocratico post-keynesiano (oggi spesso detto semplicemente “socialdemocrazia”).
Al contrario, credo che occorra liberare completamente il commercio (nazionale e internazionale), privarlo dei privilegi, decostruire le istituzioni statali che favoriscono le élite, sostenere le associazioni radicali spontanee, edificare istituzioni alternative e organizzazioni di mutuo appoggio così da non dover più confidare nelle istituzioni statali. Sono azioni che, molto più di una qualunque piattaforma socialdemocratica o “sfasciatutto”, ci porterebbero più vicino all’ideale di un mondo anarchico con il conseguente miglioramento della vita di tutti.
È importante anche fare raffronti e analizzare “simile con simile” quando si parla di stato e assenza di stato. Un astatalismo funzionante è preferibile ad uno non funzionante. Così come uno statalismo funzionante è preferibile ad uno non funzionante. E, se prendiamo l’esempio della Somalia, uno pseudo astatalismo non funzionante era preferibile allo statalismo funzionante precedente. Per un anarchico, un astatalismo funzionante (anarchia) è preferibile ad uno statalismo funzionante. Io andrei oltre e aggiungerei che l’assenza dello stato è una condizione necessaria ma non sufficiente per generare anarchia. È possibile una situazione in cui autorità e assenza di stato coesistano. L’anarchismo cerca di eliminare non solo lo stato, ma anche l’autorità. Dunque possiamo affermare che, se tutte le società anarchiche sono astatuali, non tutte le società astatuali sono anarchiche. E che abolire l’autorità non significa abolire le regole e i limiti entro cui si svolge l’azione umana. Al contrario, una giusta coercizione e una giusta forza sono necessari per evitare che persone o gruppi di persone nuocciano ad altri. Ed Stringham, parlando dell’“Anarchismo di Hayek” in una sua opera, spiega come sistemi legali e di sicurezza in concorrenza tra loro (di cui si hanno esempi storici) sarebbero preferibili al monopolio statale.
Come la creazione di una qualunque forma di statalismo non migliorerebbe necessariamente la situazione attuale, così anche una qualunque forma di astatalismo di per sé non porterebbe a condizioni di vita migliori. Dunque, creare appositamente un vuoto di potere non necessariamente si traduce in un mondo migliore in cui lo stato non esiste. È per questo che molti pensatori anarchici del passato, interessati alla nascita di un astatalismo che funzioni, riponevano le loro attenzioni sullo sviluppo di organizzazioni alternative da mettere in pratica, hic et nunc.