[Di Vikky Storm. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 19 aprile 2017 con il titolo It’s Time for “Mad Anarchism”. Traduzione di Enrico Sanna.]
Per molte persone, la malattia mentale è un terribile Altro che genera vergogna e insulti. Le stragi sono colpa dei malati di mente. I leader autoritari sono autoritari solo perché malati mentali. Curare i malati di mente significa rinchiuderli da qualche parte, o sottoporli a cure finché non si comportano da “normali”. È uno stigma in gran parte immeritato. È più probabile che un malato di mente sia vittima di violenze piuttosto che il contrario.
Il fatto che ci si riferisca a queste persone dicendo che sono “malate” è un riflesso dell’atteggiamento verso di loro. Per chi è in queste condizioni (come me) e per quelli che sostengono i nostri diritti, il termine comune è “neurodiversità”. Per noi, ciò di cui soffriamo non è una malattia. È che viviamo con una struttura neurologica diversa. La cura medica della neurodiversità (perché è trattata come se fosse una malattia) è di per sé una pratica dannosa. Associa a noi marchi infamanti come quelli descritti più su, trasforma l’approccio alla neurodiversità nella necessità di far diventare “normali” le persone neurodiverse, invece di lasciarle vivere come sono.
Il rifiuto delle cure mediche da parte dei neurodiversi, e il fatto di imputare a queste cure molti dei problemi tipicamente associati alla neurodiversità, è conosciuto come mad pride (orgoglio matto, ndt). Come nel caso del queer pride o del black pride, ci aiuta a trovare l’orgoglio di essere quello che siamo, a dispetto della violenza che subiamo dalla società. Il mad pride ci permette di accettare la nostra neurodivergenza, invece di lasciare che sia la società a dirci cosa ci rende malati o pazzi. Promuovendo il mad pride, possiamo promuovere una cultura che ci accetti e che si adatti a noi, invece di trattarci come rifiuto da “curare”.
Ma questo da solo non basta. Come il queer pride e il black pride non bastano a risolvere tutti i problemi dei queer e dei neri, così il mad pride non può risolvere i nostri problemi. Perché ciò avvenga dobbiamo esaminare il modo in cui lo stato e il capitalismo rendono la società un luogo per noi inospitale.
Essendo stato diagnosticato come sofferente di sindrome da deficit di attenzione e iperattività (o variante da iperattività di attenzione, per chi come noi rifiuta il concetto di disordine), mi è facile capire che ciò che mi fa male e non mi permette di agire correttamente è il modo in cui è strutturata la società. Lavoro e scuola sono pensati per persone neurotipiche. Mi costringono a mantenere l’attenzione su particolari impegni noiosi per lunghi periodi, e mi puniscono se mi iperconcentro su cose che non hanno attinenza con quei compiti. Spesso mi chiedono di stare seduto o di non fare nulla e stare zitto, anche per ore, ma il mio bisogno di muovermi costantemente mi impedisce di farlo, e allora cerco di muovermi in modo tale da non attirare la punizione. Queste cose causano tensione e creano un ambiente ostile.
In maniera simile, altre forme di neurodiversità incontrano problemi dovuti al modo in cui il capitalismo e lo stato influenzano la società. Le persone che soffrono di autismo, simili a me che soffro di variante da iperattività di attenzione, hanno spesso problemi a stare seduti e fermi: devono fare “stimming” (movimenti compulsivi, come dondolare continuamente la testa, ndt). Chi soffre di schizofrenie o neurodiversità connesse può avere problemi a capire le istruzioni o spiazza le persone quando reagisce alle sue allucinazioni. Questo interferisce con la loro capacità di lavorare. Nessuno di questi problemi, però, è inerente la nostra neurodiversità. Se potessi concentrarmi in una maniera più consona a persone come me, se una persona autistica avesse la possibilità di muoversi liberamente, se gli schizofrenici potessero svolgere il proprio compito senza che nessuno li controlli, questi problemi non esisterebbero.
E lo stato aiuta a peggiorare le cose. Se la burocrazia è seccante per persone neurotipiche, per un neurodivergente è quasi impossibile averci a che fare. File, moduli su moduli, la necessità costante di interagire con i burocrati, se per gli altri queste cose sono seccature, per noi sono un muro. La natura burocratica dello stato innalza barriere enormi che impediscono alle persone neurodiverse di ottenere gran parte di ciò che serve. Questo significa che non possiamo neanche avere quell’assistenza medica che le pressioni della società rendono una necessità.
L’anarchia può aiutarci a risolvere questi problemi. Penso soprattutto a quei movimenti anarchisti che adottano la bandiera dell’orgoglio matto, facendo con noi quello che è stato fatto con l’inclusione dei queer, dei neri e del movimento per la liberazione della donna. In una società senza stato che non necessiti dell’opera capitalista molti dei succitati problemi sociali dei neurodiversi scomparirebbero (se anche noi combattiamo l’ostracismo e il vittimismo). Se i lavoratori assumono il controllo dell’industria, le persone neurodiverse potrebbero determinare da sé il modo di lavorare. Luoghi di lavoro più piccoli e industrie decentrate ci darebbero più autonomia e più controllo di noi stessi.
Vista la convergenza di anarchismo e orgoglio matto, mi sembra ovvio che si debba costituire una sorta di anarchismo matto, sulla scorta dell’anarchismo queer e dell’anarco-femminismo. Senza questo la lotta anarchista è incompleta.