[Di Vishal Wilde. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 20 novembre 2016 con il titolo Compulsory Education Exacerbates Job Losses from Automation. Traduzione di Enrico Sanna.]
C’è molta speculazione e ansia giustificata sul fatto che progresso informatico (soprattutto l’intelligenza artificiale, o IA) e robotica possano generare automazione e dunque disoccupazione di massa. Ma raramente si dice che è l’obbligo scolastico a inasprire questo aspetto problematico del progresso tecnologico.
Sicuramente l’IA minaccia molti posti di lavoro a rischio automazione (nel manifatturiero, ad esempio), ma ci sono anche “mansioni” che richiedono creatività e immaginazione. E la stessa IA necessita di controllo; Amitai e Oren Etzioni, ad esempio, hanno scritto quest’anno un articolo (intitolato “Designing AI Systems that Obey Our Laws and Values”) pubblicato su The Communications of the ACM, sulla necessità di ‘guardiani dell’IA’, sostenendo che è l’elemento umano a doversi assicurare che l’IA esegua il lavoro in modo appropriato, sicuro e efficace. Ma questi ‘guardiani’ (in pratica, sistemi di monitoraggio) richiedono immaginazione e creatività per poter funzionare: questa è una delle ragioni principali per cui l’IA non potrà mai soppiantare la ‘necessità’ dell’uomo. In questo senso, e in tanti altri, ci sono molti ‘ambiti’ in cui l’IA non può sostituirsi all’uomo.
Sebbene nessuno abbia un’esatta comprensione della mente umana, io credo che Immanuel Kant, nella Critica della Ragion Pura, offra una spiegazione molto sistematica (anche se astrusa e dibattuta) di ciò che rende possibile la conoscenza. In parole semplici, una delle sue teorie importanti è che la conoscenza ha origine in ultima istanza dalla ‘immaginazione’ (anche se lui intende l’immaginazione in senso più vasto e sfumato di come la intendiamo noi oggi). Ovvero, ‘robot’ e ‘intelligenza artificiale’ mancano di immaginazione perché non sappiamo come ‘programmare’ un’autentica immaginazione artificiale quando creaiamo una ‘intelligenza’.
Questo significa che tutti quei compiti che richiedono immaginazione (molti) non possono essere sostituiti interamente dall’automazione (anche se possono essere facilitati). E significa anche che, finché la società andrà avanti stimolando immaginazione e creatività nell’individuo, non mancheranno opportunità di lavoro. Ma quando l’istruzione obbligatoria viene impostata obbligatoriamente in modo da condizionare, disciplinare e restringere le facoltà immaginative, allora ecco che la perdita di posti dovuta all’automazione si fa molto più dolorosa e ingestibile.
A leggere Adam Smith o Karl Marx, una delle caratteristiche fondamentali, determinanti del capitalismo è la “divisione del lavoro”, e l’istruzione obbligatoria serve proprio a rafforzare questa divisione inducendo le persone a diventare componenti umane di un’enorme catena di montaggio. Come possiamo sperare di esprimere il pieno potenziale della nostra immaginazione se, fin dalla più tenera età, veniamo condizionati ad agire come quegli stessi robot che ora si vogliono usare per automatizzare operazioni semplici?
Come possiamo sperare di fare progressi in campo matematico se ci insegnano, fin da bambini, che la matematica è solo uno strumento rudimentale per fare calcoli in circostanze specifiche e non un linguaggio che consente di esplorare e espandere le frontiere della conoscenza umana? Come possiamo sperare di immaginare, di dedicare le nostre energie alla realizzazione di una società migliore se fin da piccoli siamo costretti ad imparare ad usare gli ‘strumenti’ presumibilmente necessari a adattarci all’attuale società, viverci dentro e rafforzarla? Come possiamo sperare di contribuire e di beneficiare dei beni frutto del progresso tecnologico se siamo in gran parte destinati ad essere le vittime potenziali del suo male?
Come possiamo vivere liberamente se passiamo tanti anni cruciali della nostra vita formativa in istituzioni che sono essenzialmente glorificate prigioni per bimbi innocenti? A conclusione di The False Principle of Our Education Max Stirner dice che “il necessario declino dell’apprendimento non-volontario e l’ascesa di una volontà sicura di sé incarnata splendidamente nella persona libera può essere espresso benissimo così: la conoscenza deve morire per poi rinascere come volontà e ricrearsi ogni giorno come persona libera.”
L’istruzione obbligatoria esaspera il rischio posto dal progresso tecnologico sulla vita delle persone perché condiziona, disciplina, e insomma limita la loro immaginazione. Scrive Thomas Kuhn in The Structure of Scientific Revolutions che il sistema scolastico serve a rafforzare i suoi corrispondenti paradigmi scientifici e ad evitare un cambio di paradigma. Perciò noi non solo siamo più esposti ai rischi del progresso tecnologico dovuti all’istruzione obbligatoria, ma impediamo gli effetti benefici di questo stesso progresso.
Chiunque voglia discutere seriamente e contrastare il rischio occupazionale dovuto al progresso tecnologico tramite l’automazione dovrebbe, dunque, mettere in conto il ruolo dell’istruzione obbligatoria nell’accrescere questo rischio ingiustamente e inutilmente.