Italian, Stateless Embassies
Intervista a Giovani Attivisti Russi di Food not Bombs

Di Citizen Ilya. Originale pubblicato il 5 marzo 2020 con il titolo An Interview with Young Russian Activists From Food not Bombs. Traduzione di Enrico Sanna.

Food not Bombs è un movimento internazionale indipendente i cui attivisti praticano l’azione diretta distribuendo alimenti vegani a chiunque. Pensano che la propria attività serva a combattere la povertà, il militarismo e la violenza. Tutti i gruppi attualmente esistenti in Russia sono decentrati, pur condividendo gli stessi ideali. Sono almeno venti milioni i cittadini russi sotto la soglia della povertà, mentre lo stato russo spende miliardi nella difesa. Grazie a questi giovani antifascisti, la vita di molti cittadini sta cambiando. Ne abbiamo contattato alcuni della città di Samara per porre loro alcune domande:

1) Come è nato il movimento di Samara e quali sono i suoi obiettivi?

Andrew: A Samara il movimento è nato negli anni duemila, quando alcuni attivisti si ritrovarono a reagire agli attacchi neonazisti, letteralmente, con un coltello in una mano e un coperchio di pentola nell’altra.

I tempi sono cambiati e le strade sono più tranquille grazie a chi allora reagì a quei criminali. La generazione degli antifascisti è cambiata.

Abbiamo cominciato ad organizzare queste azioni perché vogliamo dare un esempio di come si possono fare buone cose senza l’aiuto dello stato. Molti di noi credono negli ideali del comunismo libertario, o più semplicemente non sono indifferenti ai problemi della gente.

Abbiamo iniziato questa attività volontaristica agli inizi del 2016, più che altro offrendo rifugio e assistenza agli animali. Ad agosto 2018 abbiamo pensato di prendere l’esempio dagli attivisti di Mosca e San Pietroburgo, che davano da mangiare a chi ne aveva bisogno. Alla fine di ottobre abbiamo iniziato la nostra opera. Esistiamo da quasi un anno, dipendiamo dalle nostre risorse e dalle nostre capacità, ci stiamo rafforzando e stiamo crescendo come numero.

Oleg: Il movimento è nato negli anni ottanta e da allora si è esteso a tutto il mondo, compresa la Russia. La nostra città non fa eccezione. A Samara qualcosa di simile si faceva già dieci o quindici anni fa. Abbiamo solo deciso di rivitalizzare la cosa.

Il movimento ha come obiettivo principale attirare l’attenzione della gente sulle politiche distruttive dello stato in gran parte dei paesi, dove si spendono somme enormi in apparati militari, mentre il numero dei poveri e dei senzacasa cresce ogni anno a causa delle guerre istigate e condotte dalle stesse autorità.

Ad un certo punto, molti di noi hanno capito che occorreva fare qualcosa di utile, invece di star lì a fare discorsi insensati sullo squallore della realtà circostante e sulla necessità di cambiare tutto. Ognuno di noi aveva sentito parlare di Food not Bombs, così abbiamo deciso di prendere quella strada perché era una cosa che potevamo fare, e abbiamo avuto ragione. L’unico problema era che non avevamo mai provato ad organizzare queste cose e non c’era nessuno da cui imparare. Nonostante tutto, siamo partiti in quarta ed è dall’autunno scorso che distribuiamo regolarmente alimentari. Abbiamo dovuto imparare dai nostri errori, al termine di ogni operazione tiravamo le conclusioni e cercavamo di capire cosa bisognava aggiungere o togliere. Abbiamo accumulato molta esperienza che siamo ben felici di condividere con chiunque voglia organizzare eventi simili.

2) Quali sono le persone che vengono da voi?

Andrew: Gran parte di quelli a cui diamo da mangiare sono anziani che non hanno abbastanza per vivere a causa delle pensioni basse, ma ci sono anche persone di passaggio, e bambini delle scuole interessati alla cosa che si fermano a mangiare da noi.

Oleg: Ci sono diversi tipi di persone, tra cui i senzacasa e gli anziani. Stiamo tra la stazione della metro e il mercato, così che chi viene da noi può essere tanto il lavoratore che prende la metro o chi va e viene dal mercato, ma anche semplici passanti. Molti vengono per mangiare, ma ce ne sono anche che vengono per fare una chiacchierata, vogliono sapere chi siamo, condividono le nostre idee o i nostri problemi.

La maggior parte approva i nostri ideali e qualcuno offre un aiuto. Ma c’è anche chi viene da noi e contesta quello che facciamo dicendo che “chi affoga deve salvarsi da solo”. Dicono spesso cose come: “Perché gli date da mangiare?” e “Se vogliono mangiare che vadano a lavorare” oppure “Se scoppia la guerra, chi vi proteggerà?” Noi cerchiamo di spiegare che i problemi non riguardano solo gli altri, cerchiamo di spiegare quali sono le vere cause e gli obiettivi di tutte le guerre, e come è importante mostrarsi solidali con gli altri e sostenersi a vicenda.

3) Quanto aiuto ricevete dalla popolazione di Samara?

Andrew: C’è gente che ci contatta, visto che distribuiamo volantini, perlopiù però riceviamo contatti tramite le reti sociali. Donano generi di prima necessità, oppure fanno una donazione via internet.

Oleg: Come ho detto, la maggior parte di quelli che vengono da noi approvano quello che facciamo, e sono molti quelli che offrono un aiuto. Il nostro movimento riscuote un grande interesse presso i giovani, c’è chi diffonde informazioni e chi si unisce a noi ed entra pienamente a far parte del gruppo.

4) Quali sono i vostri rapporti con il vegetarianismo e il veganismo?

Andrew: Gran parte del gruppo è formato da vegani o vegetariani e c’è anche chi non è né l’uno né l’altro, ma agli eventi usiamo solo alimenti vegani.

Oleg: Dobbiamo innanzitutto spiegare che vegetarianismo e veganismo sono due cose diverse. I vegetariani non mangiano carne, principalmente perché non vogliono mangiare carne di animali morti. I vegani non mangiano carne, ma non mangiano neanche ogni prodotto di origine animale in genere (latte, uova, formaggio e tutto il resto) perché rifiutano qualunque forma di sfruttamento degli animali. Tra i principi del nostro movimento c’è quello della nonviolenza, ovvero il rifiuto di qualunque forma di violenza da parte degli umani. Le guerre sono un esempio di violenza dell’uomo sull’uomo. Lo sfruttamento in tutte le sue forme è violenza, la povertà è il risultato dello sfruttamento della gente normale da parte dei ricchi. Anche lo sfruttamento degli animali è un effetto della violenza dell’uomo. Ecco perché non usiamo prodotti di origine animale. Detto questo però chi partecipa al movimento non è obbligato a diventare vegano, nessuno di noi è obbligato a non utilizzare prodotti di origine animale. Sta ad ognuno decidere se mangiare prodotti animali o escluderli completamente dalla propria dieta. Nel nostro gruppo ci sono sia vegani che persone che mangiano di tutto, senza che per questo ci siano conflitti interni.

5) Quanto è importante l’aiuto reciproco in uno stato autoritario?

Andrew: Solidarietà e mutuo soccorso: è con questi che possiamo contrastare l’oppressione dello stato.

Oleg: Il mutuo soccorso è importante a prescindere dalle condizioni, e non solo in uno stato autoritario. Ogni persona fa parte della società, dipende da essa e da ogni suo componente. Se lasciamo una persona ai suoi problemi non facciamo che contribuire alla diffusione di tali problemi, finché alla fine questi non ricadono sulle spalle di tutti. È per questo che ci occupiamo di chiunque abbia bisogno di un aiuto.

6) Qual è per voi la cosa peggiore: la povertà o la guerra?

Andrew: Non so cosa è peggio, so che finché esisterà il capitalismo i poveri moriranno di povertà e di fame. Le borghesie dei diversi paesi mandano le persone in guerra ad uccidersi gli uni con gli altri per gli interessi delle classi più alte.

Oleg: È difficile dare una risposta. La prima è spesso una conseguenza dalla seconda. A causa delle guerre le persone perdono tutto quello che hanno, diventano rifugiati. Molti sono invalidi, o hanno perso gli amici a causa della guerra. I ricchi sono quelli che traggono tutti i benefici della guerra, loro non rischiano la vita o la salute, non perdono la casa, possono decidere il destino di milioni di persone stando in poltrona. Il soldato che torna a casa diventa spesso una persona inutile, diventa un povero. Pertanto le due cose sono in relazione tra loro.

7) Se non sono un segreto, quali sono i programmi del movimento?

Andrew: Abbiamo in progetto l’apertura di un secondo punto di distribuzione in una zona in cui ci sono molte persone che hanno bisogno. Abbiamo anche in mente progetti di tipo sociale e ambientale, per i quali però purtroppo non abbiamo abbastanza tempo e energie.

Oleg: Pensiamo, nel futuro immediato, di fare distribuzione in due punti diversi, così da poter dar da mangiare a più persone. Vogliamo anche dedicarci maggiormente alla diffusione di informazioni riguardo il movimento e i suoi ideali, affinché nascano nuovi gruppi indipendenti in altre città. Cerchiamo sempre di evolverci, di porci degli obiettivi e di raggiungerli.

Italian, Stateless Embassies
Perché non Appoggio la Marcia delle Donne

Di Logan Marie Glitterbomb. Originale pubblicato il 10 febbraio 2020 con il titolo Why I don’t Support the Women’s March. Traduzione di Enrico Sanna.

Il ventuno gennaio 2017 scesi in piazza a Washington assieme a migliaia di altre donne per quella che avrebbe dovuto essere una manifestazione di unione e solidarietà a sostegno dei diritti di tutte le donne, ma ciò che vidi era altro. Già durante le settimane precedenti la marcia c’erano stati problemi tra le organizzatrici bianche e quelle di colore, così come tentativi di prendere le distanza dalla marcia delle lavoratrici del sesso presenti nel movimento femminile. Dopo tanto casino da parte del grosso delle attiviste e dopo varie minacce di boicottaggio e contromanifestazioni da parte di chi manifestava solidarietà con le lavoratrici del sesso, fu deciso di fare dietrofront e porre sulla piattaforma il sostegno pubblico alle lavoratrici del sesso.

Nonostante le pecche, mantenevo la speranza, vedevo che le organizzatrici perlomeno rispondevano alle critiche e capivo che la marcia era composta da vari elementi, alcuni più reazionari e altri più rivoluzionari. Io ero lì per stare con le rivoluzionarie e cercare di costruire qualcosa. C’è da dire, però, che, quando io e diverse altre attiviste antifasciste come me all’inizio della manifestazione ci separammo per unirci in solidarietà alla Marcia delle Donne, fummo accolte con ostilità, odio, addirittura con atteggiamenti bigotti. Non solo certe “femministe” transfobiche misero in dubbio la mia femminilità, ma alcune liberal cercarono, per così dire, di smascherarmi; mentre altre attiviste ancora arrivarono a rivolgersi alla polizia chiedendo di rivelare la nostra identità oppure di andare via.

Noi non facemmo né l’una né l’altra cosa e continuammo a marciare per i diritti di tutte le donne restando entro la legalità. Addirittura, una delle anziane del movimento ci chiese cortesemente scusa per il comportamento delle altre, si accertò che stessimo bene fisicamente e emotivamente, ci offrì cibo e acqua e ci fece gli auguri prima di allontanarsi. Ad un certo punto, l’assenza di solidarietà da parte delle altre manifestanti divenne così scoraggiante che ce ne andammo per unirci alle manifestanti del J20 che stavano altrove.

Arriva l’anniversario della Marcia delle Donne e cominciano le celebrazioni a livello locale. Riconoscendo che la mia città in queste cose è un po’ meglio di altre, ho cominciato a pensare se non era il caso di partecipare alla marcia locale di solidarietà, giusto per vedere com’era e se era meglio dell’altra. Dopotutto, la marcia aveva conquistato una certa notorietà per aver celebrato sui social il compleanno di Assata Shakur, la Pantera Nera attualmente latitante. Fin da subito, però, ho capito che la retorica era ancora vaginocentrica, ancora non riconosceva le donne transessuali e i loro problemi, ancora mancava un’analisi intersezionale, e più che una marcia delle donne sembrava una marcia contro Trump.

A me non interessa protestare contro Trump. Lui è parte di un problema molto più ampio, un problema che, pensavo, la Marcia delle Donne avrebbe potuto affrontare, almeno un po’. Invece questa Marcia delle Donne sembrava un raduno a favore di Hillary Clinton. Ma se Trump non avesse vinto le elezioni, quante di queste borghesi dalla pelle chiara avrebbero marciato ugualmente? Prendetevi pure i vostri slogan vaginali e i vostri orribili cappelli all’uncinetto e andate a fanculo. Non ho niente contro le magnifiche attiviste di Codepink e le altre che negli ultimi anni hanno cercato di infondere un po’ di radicalismo nella Marcia delle Donne, ma al momento non ho tutta quella pazienza. Venite a prendermi quando la Marcia sarà diventata una cosa seria che lotta per i diritti di tutte le donne, ma fino ad allora resto a casa.

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An Interview with Young Russian Activists from Food Not Bombs

Food Not Bombs is an independent international movement whose activists are doing direct action by handing out vegan food to everyone. They believe that their activities help to struggle against poverty, militarism, and violence. Absolutely all existing groups in Russia are decentralized, but they all support the same idea. While the Russian government spends billions on defense, at least 20 million people live below the poverty threshold. Their lives are changing because of these young antifa activists from Russia. We’ve contacted some of these activists from Samara to ask them a couple of questions: 

1) Tell us how the movement appeared in Samara and what views it pursues.

Andrew: The movement in Samara began in the 2000s, when activists had to fight back from neo-Nazi attacks, holding the lid of the pan in one hand and the knife in the other.

Now the time has changed and the streets have become more peaceful, thanks to those who used to fight back those villains. The generation of anti-fascists has changed.

We began to organize these actions in order to set an example of how to do good deeds without the help of the state. Many of us support the idea of libertarian communism, or are simply not indifferent to other people’s troubles.

We started volunteering somewhere in the beginning of 2016 — these were mainly visits to the animal shelter and assistance to them. In August 2018, the idea came up to learn the experience of activists from Moscow and St. Petersburg, who also handed out food to those in need. At the end of October, we reached our first action and for almost a year now we have been existing, depending mainly on our own resources and capabilities, gaining strength in numbers of people.

Oleg: The movement originated in the 80s of the last century and has since spread throughout the world, including Russia. Our city was no exception. Even 10 to 15 years ago, similar actions were organized in Samara. We just decided to revive them. 

The main goal of the movement is to draw public attention to the destructive policies of the governments of most countries, in which huge sums of money are spent on military, while the number of poor and homeless is growing every year due to wars that are started and sponsored by the authorities.

At some point, many of us decided that we needed to do something useful, instead of making senseless speeches about how bad is everything around and how everything needs to be changed. Since each of us heard about the Food Not Bombs, we decided to take up such actions because we thought that we could do it and we’re right. The only problem was that we had no experience in doing such events and there was nothing to gain from someone. But despite this, we hit the ground running and since the fall of last year we have been steadily going out to hand out food. At first, we had to learn from our mistakes and after each action, we made conclusions about what needs to be changed or added. Now we have a lot of experience in this, which we are pleased to share with others who wish to organize similar events.

2) What kind of people usually come to you?

Andrew: Most of those whom we feed are old people who don’t have enough to live on with their low pension, and also passers-by and schoolchildren, who are interested in the action, are eating here.

Oleg: Different people come to us: homeless people, senior citizens, since we are standing next to the metro station on one side and the market on the other, metro workers and people coming from the market, as well as ordinary passers-by, also come to us. Many come up for food, but some just chat, find out who we are, share their ideas or problems.

Most support our ideas and some even offer help. But sometimes people come up to us who have a negative attitude to our initiative, believing that “the rescue of a drowning man is the drowning man’s own job”. From such people, you can often hear: “Why you feed them?”, “If they want to eat, let them go to work”, “If war would happen, then who will protect you?” We try to explain that there are no other people’s problems, we try to explain the true causes and goals of all wars, and how important it is to show solidarity and support each other.

3) How much do Samara residents support you?

Andrew: Sometimes people contact us because we always give flyers to people, most of them do it by social networks and give away groceries, or simply transfer money to us.

Oleg: As I mentioned, most of those who come to us support our ideas and many offer help. Our movement is of great interest among young people, someone helps in the dissemination of information, someone joins us and becomes a full member of the group.

4) Tell us about your relationship with vegetarianism and veganism.

Andrew: Most of the group consists of vegans and vegetarians, some of the participants are omnivores, but on events, we carry only vegan food.

Oleg: First you need to explain that vegetarianism and veganism are two different things. Vegetarians don’t eat meat, mainly because they don’t want to eat the flesh of dead animals. Vegans don’t eat meat, and in general all products of animal origin (milk, eggs, cheese, etc.), as they refuse any exploitation of animals. One of the principles of the movement is the principle of non-violence, that is, the rejection of any kind of manifestation of violence by humans. Wars are an example of the violence of some people over others. Any kind of exploitation is violence, poverty is the result of the exploitation of ordinary people by the rich. The exploitation of animals is also a manifestation of human violence. That’s why we don’t use animal products. However, the participants in the movement are not obliged to be vegans, since compulsion to refuse animal products is also not permissible, nevertheless, it is everyone’s personal choice to eat animal products or to exclude them completely from their diet. There are vegans and omnivores in our group, but we don’t conflict about it inside the group. 

5) How important is mutual aid in an authoritarian state?

Andrew: Solidarity and mutual aid — these are the things that society can counter the pressure from the state.

Oleg: Mutual aid is important in all conditions, not only in an authoritarian state. Any person is a part of society, and therefore depends on this society and on each member of it. Leaving someone alone with his problems, we thereby contribute to the spread of these problems, and in the end, these problems can fall on each of us. That’s why we pay attention to anybody who needs a helping hand.

6) What’s worse for you: poverty or war?

Andrew: I don’t know what’s worse, because as long as capitalism exists, the poor will be poorer and perish from poverty and hunger. The bourgeoisie of different countries will pit people among themselves to die for the interests of the upper class in wars.

Oleg: Hard to say. The first is often a consequence of the second. Because of the war, many people lose everything, becoming refugees. Because of the war, many become crippled, many lose their friends. The rich get all the benefits of the war, they do not risk life, health, or lose their home, so they calmly control the fate of thousands or even millions of other people. And often, soldiers who return from the war, become useless and poor. So both things are related to each other.

7) If not secret, then what are the plans for the movement?

Andrew: We plan to open a second food distribution point in another area where there are many people in need. There are also ideas for other social and environmental projects, for which, unfortunately, we still do not have enough time and energy.

Oleg: In the near future we plan to start distributing in two places, so we can feed more people. In the near future, we plan to start distributing in two places, so we can feed more people. We also plan to pay more attention to the dissemination of information about the movement and its ideas, so that independent groups would appear in other cities. We constantly try to develop ourselves, set goals and achieve them.

Anarchy and Democracy
Fighting Fascism
Markets Not Capitalism
The Anatomy of Escape
Organization Theory