Kevin Carson. Titolo originale: Everything But the Helicopters…, del 15 luglio 2025. Traduzione italiana di Enrico Sanna.
…L’“anarco”-capitalismo dei disastri arriva in Argentina
Javier Milei, presidente argentino, sedicente “anarco-capitalista”, è la nuova star della destra libertaria statunitense. Subito dopo la sua elezione a dicembre 2023, Katarina Hall di Reason ha elogiato il decreto di legge voluto dal “presidente libertario” per una transizione verso una “economia di libero mercato esente da regole”. Di recente, Marcos Falcone, sempre su Reason, ha definito la “Buenos Aires di Javier Milei la città in cui la storia libertaria si realizza”, anche se “non diventerà un faro della libertà”. Altrettanto adulatorio è il trattamento riservato a Milei da certi settori, come il Cato Institute e Students for Liberty, che ne sottolineano le politiche “libertarie” e “di libero mercato” adottate all’indomani della nomina.
Anche Hall, però, nonostante gli elogi notava, en passant, che il decreto che rafforza Milei, tra tutti i suoi provvedimenti “libertari, contiene anche la dichiarazione di
“uno stato di emergenza in campo economico, finanziario, fiscale, pensionistico, militare, daziario, energetico, sanitario, amministrativo e sociale fino al 31 dicembre 2025.” Se approvato, il decreto metterebbe nella mani di Milei i poteri esecutivo e legislativo, con la possibilità di fare scelte su questioni attualmente di competenza solo del congresso.
Il decreto inoltre allarga le nuove misure anti protesta con un inasprimento delle pene… fino a cinque anni per chi “dirige, organizza o coordina raduni o dimostrazioni che impediscono, ostacolano o rendono difficoltosa la circolazione.”
Dunque un esecutivo con poteri di emergenza che governa per decreto. E condanne draconiane per i manifestanti che bloccano il traffico. Molto libertario! E magari quei libertari che giudicano ragionevoli queste misure sono gli stessi che approvavano la protesta contro la chiusura dei negozi durante la pandemia, o i disordini del 2020 per il diritto alla ricarica gratuita nei Cracker Barrel, o ancora le proteste del convoglio della libertà nel 2022.
Questioni di giusto processo a parte, al fondo delle misure contenute nel decreto sul “libero mercato”, secondo Hall, c’è la “privatizzazione” forzata di oltre venti industrie di stato… senza la solita corruzione che ha caratterizzato le altre “privatizzazioni”, immagino.
Altra disposizione economica del decreto è la restrizione del diritto di sciopero nei “servizi importanti” (servizio garantito almeno al 50%) o “critici” (almeno al 75%). La prima categoria comprende “fornitori ospedalieri, navi, aerei, trasporti fluviali, di terra e sotterranei, attività industriali che non possono fermarsi (compresi acciaio, alluminio, chimica e cemento), industrie alimentari, fornitori di materiali da costruzione, banche, alberghi e ristorazione.” La seconda categoria comprende “servizi pubblici, telecomunicazioni, trasporto di carburanti e scuole primarie.” Fuori non resta praticamente nulla.
Oltre ai lavoratori sindacalizzati, altra categoria le cui libertà economiche non contano è quella delle cooperative.
…L’Istituto Nazionale delle Associazioni e dell’Economia Sociale (INAES), l’agenzia che registra le cooperative, ha deciso di sospendere undicimila cooperative per documentazione insufficiente e altre presunte irregolarità.
Durante la conferenza stampa, [il portavoce del presidente] Adorni ha definito le cooperative “un buco nero politico” da eliminare alludendo a irregolarità diffuse nella registrazione.
Queste norme stringenti, così come la “registrazione” delle attività economiche, si ritiene che siano coerenti con il “libero mercato”… almeno finché i proprietari sono lavoratori e non azionisti.
Altra libertà negata da questo “anarco-capitalista” è la libertà migratoria immigrazione:
Mercoledì scorso il presidente di destra Javier Milei ha emesso un decreto che limita l’immigrazione, un atto che coincide con le restrizioni migratorie approvate dall’amministrazione di Trump…
L’ordine esecutivo di mercoledì rafforza i requisiti riguardo la cittadinanza, per cui ora gli immigrati per avere il passaporto argentino dovranno avere almeno due anni di residenza ininterrotta o fare investimenti significativi.
Gli immigrati che aspirano al visto permanente devono dimostrare di avere un reddito o “mezzi sufficienti” e una fedina penale pulita nel paese d’origine.
Il decreto agevola fortemente il governo nell’espellere gli immigrati che entrano illegalmente, falsificano i documenti o commettono reati minori in Argentina. Prima le autorità potevano espellere o negare l’ingresso solo in caso di condanne a più di tre anni.
Al di là della sua politica economica attuale, il “libertario” Milei ricorre a forme di governo drasticamente autoritarie, come la stretta sull’informazione critica, il che dovrebbe apparire familiare agli statunitensi che vivono sotto l’amministrazione Trump. Leggiamo sulla rivista Discourse…
che [il decreto 780/2024], in nome della difesa dell’ordine pubblico e della sicurezza nazionale, dà al governo forti poteri di controllo sui contenuti dei media. Le autorità hanno il potere di controllare e punire quei giornalisti i cui scritti vengono giudicati “sovversivi”, un termine definito ambiguamente che lascia ampio spazio all’interpretazione soggettiva. Secondo il decreto, articoli che criticano l’amministrazione potrebbero essere giudicati destabilizzanti o pericolosi, a cui seguono multe, l’obbligo di ritrattare e anche denunce per reati penali per giornalisti e testate…
Fin dal suo insediamento il governo ha denigrato i giornalisti etichettandoli “nemici del popolo”, e sottoponendoli a infinite pressioni verbalmente e in forma digitale. Come ha notato di recente Reporter senza frontiere, un’organizzazione mondiale dedita alla difesa della libertà di stampa, solo nel 2024 le minacce documentate di Milei e dei suoi sono state 52. Si va dalle intimidazioni verbali alla gogna pubblica alle minacce sui social.
Questi attacchi vanno oltre il simbolico: creano un clima di paura che blocca la critica. Nel 2024 ci sono stati 24 casi documentati di giornalisti che hanno subito violenze fisiche, in alcuni casi anche con l’arresto sulla base di un nuovo protocollo di sicurezza inteso a sopprimere le proteste in pubblico…
Il decreto inoltre “limita fortemente l’accesso alle informazioni di dominio pubblico, amplia il potere di censura, e impone la registrazione e l’identificazione di chi richiede informazioni…”
Milei intensifica anche lo stato di sorveglianza. Una sua recente iniziativa, la Unità di Intelligenza Artificiale Applicata alla Sicurezza, stando alle dichiarazioni servirebbe a rafforzare la sicurezza impiegando l’IA per predire e prevenire i reati. Nella pratica fa da schema per la sorveglianza di massa. Scritti sui social, conversazioni private e normali attività online adesso sono controllate da uno stato pronto a etichettare il dissenso come “potenziale minaccia”.
Non solo. Con l’obiettivo, degno di una distopia cyberpunk, di predire “futuri reati”, l’Unità…
si servirà di “algoritmi ad apprendimento automatico per analizzare i dati storici sul crimine”. È anche previsto l’uso di programmi per il riconoscimento facciale al fine di identificare “ricercati”, sorvegliare i social e analizzare riprese dal vivo e intercettare attività sospette.
Come se non bastasse, l’ultra autoritario ministro della sicurezza Patricia Bullrich, la Kristi Noem argentina, ha…
visitato il controverso centro di confino per terroristi (CECOT) del Salvador, probabilmente con l’intento di farne un duplicato in Argentina, secondo la stampa. Il presidente del Salvador Nayib Bukele si è detto pronto ad offrire all’Argentina qualunque assistenza in fatto di sicurezza.
Sono forti le affinità culturali con personalità autoritarie e etnonazionaliste come Trump, Orban e Bolsonaro. Il che, unito ai controlli dell’immigrazione, contribuisce ad alimentarne la popolarità presso paleoconservatori, hoppeani e tutto quell’insieme di razzisti e filotirannici che forma il Libertarian Party Mises Caucus. Come lui stesso “suggerisce, [Milei] rientra in quella famiglia ‘di destra’ politicamente allineata con leader come Trump e Bukele.” Alla maniera degli esemplari più marci dell’alterdestra, si scaglia contro le ideologie “woke” e di “genere”, fa licenziare in massa lavoratori pubblici trans ed è dichiaratamente antiabortista. A Davos ha accusato i “neomarxisti” (un termine coniato dal paleoconservatore William Lind e diffuso presso l’alterdestra) accusandoli di essere “riusciti a cooptare il senso comune occidentale appropriandosi dei media, delle università, della cultura oltre che delle organizzazioni internazionali.” Credo che sia rassicurante il fatto che non li ha accusati di aver “sparso veleni”.
Le affinità, più che culturali, sono personali. È un ammiratore entusiasta di Trump. Assieme al neofascista presidente del consiglio Giorgia Meloni, è stato l’unico leader straniero presente alla cerimonia d’inaugurazione di Trump. È stato lui a donare a quel giamburrasca di Elon Musk la famosa motosega. Rivoltante quando ha paragonato l’amicizia con Trump e Musk a “un’esperienza celestiale”.
Milei e i suoi negano o apologizzano i crimini contro l’umanità commessi durante la Guerra Sporca, durante la dittatura militare.
Milei e alcuni dei suoi funzionari più vicini hanno scatenato forti polemiche quando hanno negato i crimini commessi dall’ultima dittatura, le cui conseguenze sono ancora ben presenti nella società. Durante la campagna elettorale, il presidente ha negato la scomparsa di 30 mila persone sotto la dittatura, e ha definito “eccessi” commessi nel contesto di una “guerra” i crimini contro l’umanità commessi da questa. Ma gli argentini non vedono nella dittatura una guerra tra parti avverse, bensì come un periodo di terrore per mano dello stato.
Il vice di Milei, Victoria Villaruel, sostiene apertamente i diritti degli autori del genocidio.
Riassumendo, in pratica le “riforme” di Milei sono “libertarie” o “di libero mercato” soltanto nel senso, neoliberale, di filoaziendali. Indeboliscono le norme statali sul potere e la libertà economici dei padroni di grandi capitali e rafforzano il potere di questi ultimi contro i lavoratori. Il lavoratore, detentore teorico di un coeguale “fattore di produzione”, subisce di fatto pesanti limiti alla sua libertà di associarsi, di non offrire i propri servizi sul mercato e di possedere un’impresa. Se lo stato imponesse ai monopoli aziendali le stesse norme stringenti che Milei applica al diritto dei lavoratori di organizzarsi, o se imponesse alle tradizionali società azionarie capitaliste gli stessi requisiti che impone alle cooperative, le urla scandalizzate dei libertari di destra si sentirebbero fino alla luna.
Le sue privatizzazioni rientrano nella tradizione del capitalismo dei disastri di Pinochet in Cile, di Yeltsin in Russia o della Coalizione dell’autorità provvisoria in Iraq. Secondo Nicholas Hildyard, lo schema tipico prevede investimenti statali enormi, a carico dei contribuenti, nello sviluppo di una particolare impresa pubblica al fine di renderla vendibile, per poi svenderla con un’asta taroccata ad influenti investitori globali. I quali, in qualità di nuovi padroni dell’azienda “privatizzata”, procedono immediatamente a scorporarne le attività. Senza contare che le aziende “private” vivono solitamente in una gabbia protettiva statale che assicura il profitto.
Milei è interessato solo ad allargare le libertà di investitori miliardari, padroni e ventenni criptomani e channer dalla pelle chiara. Come diceva Cool Hand Luke, “Dobbiamo aiutare quei poveracci dei padroni.”
Quanto ai mezzi autoritari con cui Milei ha fatto passare queste misure “libertarie”, anche quelli rientrano nella normalità del capitalismo dei disastri. Sia Pinochet che Yeltsin assunsero poteri dittatoriali prima di mettere in pratica le loro “riforme di libero mercato”. Anche l’Autorità provvisoria irachena di Paul Bremer ha imposto la sua legge ad un nemico ormai sconfitto e sotto occupazione. L’amore che i “libertari” di destra provano per Milei rientra nella lunga tradizione di certe cerchie libertarie di destra che, come nota Jesse Walker, impongono “libero mercato” e “libertà” tramite dittature ideologicamente vicine: metaforicamente, Milei è una sorta di Prester John in versione libertaria. Il cliché “Pinochet era politicamente autoritario ma economicamente liberale” è semplicemente idiota, nota Walker:
L’incoerenza del generale la ritroviamo anche nel rispetto della libertà economica: il tasso di cambio fisso del peso, voluto da lui, fu strumentale alla recessione; il suo regime era pieno di salvataggi, casi di corruzione e clientelismi vari. E poi impose regole severe ai lavoratori. Per inciso, Pinochet prima vietò i sindacati e poi li rese nuovamente legali ma vietò lo sciopero per solidarietà, proibì l’adesione spontanea a un sindacato secondo la pratica closed-shop e impose limiti agli argomenti trattabili negli incontri tra sindacati e datori di lavoro. E poi c’era questa sua mania di arrestare i leader sindacali. Hayek non difese apertamente gli attacchi contro la libertà, ma neanche se ne preoccupò, per quanto ne sappiamo.
In breve, Milei rientra in quella schiera di personalità violente e autoritarie, dittatori e aspiranti dittatori di destra come Trump, Bolsonaro, Orban, Putin, Erdogan, Netanyahu e Modi. Chiunque abbia il coraggio di osannarlo come un “libertario” farebbe meglio a tapparsi la bocca.
Le nostre traduzioni sono finanziate interamente da donazioni. Se vi piace quello che scriviamo, siete invitati a contribuire. Trovate le istruzioni su come fare nella pagina Sostieni C4SS: https://c4ss.org/sostieni-c4ss.