Di Locusts and Wild Honey. Originale: Quakerism, Anarchy, and Everything in Between, del 5 gennaio 2023. Tradotto in italiano da Enrico Sanna.
Sono detti quaccheri gli aderenti alla cosiddetta Società religiosa degli amici, una setta protestante che non è unita solo da un particolare credo o da una teologia ma anche dall’opposizione alla violenza e dalla fede in Dio o in una divinità e/o luce che accomuna tutti gli uomini. Robert Lawrence Smith, nel suo A Quaker book of wisdom, definisce il quaccherismo “un esperimento di anarchia religiosa”. Wikipedia, alla pagina “Anarchism and religion”, spiega:
La chiesa dei quaccheri, o Società religiosa degli amici, è organizzata lungo linee anarchiche. Ogni decisione è presa localmente, in una comunità paritaria in cui ogni voce ha lo stesso peso. Anche se non esiste un nesso formale tra anarchici e quaccheri, i quali differiscono anche nelle opinioni politiche, l’inveterato coinvolgimento dei quaccheri in questioni che riguardano la giustizia sociale, la strutturazione del potere e il processo decisionale hanno portato ad un significativo influsso reciproco e ad una sorta di mescolamento tra anarchici cristiani e quaccheri. L’influsso dei quaccheri si fa sentire in particolare con il movimento antinucleare degli anni ottanta e con il movimento antiglobalizzazione nordamericano. Entrambi i movimenti erano caratterizzati dalla presenza di migliaia di anarchici, che finirono per adottare consciamente la pratica consensuale del processo decisionale quacchero.
In assenza di “legami formali”, registriamo la testimonianza di Ben Pink Dandelion, attivista anarchico negli anni ottanta che in un video per QuakerSpeak spiega come, dopo la disillusione per le tattiche rivoluzionarie, sia approdato ai quaccheri, “un gruppo dedito alla pace, alieno al voto e privo di una dirigenza.”
Sempre sulla loro natura anarchica: in un tempo in cui era d’obbligo l’uso del “voi” e l’inchino davanti a un nobile, i quaccheri si rifiutavano di riconoscere le disuguaglianze artificiali e di rispettare tali norme sociali, dando del “tu” a chiunque a prescindere dalla condizione sociale. Lo stesso atteggiamento anti-gerarchico lo troviamo nel rifiuto dei titoli e nel disconoscimento delle gerarchie all’interno della loro chiesa. I quaccheri credono nel sacerdozio di tutti i credenti, nella sacralità della preghiera di gruppo, da praticarsi ovunque, e nel potere della parola spontanea contrapposta al sermone predisposto da un’autorità centrale. Credono inoltre, come spiega la già vista citazione presa da Wikipedia, in un potere decisionale basato sulla pratica consensuale. Così parla Margaret Hope Bacon in The Quiet Rebels:
Attraverso la struttura semplificata dell’incontro, si arriva a una decisione non con il voto ma congiuntamente da tutto il gruppo con una conclusione condivisa. Al termine dell’incontro (mensile, poniamo), uno degli addetti comunica la sua interpretazione della discussione, ma una decisione in proposito non viene presa se non c’è l’unanimità completa. Lo stesso accade negli incontri trimestrali se manca il sostegno di tutti i componenti. Si tratta di un processo lento, ma il miracolo è che alla fine si arriva sempre a una decisione.
La struttura orizzontale della loro chiesa è evidente anche nei luoghi d’incontro. Ralph Hetherington fa questo esempio:
I quaccheri non hanno chiese fisiche. Un incontro di preghiera può avere luogo ovunque e non necessita di un edificio consacrato. Non c’è altare né pulpito. Ci si siede in circolo o lungo i lati di un immaginario quadrato, attorno ad un tavolo con dei libri e magari anche un vaso di fiori. Si evidenzia non l’amministrazione di un sacramento, né la parola di Dio, ma l’esperienza comune della fede.
Più in generale, il rifiuto di una gerarchia sociale o fisica sembra un’applicazione socioreligiosa di quello che Noam Chomsky definisce…
il nucleo della tradizione anarchica: … [L]’illiceità del potere, che è illecito finché non dimostra il contrario. Per cui chi sostiene la liceità di una relazione gerarchica dispotica di qualche genere ha l’onere di dimostrarlo. E la mancata dimostrazione significa la fine della relazione.
Il quacchero Tim Sowerbutt racconta che i quaccheri “[durante la guerra civile spagnola] solidarizzavano con gli antifranchisti perché anche gli anarchici spagnoli, come i quaccheri, rifiutavano l’autorità e la dirigenza accentrata.” Gli anarchici si riconoscono anche nel processo consensuale dei quaccheri, tanto che il quacchero Robert Kirchner ci vede una possibile soluzione del dibattito tra anarchici filodemocratici e antidemocratici, che credono erroneamente che le decisioni che riguardano la collettività debbano essere, in grado maggiore o minore, per forza costrittive. Al contrario, ci si dovrebbe interrogare sulla liceità di un tale potere costrittivo in una società anarchica.
I quaccheri non hanno testi sacri. Danno però molta importanza a The Journal of George Fox, un diario scritto nel Seicento dal fondatore riconosciuto della setta. Fatto interessante, il diario contiene sia nozioni teologiche che di pratica anarchica. Un esempio:
Voi che conoscete l’amore di Dio, la legge del suo spirito e la libertà che è in Gesù, seguite il Cristo sorretti dalla fede divina che emana da lui, non siate schiavi. Perché il ministero e l’insegnamento del Cristo Gesù portano all’affrancamento e alla libertà; mentre il ministero dell’uomo sull’uomo e contro la volontà dell’uomo porta alla schiavitù, all’oscurità della morte e dell’oblio.
Il diario parla di quelle istituzioni religiose organizzate che ricavano il proprio potere dallo sfruttamento degli umili, ma potrebbe anche riferirsi a quell’istituzione di potere “dell’uomo sull’uomo” che è lo stato, che tiene soggiogata gran parte del mondo. Fatto interessante, Fox, in carcere come un ribelle, “si rivolge ai giudici che mandano in carcere chi ruba del bestiame, denaro e piccole cose, per spiegare loro che agiscono contro la legge di Dio quando… impongono ai ladri di fare atto di risarcimento.” Qui siamo molto vicini a Chartier che, in The Conscience of an Anarchist, invoca un…
“sistema [giudiziario] astatuale imperniato sulla vittima, per cui una persona (o un suo rappresentante) che dichiara di aver subito un torto reale deve dimostrare effettivamente, al fine di ottenere il risarcimento, di essere stato danneggiato. [Al contrario], in un sistema statuale che condanna per aver commesso un reato lo stato non deve dimostrare che qualcuno ha danneggiato in maniera specifica qualcun altro per condannarlo a pene anche severe.
In maniera simile, la Bacon racconta che i quaccheri di seconda generazione delle colonie nordamericane “erano invitati a non sporgere denuncia presso le autorità mondane ma a risolvere la questione nei loro incontri.” Sempre Fox, inoltre, spiega che…
il fatto di aver ricevuto un’istruzione a Oxford o a Cambridge non basta a fare un ministro di Cristo… Bisogna ascoltare più chi dissente che i sacerdoti. È tra loro che mi capita di trovare ascolto; e molti sono quelli che si lasciano convincere perché più disponibili.
Potrebbe sembrare un’esagerazione, ma i dissidenti di quella che Samuel Edward Konkin III chiama “la chiesa istituzionale dell’ideologia statuale” sono gli anarchici e i loro simili: punk, hippie, libertari estremisti, cani sciolti sindacalisti, abolizionisti del carcere e della polizia, rivoluzionari nel Sud del mondo, attivisti pacifisti e fautori del ritorno alla terra. La Bacon arriva a paragonare i quaccheri e i primi ribelli socio-religiosi loro contemporanei agli estremisti degli anni Sessanta quando scrive: “Come i giovani dissidenti di oggi, anche i Seeker, i Ranter, i Digger e i quaccheri respingevano l’innata ipocrisia della società del tempo.”
Il loro estremismo va oltre il contrasto del dispotismo organizzativo e scritturale. I quaccheri sono sempre stati contro l’autorità costituita, forse soprattutto per via di una prima loro associazione con altri movimenti radicali del tempo della guerra civile inglese, come quello i leveller e i digger (true leveller). I primi erano protoanarchici che sognavano una società fatta di comuni contadine egalitarie con la terra gestita in comune. Scrive Nicolas Walter:
Gerrard Winstanley, l’ideologo dei digger, o true leveller, fu la persona che si avvicinò all’anarchismo più di ogni altro prima della rivoluzione francese. Nel giro di pochi anni passò dalle citazioni bibliche all’invocazione di una “grande Ragione Creatrice”. Questa tradizione fu poi ripresa dai ranter, i seeker, i quaccheri e gli shaker, e più tardi anche da universalisti e unitariani; oggi è presente nel movimento pacifista.
Libcom.org descrive i leveller come “una coalizione relativamente sciolta di radicali e liberi pensatori” tenuta assieme da…
una fede diffusa nell’uguaglianza di tutti gli uomini, per cui un governo è legittimo solo se è espresso dal popolo. I leveller erano per una repubblica laica, l’abolizione della camera dei lord, l’eguaglianza davanti alla legge, il suffragio universale, il libero commercio, l’abolizione della censura, la libertà di parola e il diritto assoluto e universale di praticare liberamente qualunque [o nessuna] fede religiosa.
[d]ue sono i movimenti seicenteschi strettamente associati all’evoluzione quacchera che potrebbero essere giustamente definiti anarchici in senso filosofico. Ovvero i digger [o true leveller], che istituirono comuni contadine di breve durata in tutta l’Inghilterra nel 1649-50; e i leveller, che rappresentavano una critica dell’aristocrazia di estrazione più urbana e politica. I leader delle due parti, Gerrard Winstanley e John Lilburne, sopravvissero alla restaurazione monarchica e diventarono quaccheri negli ultimi anni di vita.
Tra i prosecutori dei quaccheri troviamo i già citati seeker e ranter e gruppi sciolti di cristiani antinomici in lotta contro quelli che a loro giudizio erano dispotismi e affarismi, nonché contro la corruzione politica di tutte le religioni istituzionalizzate d’Europa.
Questi gruppi contribuirono a porre le basi dello spirito antidispotico dei quaccheri, evidente soprattutto tra i primi quaccheri. Stuart Masters riassume così la realtà:
Erano convinti di non doversi assoggettare all’autorità dell’uomo. A governare dentro di loro, a costituire l’autorità ultima, era il Cristo. Credevano nella fine prossima dello stato e nella venuta del regno di Dio. Se questo non fosse avvenuto e i quaccheri fossero sopravissuti in una realtà immutata, quello che chiedevano era tolleranza e rispetto; non volevano essere percepiti come una minaccia per le persone al potere, sconsigliavano i pronunciamenti apocalittici e gli avvertimenti profetici, puntavano solo alla conservazione di certe loro peculiarità e sostenevano la tolleranza religiosa. Insomma, i primi quaccheri erano per certi versi una sorta di anarchici cristiani.
Lo spirito non cessò dopo la fine della guerra civile inglese, lo ritroviamo anzi tra i whig e i quaccheri che simpatizzavano per la monarchia, come William Penn il quale sosteneva che, almeno teologicamente, i quaccheri “non erano obbligati a conformarsi all’autorità dell’uomo.” Secondo la Bacon, Penn “probabilmente credeva che [in Pennsylvania] ci sarebbe stato poco bisogno degli aspetti costrittivi dello stato, che nel lungo termine si sarebbe estinto lasciando una comunità sacra.” L’attualità di questo programma è sottolineata da Konkin, secondo il quale…
[a]lcuni di questi [‘uomini e donne’ che ‘portavano in sé l’idea della libertà e la difendevano a modo loro con scarsa comprensione dei meccanismi dell’azione umana’], come i quaccheri della Pennsylvania, stabilirono colonie lontano dallo stato rapace e svilupparono pacifici rapporti commerciali con le popolazioni native.
Certo questo non salva i quaccheri dalle colpe insite nel programma coloniale-insediativo statalista nordamericano, indica però la volontà di stare il più possibile lontano dallo stato e dalla sua violenza. Apprendiamo dalla Pennsylvania Historical and Museum che dal 1682 al 1775 la Pennsylvania non aveva un esercito stanziale, ma semplici compagnie volontarie di carattere temporaneo e spontaneo, che solo nel 1775 diventarono battaglioni cittadini organizzati in maniera decentrata. Questo modo di vivere, non-centralista e non-violento, si evolse al punto che nell’Ottocento alcuni quaccheri radicali credevano, come spiega Thomas D. Hamm, “che un governo degli uomini fosse anticristiano, e che pertanto nessun cristiano coerente avrebbe dovuto esservi coinvolto. Molti di loro sostenevano che, se la guerra e la violenza erano un errore, era un errore anche contribuire all’elezione di persone che facevano uso della spada o che comandavano.”
Il loro impegno a favore della libertà andava oltre i confini della comunità: alcuni membri ebbero un ruolo da protagonista in alcune delle lotte più significative degli ultimi secoli. “Le prime organizzazioni anti-schiavistiche americane e britanniche,” si legge in Quakers and Slavery, uno studio redatto dai college di Haverford e Swarthmore, “erano formate soprattutto da quaccheri”. E…
La chiesa quacchera fu la prima organizzazione in Gran Bretagna e Nord America a condannare recisamente la schiavitù in quanto errore etico e religioso in qualunque circostanza. Dobbiamo ai quaccheri il primo manifestarsi, nel Seicento, di un sentimento antischiavistico. Dopo il 1750, i quaccheri avviano uno sforzo propagandistico volto a cambiare l’opinione pubblica britannica e americana contro la tratta e la schiavitù in generale. A partire da questa data comincia anche il coinvolgimento attivo a favore del miglioramento delle condizioni economiche, scolastiche e politiche degli ex schiavi.
Nel diciannovesimo secolo nasce negli Stati Uniti il movimento antischiavista di massa, e due donne quacchere sono ai vertici del movimento per il suffragio femminile: Lucretia Mott e elisabeth Cady Stanton. Nel Novecento i quaccheri si uniscono alla lotta per i diritti civili (tra i consiglieri di Martin Luther King il quacchero comunista omosessuale Bayard Rustin) e contro l’invasione del Vietnam. In quanto parte del già citato movimento pacifista, i quaccheri sono stati i primi a mettere in pratica la resistenza fiscale e l’obiezione di coscienza come opposizione alla guerra, come nel caso del Vietnam. Dello stesso periodo, nota Gilmen, il Movement for a New Society, “attivo negli Stati Uniti tra il 1971 e il 1988, contribuisce a rafforzare le somiglianze tra quaccheri e anarchici nel ventesimo secolo.” Il movimento…
nasce dal tentativo dei quaccheri di offrire medicinali ad entrambe le parti durante la guerra [di Vietnam]. Bloccati dall’esercito statunitense e disgustati dal consumismo e militarismo della società americana, optarono speranzosi per la creazione di una ‘Nuova Società’ nel loro ambito.
Andrew Cornell studia il movimento in una prospettiva anarchica nel suo libro Oppose and Propose!: Lessons from Movement for a New Society. Dal libro:
[e]sistono ancora diverse istituzioni alternative e controculturali (la differenza non sempre è chiara) fondate e allevate dal Movement for a New Society a Filadelfia e in altre parti del paese. Comprendono cooperative, aziende a gestione collettiva, fiduciarie, qualche comunità intenzionale e altre attività che prefigurano un ideale futuro in cui i membri possano realizzare la propria aspirazione a ‘vivere la rivoluzione’.
Aggiungiamo la loro partecipazione a Occupy Wall Street, Black Lives Matter, movimenti ambientalisti e altro, e abbiamo delineato l’attuale eredità politica della Società religiosa degli amici. Ci sono molti punti in comune tra anarchici e quaccheri di orientamento anarchico, ma molto resta da fare in questo ventunesimo secolo per ibridare le due comunità e le loro convinzioni. Un’importante risorsa si può già trovare nel podcast “anarco-quacchero” Friendly Anarchism, che approfondisce temi come “il misticismo, la pratica radicale, la teologia, l’emancipazione, l’antifascismo e l’arte in un’ottica quacchera di sinistra.” La mia speranza è che questo articolo possa contribuire al dialogo unendo le tante fonti e, magari, invitando i quaccheri ad incontrarsi con i loro vicini politici e anarchici.
Fonti (elenco parziale):
“1642-1652: The Diggers and the Levellers” by Steven on Libcom.org
A Quaker Book of Wisdom by Robert Lawrence Smith
“Activism, Anarchism, and Power” by Noam Chomsky and Harry Kreisler
An Agorist Primer by Samuel Edward Konkin III
“Anarchism and Religion” by Nicolas Walter
“Anarchism and Religion” on Wikipedia
“Creating Heaven on Earth: The Radical Vision of Early Quakers” by Stuart Masters
“From eco activists to anarchist allies, Quakers are redefining what it means to be Christian” by Siobhan Hegarty
“Hicksite Quakers and the Antebellum Nonresistance Movement” by Thomas D. Hamm from Church History Vol. 63, No. 4
“How I Went From Being an Anarchist to a Quaker” by QuakerSpeak
“Non-Coercive Collective Decision-Making: A Quaker Perspective” by Robert Kirchner
Oppose and Propose!: Lessons from Movement for a New Society by Andrew Cornell
“Quakers and Slavery” from Haverford and Swarthmore Colleges
“Revolutionary War Records Overview” from the Pennsylvania Historical and Museum Commission
The Conscience of an Anarchist: Why It’s Time to Say Good-Bye to the State and Build a Free Society by Gary Chartier
The Journal of George Fox by George Fox
The Quiet Rebels: The Story of the Quakers in America by Margaret Hope Bacon
The Rise and Progress of the People Called Quakers by William Penn
“Universal Quakerism” by Ralph Hetherington from A Quaker Universalist Read: Number 1
“Universalist Quakerism: A Seedbeed for Change” by Rhoda R. Gilman
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