Di Logan Marie Glitterbomb. Originale pubblicato il 18 marzo 2017 con il titolo Terrorist is the New Green. Traduzione di Enrico Sanna.
Alcuni scioperi promossi dal sindacato IWW, uniti alla rivoluzione bolscevica in Russia, bastarono a mandare in fibrillazione gli Stati Uniti su una possibile minaccia comunista. Cominciò così il primo Terrore Rosso. Le abitazioni di sospetti anarchici, socialisti, socialdemocratici, comunisti e vari altri estremisti furono setacciate, e almeno 500 persone espulse durante i cosiddetti Palmer Raid. Lo stato faceva poca distinzione tra le varie ideologie rivoluzionarie e talvolta prendeva di mira una persona sulla base di un sospetto e senza prove. I più colpiti erano gli immigrati: Wilson pensava che “iniettassero il veleno della discordia nelle vene della vita nazionale.” Per lui gli immigrati erano “creature passionali, traditori, anarchici che devono essere schiacciati.” Il Terrore Rosso continuò fino al 1920 circa, lasciandosi dietro la Sedition Act del 1918 e varie leggi statali sul cosiddetto sindacalismo rivoluzionario criminale.
Il secondo Terrore Rosso nacque nel secondo dopoguerra col nome di Maccartismo. La paura delle spie comuniste sovietiche e cinesi spinse molti a denunciare vicini, colleghi, amici, famigliari e chiunque fosse sospettato di essere un comunista. Le persone venivano condotte davanti alla Commissione Attività Antiamericane della camera e interrogate sulla presunta associazione con il Partito Comunista degli USA (CPUSA). Molti finirono in una lista nera che precludeva loro un lavoro, la casa e altro; altri furono incarcerati o deportati. Ad agosto del 1956, alla fine del secondo Terrore Rosso, l’Fbi lanciò il COINTELPRO. Il programma originariamente prevedeva la sorveglianza (illegale) degli iscritti al CPUSA; in seguito fu ampliato fino a comprendere sostenitori dei diritti civili e di potere nero, antimilitaristi e la nuova sinistra, fino allo smascheramento e alla chiusura avvenuta nel 1971.
Nel 2002, un’audizione al congresso dal nome “La Minaccia dell’Ecoterrorismo” partorisce il Terrore Verde. Da allora gli agenti governativi prendono di mira ambientalisti e animalisti coinvolti in associazioni come Earth Liberation Front (ELF), Animal Liberation Front (ALF) e Earth First. Nel 2006 il congresso ha approvato l’Animal Enterprise Terrorism Act, un allargamento dell’Animal Enterprise Proteciton Act del 1992. Questo significa la possibile accusa di terrorismo per ambientalisti e animalisti, anche per atti nonviolenti come un sito web.
Sotto il regno di Trump, i legislatori repubblicani hanno colto l’occasione per cercare di far passare, in almeno dieci stati, diversi disegni di legge antiprotesta, tra cui il divieto di coprire il volto in Missouri e una legge che riqualifica il danneggiamento di strutture petrolifere da infrazione a reato penale. In Nord Dakota è addirittura in discussione una legge che legalizza l’investimento di un manifestante.
Secondo l’avvocato dell’unione per le libertà civili Lee Rowland, “Questa tendenza a fare leggi antiprotesta mascherandole da leggi contro l’intralcio alla giustizia preoccupa molto. Una legge che permette allo stato di multare per 10.000 dollari un manifestante che mette il piede nel posto sbagliato, o che assolve l’automobilista dall’accusa di omicidio colposo perché la vittima era un manifestante, serve solo ad uccidere la protesta.”
Etichettare associazioni come Anti-fascist Action, Black Lives Matter e Water Protectors come terrorismo interno, autorizzarne l’arresto arbitrario, pestarli per strada, falciarli con l’auto serve solo a privarli della libertà di parola e di assemblea garantita dal primo emendamento. Etichettandoli come terroristi, lo stato mette a frutto la propaganda della guerra al terrore dell’ultimo decennio e giustifica la guerra al dissenso contro i nostri concittadini. Non possiamo permettere che lo stato governi in questo modo impunemente. Da anarchici, dovremmo sfidare l’autorità e sostenere gli amici che si uniscono a noi nella lotta; anche quando non la pensiamo come loro. Il successo della nostra lotta futura dipende dalla nostra volontà di aiutare i nostri amici vittime di queste nuove leggi.
Per questo il Partito dei Verdi ha recentemente messo su il G[reen]P[arty] General Defense Wing, sul modello del General Defense Committee del sindacato IWW, per raccogliere fondi e offrire risorse agli attivisti del Partito dei Verdi arrestati per la loro attività. Anche il Libertarian Party Audacious Caucus, nel suo tentativo di promuovere l’azione diretta e la disobbedienza civile tra gli attivisti del Partito Libertario, ha istituito un suo fondo per la difesa.
Non possiamo, però, affidarci completamente ai partiti, soprattutto quando il loro scopo principale è la difesa dei loro iscritti. Molti manifestanti non fanno parte di nessun partito. Molti vogliono che la settimana dal primo al sette aprile diventi la “Settimana della Solidarietà” con i manifestanti di #DisruptJ20 che rischiano accuse penali, i Water Protectors arrestati per aver dimostrato contro la Sabal Trail Pipeline e la Dakota Access Pipeline, gli attivisti di Black Lives Matter in carcere o sotto processo, e poi tutti gli altri che sono stati colpiti da questa repressione del dissenso. Si può partecipare raccogliendo fondi per gli arrestati, organizzando una manifestazione che attiri l’attenzione su queste nuove leggi, facendo pressione vistosa sui politici locali per convincerli a votare contro, o facendo tutto quello che uno pensa possa servire. Certo non staremo a guardare mentre i manifestanti contro la tirannia vengono spacciati per terroristi.