Di Logan Marie Glitterbomb. Originale pubblicato il 2 settembre 2020 con il titolo Mask or No Mask: This Should Not Be the Question. Traduzione di Enrico Sanna.
Con una pandemia in corso, l’ultima cosa da mettere in discussione sono le protezioni. Quando gran parte degli esperti medici raccomandano l’uso della mascherina per rallentare la diffusione dell’infezione, l’ultima cosa da fare è protestare contro l’uso della mascherina. Contemporaneamente, però, vediamo proteste di massa contro la violenza della polizia, richieste di taglio dei fondi, anche l’abolizione, e allora ci chiediamo: dobbiamo dare alla polizia il compito di far rispettare l’uso della mascherina? Lo stato è la soluzione migliore?
No, come sempre. Già vediamo come le leggi e la forza vengono applicate in modo sproporzionatamente diverso con le persone di colore. Data l’iniquità dei profiling razziali, vediamo persone nere o ispaniche perseguitate per via della mascherina, soprattutto quelle di fattura casalinga, bandane, sciarpe e alternative improvvisate usate da chi non possiede le apposite mascherine chirurgiche. In un Wallmart dell’Illinois due persone di colore sono state inseguite da un agente di polizia, costrette ad uscire scortate dal poliziotto con la pistola in pugno perché indossavano la mascherina. E non una mascherina improvvisata, ma una chirurgica. Ecco quindi che molte persone di colore o ispaniche si chiedono che sicurezza c’è ad indossare la mascherina visto il rischio di subire violenze razziali, e devono soppesare questo rischio con il rischio di restare infettati. Si aggiunge problema al problema, dato che le persone di colore e gli ispanici hanno molte più probabilità di morire a causa del virus a causa del più alto tasso di povertà, alloggi sovraffollati, alto tasso di incarcerazione e mancanza di adeguate risorse e/o assistenza medica.
Ma neanche rinunciare alla mascherina apparentemente serve ad evitare persecuzioni. In certi video si vede la polizia, spesso senza mascherina, che più e più volte fanno violenza contro neri e ispanici perché privi di mascherina. Sbagli se fai e sbagli se non fai, dunque, e questo dimostra ancora una volta che il rispetto dell’uso della mascherina non dovrebbe essere affidato alla polizia. Il problema è tale che anche la candidata alla vicepresidenza, l’ex procuratore generale Kamala Harris, se n’è accorta e ha scritto una lettera aperta assieme al senatore Cory Booker per denunciare il problema; senza, ovviamente, far nulla per risolverlo.
La polizia è arrivata a sequestrare mascherine che attivisti neri avevano in programma di distribuire in alcune delle loro comunità, rendendo così più difficile il rispetto della legge e unendo al rischio medico quello legale.
L’attenzione è stata così forte che l’Ohio ha cercato di approvare una legge che esenta specificamente chi non è bianco dall’obbligo della mascherina, causando la reazione di chi ha visto nell’esenzione su base razziale una forma di razzismo. La proposta è stata pertanto ritirata.
Non parliamo poi del movimento dei cosiddetti “sceriffi costituzionali” che si rifiutano di far osservare le leggi in vigore, rendendo così le leggi dello stato ancora meno efficaci.
Ma qual’è l’alternativa? L’obbligo della mascherina negli spazi pubblici richiede le leggi dello stato? No. Il fatto è che gran parte dei luoghi che si frequentano sono proprietà privata. Il luogo di lavoro, il supermercato, la palestra, i ristoranti, i ritrovi… tutti proprietà privata. Questo significa che possono imporsi le regole senza bisogno dello stato.
Molte attività rispondono alla pandemia mettendo in atto misure profilattiche, come gli schermi di plexiglas alla cassa, disinfettanti e lavabi per lavare le mani, contenitori usa e getta per evitare contaminazioni, controllo della temperatura, percorsi obbligati, distanze minime e, sì, anche le mascherine obbligatorie. Alcune sono misure di facciata, altre sono veramente efficaci, anche se marginalmente. I dipendenti devono seguire le norme se non vogliono perdere il lavoro. I clienti idem se vogliono essere serviti e se non vogliono essere mandati fuori. Ma cosa succede con quelle attività che si rifiutano di attuare queste misure?
È qui spunta nuovamente l’idea di affidare la cosa allo stato. Se le attività non se la vedono da sé, bisogna obbligarle ricorrendo alla legge. Sbagliato. Perché esistono modi per fare pressione che possono essere sfruttati a fini sanitari. Se i clienti protestano, boicottano, scrivono lettere ai giornali, rendono nota la cosa, fanno pressione sui social o fanno chiasso altrimenti, allora vediamo come molte attività rispondono.
I dipendenti a rischio possono organizzarsi. Gli sforzi dei sindacati si sono già intensificati in risposta a quei lavoratori costretti a lavorare in condizioni rischiose e con precauzioni inadatte. Dobbiamo incoraggiare questi lavoratori e esprimere la nostra solidarietà. Dobbiamo appoggiarli seguendo il loro esempio, dimostrando ai datori di lavoro che i clienti stanno con i loro dipendenti, organizzando campagne informative, picchetti, e boicottaggi contro chi ancora si rifiuta.
E per quei luoghi pubblici che sono sotto il controllo dello stato, come i tribunali e le scuole pubbliche? Sì, l’obbligo della mascherina ha ancora un senso in quei luoghi in cui lo stato fa e impone le regole, ma non è detto che queste regole siano sempre imposte adeguatamente, o secondo criteri di giustizia, o che vengano imposte affatto, come nel caso di quella studentessa della Georgia sospesa per aver pubblicato su Instagram una foto in cui è ritratta in aula con un gruppo di studenti senza mascherina.
La cosa ha scatenato la solidarietà verso la ragazza e un rientro d’immagine negativo per la scuola, la sospensione è stata ritirata e la scuola ora dovrebbe imporre misure migliori. Ma il fatto che le scuole pubbliche restino aperte durante una pandemia mentre esiste l’alternativa della scuola online è un’altra ragione per diffidare dello stato. Molto meglio rinunciare alla scuola pubblica e evitare la proprietà statale quando possibile. Fortunatamente, sono sempre più le persone che optano per alternative scolastiche più sicure.
Certo, il mercato è tutt’altro che perfetto, e ci sono aziende che hanno ritirato l’obbligo della mascherina davanti alle reazioni della clientela, ma è molto più facile inscenare un casino contro un’attività privata e costringerla a cedere che non affidarsi alla polizia per obbligarla a mettersi in regola e far rispettare le regole in una maniera che somigli anche solo minimamente ad una vera giustizia. Dunque, state a case e rispettate il distanziamento il più possibile, indossate una mascherina in pubblico, lavatevi le mani, sostenete i rappresentanti dei lavoratori e fate acquisti nei negozi che impongono la mascherina; e allo stesso tempo combattete contro l’imposizione di stato della mascherina e sostenete il definanziamento della polizia.