Di Camilo Gómez. Originale pubblicato il 27 giugno 2019 con il titolo Trumpism Reveals the Danger of Fusionism. Traduzione di Enrico Sanna.
Ultimamente si parla tanto di fusionismo, termine coniato da Frank Meyer della National Review durante la Guerra Fredda per indicare l’alleanza tra conservatori e libertari contro i comunisti allineati con i repubblicani. Qualcuno si chiede se è veramente morto; io mi chiedo come faccia ad esistere ancora.
L’alleanza tra conservatori sociali e libertari non aveva molto senso, ma questo non vuol dire che non abbia avuto effetti significativi sulla storia. I maggiori pensatoi conservatori, come l’American Enterprise Institute e l’Heritage Foundation, sono noti per la propaganda del mantra fusionista, e assieme a loro molte altre importanti organizzazioni della destra americana.
La miscela di tagli fiscali, conservatorismo sociale e interventismo estero ideologicamente era incoerente, ma faceva vincere le elezioni. Reagan è un ottimo esempio. Tutti quelli che sono arrivati alla nomination repubblicana dopo di lui hanno cercato di essere un suo clone. Ci sono state sfide al sistema, come Pat Buchanan negli anni novanta e Ron Paul nei 2000, ma solo con Trump sono comparse grosse crepe nella coalizione.
Il fusionismo dura dagli anni cinquanta, ma in Trump sembra aver trovato il nemico più formidabile. Trump non sa nulla di filosofia politica, ma si lascia guidare dal suo istintivo nazionalismo etnico e dal populismo. Non ama parlare di libertà e non è amante del libero commercio. Odia apertamente gli immigrati e le minoranze etniche ed è noto per le simpatie verso i dittatori.
I conservatori precedenti, sia politici che attivisti, non erano santi. Molti di loro avevano i suoi stessi pregiudizi; ma almeno loro non definivano i nazisti “brave persone.” È vero che l’elemento libertario dell’alleanza fusionista spesso era giudicata debole, ma come ha notato lo storico Joshua Tait, conservatori e libero mercato hanno un rapporto complesso. Già prima di Trump il fusionismo veniva criticato sia dai conservatori che dai libertari, ma oggi tale critica si rafforza.
Se è vero che i conservatori stanno allontanandosi da qualunque idea di libertà, ci si chiede perché mai i libertari vogliano ancora rimanere a destra. Anche i tagli fiscali erano destinati ad aiutare i ricchi, mentre molti lavoratori hanno subito un aumento delle tasse. E pur parlando di libertà, ciò che i conservatori vogliono difendere è il capitalismo, non la libertà dei mercati.
Pur essendo il fusionismo originariamente espressione del pensiero politico americano, gli Stati Uniti lo hanno usato per estendere la propria influenza in America Latina grazie a pensatoi di destra. Come riporta The Intercept, molte di queste organizzazioni ricevono denaro dal governo americano. Il risultato di questo progetto politico è la vittoria di persone come Jair Bolsonaro, un populista di estrema destra che in Brasile si è candidato con una piattaforma razzista, sessista e omofoba ma anche col sostegno dei libertari per certi vaghi accenni al libero mercato. Ora che è al potere, si oppone anche a certe miti riforme come la depenalizzazione delle droghe. Qualche libertario comincia ad esprimere dubbi su Bolsonaro, ma è troppo tardi; oltre ad ammirare le dittature militari ha l’appoggio dei neonazisti. Se non altro, Bolsonaro è la dimostrazione che il fusionismo è un pericolo mondiale, non solo per l’America.
Come diceva il filosofo Charles Johnson, il grande errore di tanti libertari è che trattano capitalismo e libertarismo come sinonimi. Il capitalismo attuale è aiuti alle aziende, proprietà intellettuale e cattura del regolatore: non è libero mercato, ma il suo stravolgimento. E il panorama americano è ancora più misero del solito. Secondo l’economista Samuel Hammond, a prestar fede alle statistiche, la Scandinavia, spesso accusata di essere “socialista” dai conservatori americani, ha più libero mercato dell’America.
Il partito repubblicano ora vede nazisti dichiarati che si presentano alle primarie con l’elogio di Trump. I conservatori hanno assunto una posizione più aspra anche riguardo l’immigrazione, con provvedimenti che separano i figli dai genitori. Bambini sono stati rapiti e stuprati in quelli che anche i media tradizionali chiamano campi di concentramento.
Cosa aspettano i libertari ad abbandonare i conservatori? Il fusionismo era una pessima idea già in principio. Era la base intellettuale di un sistema che spingeva alla guerra contro i poveri e gli emarginati tanto in patria quanto fuori. Il fusionismo non è poi così diverso dal trumpismo. Sono due facce della stessa medaglia. Il trumpismo è ancora più ripugnante del fusionismo, ma si spera che almeno così i libertari vedano questo dittatore in fieri e vogliano uscire dal passato. Chi vuole la libertà non può allearsi con persone il cui obiettivo è la diffusione del potere autoritario.
I conservatori non hanno mai abbandonato l’idea del libero mercato, semplicemente non ci hanno mai creduto. E non hanno mai abbandonato l’idea della libertà perché per loro era un semplice slogan elettorale. I libertari erano sinceri riguardo le intenzioni politiche? Forse. Più probabilmente, si sono serviti della parola libertarismo perché è di moda, acchiappa. Forse qualcuno tra loro credeva veramente nella libertà. Il fatto è che il fusionismo era pericoloso già in partenza, e ora vediamo dove può portare.