Di Jacob Chavarria. Originale pubblicato il 3 aprile 2019 con il titolo A New Hope. Traduzione di Enrico Sanna.
C’è una generazione, una generazione nuova, che viene su in un mondo in cui i problemi più radicati sono anche i più gravi e diffusi. Migliaia di persone finiscono in galera per “crimini” senza vittime, incarcerati da uno stato di polizia reso più aspro da una vecchia aristocrazia decisa a tutto pur di preservare l’ordine sociale. Ancora di più sono quelli uccisi nel fuoco incrociato delle nazioni occidentali intente a portare la “democrazia” in paesi del petrolio troppo piccoli per difendersi. La società è tormentata da un collettivo senso di vuoto.
Il mondo appare in uno stato di caos continuo, di insoddisfazione permanente. Problemi tutt’altro che nuovi, certo, ma che oggi cominciano a destare una certa consapevolezza; e questo è significativo.
La generazione Z è la generazione nata tra la metà degli anni novanta e i primi duemila. È la prima generazione cresciuta interamente con internet, un’invenzione che ha già cambiato significativamente il corso della storia nei pochi decenni dalla nascita. A livello superficiale, la cultura popolare può sembrare sciatta, insulsa, ma quando la osserviamo con occhio più critico vediamo che cresce una generazione che collettivamente si oppone ai principi cardine della società che la precede. Internet ha trasformato questi giovani in qualcosa di unico e rivoluzionario. Una generazione che, con un senso dell’umorismo tutto suo, si rivolge ai re che ancora governano il mondo di oggi: le compagnie petrolifere e i governi corrotti.
La generazione Z possiede cinismo oscuro, un tratto distintivo che inconsciamente ci porta a vedere il mondo con più schiettezza. Vediamo negli stati quell’autorità ridicola e oppressiva che sono sempre stati. Non accettiamo più passivamente che si sparino innocenti dalla pelle scura, che si metta in galera chi si fa una canna, e il tutto con la compiacenza di chi ci sta attorno. Usiamo la forza di internet per trasformare il pensiero come mai è accaduto prima. Consapevolmente o no, portiamo con noi lo spirito del cambiamento. Non ci accontentiamo più di quella vita mediocre elemosinata lavorando in ufficio, sappiamo che possiamo fare di più. Quei meme che, a dozzine, sono espressione dei problemi che portiamo dentro, trasformano l’insoddisfazione emotiva in un senso di ribellione, inconscio ma acutamente presente, contro quelle classi dominanti che ci costringono all’immobilità. È questo particolare insieme di speranza cinica e realtà ottusa che può spingerci a cambiare la sostanza della società in modi che non vediamo dai tempi dei movimenti per i diritti civili.
È stata la generazione del millennio a far girare la ruota del cambiamento, ma sarà l’ultima dell’alfabeto a coglierne pienamente i vantaggi, così come è stata la prima a cogliere pienamente i vantaggi della forza di internet. Viviamo una realtà che è quasi una satira, un mondo durato troppo a lungo, e solo una generazione in grado di ridere di questo mondo può cominciare a cambiarlo davvero. C’è una nuova speranza, ed è la generazione Z.