La Polizia Irrompe nella Sharing Economy

Di Logan Marie Glitterbomb. Originale pubblicato il primo luglio 2016 con il titolo Police Raid the Sharing Economy. Traduzione di Enrico Sanna.

Da quando Uber, Lyft e Airbnb e altri hanno messo in subbuglio il mercato, la “sharing economy” è di moda. Spuntano dappertutto applicazioni e servizi in stile “sharing”, offrono servizi che vanno dal pranzo condiviso al martello in prestito, e ora a quanto pare anche la polizia condivisa.

Visti i recenti tagli al budget di alcuni dipartimenti, qualcuno ha cominciato a chiedersi come fare per fronteggiare la criminalità potenziale. Altri, più scettici verso le possibilità della polizia, sono andati alla ricerca di alternative. Associazioni come il Huey P. Newton Gun Club, servizi privati di arbitrato come la American Arbitration Association, progetti di coinvolgimento locale e applicazioni come Peacekeeper si sono imposte come alternative realistiche all’attuale militaristico sistema poliziesco e all’industria carceraria. In Louisiana, Sidney Torres, che ha fatto le sue fortune con l’industria dei rifiuti sulla scia dell’uragano Katrina, ha avuto un’idea diversa.

Dopo essersi lamentato più volte per “l’aumento del tasso di criminalità” con il sindaco Mitch Andrieu, dopo aver chiesto che venissero messi in servizio attivo più agenti salvo sentirsi rispondere che non era possibile per carenza di fondi, Torres si è sentito rispondere: “se è così facile, perché non prendi un po’ dei tuoi soldi e lo fai tu?” E così lui ha fatto. Investendo una certa somma in un paio di ATV riattate con lampeggiante e pagando agenti fuori servizio la bella somma di 50 dollari l’ora, Torres è riuscito a mettere su la flotta per la sua nuova applicazione, la French Quarter Task Force. Con l’aiuto di Bob Sims, un ingegnere aerospaziale in pensione, ha sviluppato questa applicazione che permette a chi si trova nel Quartiere Francese di segnalare “persone o attività sospette” tramite l’applicazione, con tanto fotografie e dettagli, direttamente agli agenti fuori servizio della “Task Force”, i quali possono intervenire nel giro di pochi minuti fiondandosi tra le strade del popoloso quartiere con le loro golf cart più rapidi di come facevano quando erano in servizio.

Ma c’è chi critica notando che mettendo assieme la vaga definizione di “persone o attività sospette”, un applicazione che è l’equivalente di una delazione al cellulare e la possibiità di segnalare alla polizia l’attività di una persona con la stessa facilità con cui si chiama un tassì con Uber per tornare a casa dopo una sbronza, equivale a mettere più poliziotti sulla strada, rendendo potenzialmente più difficile l’esistenza di omosessuali, neri e senzatetto che popolano il grosso quartiere di New Orleans.

Potenzialmente, questo sistema rende gli agenti della Task Force più responsabili degli agenti del dipartimento, c’è la possibilità che vengano licenziati se fanno uso eccessivo della forza o se abusano della loro posizione di agenti ben pagati, ma non è detto che ciò avvenga. In realtà, lo stesso fatto che siano stati assunti agenti fuori servizio dimostra che non è un’alternativa seria alla polizia di stato, ma piuttosto l’attuale sistema finanziato privatamente. Si tratta degli stessi agenti con gli stessi distintivi, le armi e la possibilità di arrestare una persona e anche di usare la forza letale. L’unica “alternativa” riguarda il modo in cui si fa la segnalazione, l’origine dei fondi e la modalità di trasporto.

Qualcuno specula dicendo che l’applicazione è una sorta di ripicca contro applicazioni come Mobile Justice dell’associazione dei diritti civili, con cui si possono filmare gli abusi della polizia e mandare i video direttamente all’associazione. Che ci sia un nesso è improbabile, ma le somiglianze sono evidenti. È un esempio di come la tecnologia è una lama a doppio taglio. Gli strumenti di liberazione possono essere anche strumenti di oppressione.

Se applicazioni come Peacekeeper e Cell411 dimostrano come la sharing economy possa offrire soluzioni alternative alla polizia tradizionale, la French Quarter Task Force non è altro che un’estensione della pratica attuale. Così come Uber è stata definita una bibita capitalista con l’etichetta della sharing economy, questa applicazione, giustamente definita la “Uber degli sbirri”, è un modello statalista che finge di appartenere al mondo peer-to-peer.


Articolo citato in:

Logan Glitterbomb, Police raid the sharing economy, Augusta Free Press, 6 giugno 2016

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