La Vergogna dei Minorenni in Carcere

Di Ryan Calhoun. Originale pubblicato il 31 gennaio 2016 con il titolo End Youth Imprisonment Now. Traduzione di Enrico Sanna.

La settimana scorsa Obama ha messo fine all’isolamento per i minorenni rinchiusi nelle carceri federali. In un editoriale in cui annunciava una serie di atti esecutivi, il presidente cita i danni psichici causati dall’isolamento ai minorenni in carcere. Nota giustamente che una giovane vita sottoposta a questo trattamento viene derubata delle potenzialità future. L’editoriale, assieme ai suoi atti esecutivi, che tra l’altro impongono restrizioni all’isolamento anche per gli adulti, è indubbiamente positivo e rappresenta un grosso passo nella direzione giusta.

Ma le sue parole sulla severità dell’isolamento per i minorenni nelle carceri federali dovrebbe essere esteso alle condizioni generali in cui questi sono detenuti. In questo momento negli Stati Uniti sono rinchiusi in carcere più di 70.000 minorenni. In risposta a pressanti richieste di ordine e giustizia e di repressione poliziesca, sempre più minorenni sono giudicati come gli adulti, con il risultato di un inasprimento delle pene. I minorenni subiscono l’arresto più spesso e stanno in carcere più a lungo rispetto al passato, e le conseguenze della permanenza in carcere sono disastrose.

In primo luogo, ai giovanissimi non è risparmiata la violenza sessuale che caratterizza tutte le strutture correttive americane. Gli effetti, particolarmente disastrosi in un’età così giovane, sono ben noti e documentati e giustamente condannati. Ma lo stereotipo culturale dell’aggressione pedofila pare che non si applichi al carcere, e lo stupratore non è mai individuato nel personale carcerario. Eppure è proprio da loro che i minorenni in carcere subiscono violenze sessuali. È scioccante sapere che i minorenni sono più sicuri nelle normali prigioni, dove pure la violenza sessuale è quasi il doppio di quella subita dagli adulti, che nei carceri minorili. Il 7,7% dei minorenni rinchiusi nei carceri minorili denunciano contatti sessuali da parte del personale. Date queste orribili, uniche condizioni non stupisce il fatto che un terzo dei minorenni in carcere abbia cominciato a soffrire di depressione all’ingresso in carcere. L’ordalia dell’incarceramento non calma; al contrario, genera l’attitudine mentale di un criminale a vita.

Ricordiamoci poi che i minorenni sono accusati di crimini unici. Possono ritrovarsi dietro le sbarre per aver consumato alcolici, acquistato sigarette, aver avuto rapporti sessuali consensuali con coetanee, essersi rifiutati di andare a scuola, e anche per aver disobbedito più volte ai genitori o al tutore legale. Fin dal primo giorno di scuola, i giovani si trovano davanti politiche a tolleranza zero che li preparano al noto e ampiamente studiato percorso che dalla scuola porta al carcere. I giovani crescono in istituzioni che spesso ricordano espressamente l’ambiente carcerario, con la minaccia costante di finire in un vero carcere in caso di disobbedienza.

La nostra cultura stigmatizza i giovani, la percezione della loro criminalità cresce proprio mentre la criminalità in generale diminuisce. Dobbiamo smettere di soffocare la loro libertà e di trattarli più severamente di tanti adulti. L’atto di Obama non basta affatto. Si potrà ottenere qualcosa soltanto mettendo fine al carcere per i minori, eliminando le leggi che li criminalizzano, opponendosi al clima di criminalizzazione insito nei media e nella cultura in generale. Se vogliamo che il mondo si liberi dell’incarcerazione di massa per concentrarsi sulle alternative pacifiche non possiamo permetterci di tollerare un sistema che trasforma le persone in carcerati quando ancora non hanno neanche il diritto di voto. Bisogna soffocare la cultura carcerocentrica alla nascita. E liberare i giovani adesso.


Citazioni:

• Ryan Calhoun, End Youth Imprisonment Now, News LI, primo febbraio 2016

• Ryan Calhoun, End Youth Imprisonment Now, Augusta Free Press, 3 gennaio 2016

• Ryan Calhoun, End Youth Imprisonment Now, Clay Today, 3 febbraio 2016

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