[Di Kevin Carson. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 21 febbraio 2017 con il titolo Same Colonial Wealth Extraction, Different Name. Traduzione di Enrico Sanna.]
Seguendo i media della destra libertaria, vi sarà capitato di leggere qualche pezzo borioso che spiega come il capitalismo abbia migliorato le condizioni di vita nel terzo mondo: crescita del pil, maggiore aspettativa di vita, eccetera. Ma se lo stile di vita, secondo un articolo del Guardian (Jason Hickel, “Aid in reverse: how poor countries develop rich countries,” 14 gennaio), è migliorato, ciò è accaduto nonostante i 2.000 miliardi di dollari di ricchezza estratta al netto di aiuti economici, flussi commerciali e investimenti. Ogni anno entrano 1.300 miliardi di dollari in investimenti, ed escono 3.300 miliardi.
Dal 1980 a oggi il totale netto è di 16.300 miliardi, meno di 500 miliardi l’anno, con un’accelerazione progressiva nel corso degli anni. Di questi 16.300 miliardi, 4.200 sono interessi sul debito. Ricordate che gran parte dei prestiti della Banca Mondiale e dei privati servono a costruire le infrastrutture occorrenti a rendere proficue le attività occidentali delocalizzate: servono a facilitare l’estrazione di ricchezza. I paesi del terzo mondo stanno praticamente socializzando i costi operativi del capitale occidentale, come strade e servizi, tramite mutui, per poi spremere dai loro cittadini i soldi per pagare gli interessi. Dato che i paesi del terzo mondo per le infrastrutture si rivolgono sempre più spesso a quel genere di “consorzio pubblico-privato” di cui Nicholas Hildyard parla in “Licensed Larceny”, la percentuale di ricavi dalle tasse destinata a pagare i debiti contratti con i privati non può che crescere, incrementando così l’uscita netta di ricchezza.
Il rimpatrio dei profitti è un’altra fetta di ricchezza estratta. “Pensate a tutto il profitto che la BP estrae dalle riserve petrolifere nigeriane, ad esempio, o a quello che gli anglo-americani estraggono dalle miniere d’oro sudafricane.” Esempi significativi. L’estrazione di risorse non è un relitto del lontano passato coloniale. Miniere, pozzi petroliferi e terre agricole, estorti dal capitale occidentale durante il colonialismo, ancora oggi appartengono ad assegnatari ed eredi dei vecchi saccheggiatori. Terre e risorse che di diritto dovrebbero essere ereditate da quei popoli, come avrebbe dovuto accadere molto tempo fa, sono invece una piaga che dà rendita alle aziende transnazionali.
E il grosso di quei profitti rimpatriati, ben 13.400 miliardi dal 1980 ad oggi, vengono nascosti sotto altro nome per eludere le restrizioni all’esportazione di capitali. Si fatturano prezzi falsi per nascondere il movimento di denaro fuori dal paese. Solo nel 2012, le false fatture ammontavano a 700 miliardi. Questo solo per i beni materiali, perché quelle riguardanti i servizi potrebbero aggiungere altri mille miliardi l’anno ai 700 di prima.
Ricordate: gran parte (dico “gran parte” per essere carino) di quei profitti ha all’origine un furto. Sono il risultato dell’estrazione di quelle risorse rubate di cui parlavo, come i minerali e i combustibili fossili, della vendita di ciò che producono le terre rubate ai contadini, che si tratti dei regimi coloniali o post-coloniali appoggiati dall’occidente, ma sono anche il risultato della “proprietà intellettuale” con cui si controlla il modo in cui ad altri viene permesso di produrre qualcosa (gran parte della produzione reale è appaltata a strutture indipendenti).
Con l’indipendenza, la funzione principale del terzo mondo è esattamente la stessa di quando c’era l’amministrazione coloniale dei vecchi imperi: assicurare che il capitale occidentale possa continuare ad estrarre ricchezza indisturbato. Quei governi del terzo mondo che mancano al dovere di proteggere l’estrazione di ricchezza (figuriamoci quelli che la impediscono) vengono subito rovesciati.
Visto tutto questo flusso di denaro in uscita (attualmente da 2.000 a 3.000 miliardi l’anno), come si spiega l’aumento del pil e dell’aspettativa di vita di cui ciancia sempre la destra libertaria?
Darne merito al “capitalismo” è ipocrita. Dobbiamo riconoscere che quel miglioramento esiste a dispetto, non a causa, del massiccio flusso in uscita di denaro rubato. Il miglioramento del benessere individuale viene principalmente dalle innovazioni tecniche. Ed il miglioramento nella produzione di oggetti è merito di singoli individui. Le aziende transnazionali servono soprattutto a reclamare diritti di proprietà artificiali sul modo in cui vengono prodotti oggetti frutto dello sforzo collettivo, impedire la normale diffusione delle idee, ed esigere il pagamento di un tributo per aver permesso la condivisione e l’uso di queste idee. Come disse Arthur Chu, gli “ismi” come capitalismo e socialismo non fanno né l’iPhone né niente. Sono esseri umani a fare cose. Gli “ismi” stabiliscono solo la spartizione dei premi.
Se la povertà assoluta sta effettivamente calando nel sud del mondo come risultato del progresso tecnico e di un modo migliore di fare le cose, nonostante le migliaia di miliardi che ogni anno vengono rubate, immaginate il beneficio che si avrebbe dal progresso tecnologico se non ci fossero aziende parassite, che vantano diritti artificiali di proprietà sulle terre e sulle risorse rubate, e se non esigessero un tributo in cambio del diritto di usare le idee.