[Di Edmund Berger. Originale pubblicato su Center for a Stateless Society il 15 gennaio 2017 con il titolo Leftist Politicians Will Always Happily Betray Liberty & Globalism. Traduzione di Enrico Sanna.]
Nel suo discorso di nuovo anno, soprannominato “il giorno del caos”, il leader del partito laburista britannico Jeremy Corbyn ha colto l’occasione per far piovere confusione sulla sua base e rimangiarsi alcune sue posizioni storiche. Cedendo alle pressioni dell’ala conservatrice del suo partito, nonché all’ondata nazionalista che attraversa il Regno Unito e non solo, Corbyn ha annunciato che “il partito laburista non è attaccato alla libertà di movimento delle persone”. Ovvero una svolta a 180 gradi rispetto a precedenti dichiarazioni, come quella di settembre scorso quando disse che avrebbe lasciato ‘lievitare’ l’immigrazione. Poche ore dopo, un altro dietrofront: disse ad un giornalista della BBC che, nonostante il suo accenno ad una “migrazione controllata”, non avrebbe cercato ulteriori restrizioni all’immigrazione. Se qualcuno aveva capito altrimenti, disse al giornalista, c’era stato un malinteso.
Poco importa. Per la BBC, la ritrattazione di Corbyn è in contrasto netto con le sue parole precedenti, e per molti il passaggio da una posizione favorevole all’immigrazione ad una contraria appariva una grossa vittoria. La contraddizione si può spiegare solo pensando che è il tentativo di tenere assieme una coalizione fragile, piagata da opinioni, progetti e politiche sociali divergenti. Ma si tratta anche di un’altro esempio di una tendenza praticamente inevitabile nella partita politica: il fatto che socialdemocratici e liberal, vada come vada, staranno sempre dalla parte degli oppressori e contro il popolo.
Nel mondo c’è un attacco all’immigrazione. Negli Stati Uniti, proprio come in Gran Bretagna, accomuna destra e sinistra, politica dominante e politica marginale. Non c’è bisogno di parlare della politica spaccona, xenofobica, suprematista di Trump, o di quella dichiaratamente fascista e bianca di gran parte della sua base. Tra gli anarco-capitalisti e tanti libertari spiccano le “teste di Hoppe”, la cui posizione politica si può condensare in “contratti restrittivi” e il mantra della “espulsione fisica!!!”, oltre a frettolosi meme che ricordano Pinochet e i suoi elicotteri. Passando da questo internet troll post-anarcocapitalista al più classico anarcocapitalismo e libertarismo [popolare], il presidente del Mises Institute Jeff Deist si unisce al seguito e tenta di separare la libertà di movimento delle merci da quella delle persone (ironicamente, mimando l’iniziale discorso ‘di rilancio’ di Corbyn).
E il presidente uscente Obama pare che abbia detto al suo staff che se Trump “espelle migliaia di ragazzini, non so per quanto starò a guardare”. Parole nobili, buone per fare titoli sui giornali per un presidente che cerca di curare la sua eredità, ma che si scontrano con il fatto che la sua presidenza ha incrementato fortemente i fondi destinati alla polizia di frontiera e all’ufficio per le dogane e l’immigrazione, cosa che, combinata ad un’applicazione dura delle leggi migratorie dell’era Reagan, ha portato le espulsioni a livelli storici. Se Trump mantiene la promessa di intensificare le espulsioni (e non c’è ragione per credere il contrario), continuerà la tendenza in atto esacerbata da Obama, e non ci sarà né rottura né aberrazione politica (come sostengono i liberal americani).
Poi c’è il caso di Bernie Sanders, la cosiddetta alternativa progressista alla marea crescente del populismo nazionalista e del razzismo esplicito. Ma anche lui ha usato pericolose parole antiimmigrazione, quando è arrivato a definire le frontiere aperte una “idea dei fratelli Koch” che ha indebolito la nazione. Queste parole, che non sono altro che l’immagine specchiata di centrosinistra dello spauracchio di destra rappresentato da ‘Soros il cosmopolita’, sono riapparse sul sito di Sanders, che ad agosto 2015 ha diffuso un articolo di Richard Eskow intitolato “‘Frontiere Aperte’: Espediente, non Soluzione”. Eskow è membro di Campaign for America’s Future (CAF), una rete di “cittadini-attivisti”, accademici e maniaci che funge da nesso istituzionale dell’‘ala progressista’ del Partito Democratico, ovvero quell’ala momentaneamente emersa durante la campagna politica di Sanders. Molti aderenti alla CAF si presentano come ‘moderati’ in materia di frontiere e immigrazione, ma sotto il velo sottile si nascondono posizioni più estreme: l’ex presidente della AFL-CIO (sindacato dei dipendenti pubblici, ndt) John Sweeney, ad esempio, pur spingendo il sindacato, notoriamente reazionario, in una direzione più “pro-immigrati”, ha lamentato la “pressione al ribasso” dei salari causata dai lavoratori immigrati; E Robert Reich, segretario al Lavoro nell’amministrazione Clinton (e sostenitore di lunga data del ‘capitalismo organizzato’), indicando i benefici economici reali dell’immigrazione, ha sostenuto allo stesso tempo la necessità di proteggere il ‘lavoro americano’ dagli effetti dei lavoratori esteri.
Con il pretesto di spostarsi più a sinistra, ultimamente c’è stata una diatriba riguardo un articolo di Sam Gindin su Jacobin. Galvanizzato dalla sedicente piattaforma “socialista” (leggi: liberalismo alla Lyndon Johnson), Gindin si auspica “una nuova botta di militanza operaia” che dia vita ad un nuovo partito. Gindin trova anche modo di bollare “la moralità delle frontiere aperte” dicendo che “causerà una reazione” da parte dei lavoratori. Pare che la soluzione consista nel piegarsi agli impulsi razzisti e appoggiare il potere discriminatorio dello stato, e infatti Gindin si trova a suo agio tra i ‘moderati’ della CAF per i quali occorre abbandonare l’internazionalismo per “cercare di convincere le persone ad accettare una politica migratoria più liberale ma regolata”. Immediata e furiosa la reazione contro Gindin, Jacobin e i Socialdemocratici d’America (DSA), che sono culo e camicia con la dirigenza di Jacobin. Come previsto, la risposta è stata un misto di dinieghi, menefreghismo, insulti vari e un generale rifiuto di rispondere alle ansie della gente riguardo la diffusione indiscriminata del pezzo di Gindin, un fatto grave visto che i socialdemocratici (fortemente allineati con la CAF) crescono di gran carriera, trascinando con sé la sinistra del Partito Democratico penalizzato prima dall’oscuramento di Sanders da parte dei Clinton e poi dall’ascesa di Donald Trump.
Questa è la situazione: l’ascesa del nazionalismo di estrema destra nelle istituzioni politiche dà e prende forza da sentimenti razzisti, xenofobi e antiimmigrati. La crescente opposizione alla destra istituzionale, sotto forma di sinistra (extra)istituzionale (come Sanders, Corbyn, e la sinistra ‘estrema’ che li appoggia), ha un passato ondivago in materia di immigrazione e frontiere, passato che spesso non è diverso da quello della destra. Questo non significa che i socialdemocratici o Jacobin sono stati sempre apertamente antiimmigrati o per le frontiere chiuse, avendo in passato collaborato strettamente con associazioni per i diritti degli immigrati e con la corrente favorevole alle frontiere aperte del movimento dei lavoratori, mentre Jacobin, nonostante posizioni politiche generalmente sospette, ha pubblicato articoli in linea con la prospettiva cosmopolita. Il problema è che queste organizzazioni non hanno rigettato posizioni anticosmopolite e antiimmigrazione, che si tratti dell’appello ai nazionalisti fatto da Gindin, l’incapacità di rispondere alle ansie sollevate da altri a sinistra, o l’assenza lampante di tentativi di sfidare Sanders su affermazioni antiimmigrati, soprattutto ora che lo status di immigrato è sotto accusa da parte della destra al potere.
Come anarchisti e libertari, sappiamo che poco di buono può venire dai partiti e dai giochi politici, che si tratti della principale arena politica o delle frange. Viviamo in un’epoca straordinaria dell’era moderna, in cui soggetti minori hanno acquisito un grande potere (come nel caso di Corbyn), o sono in ascesa (i socialdemocratici), e non è esagerato dire che stanno diventando una sorta di destra light. Allora spetta a noi spingere al massimo la questione degli immigrati e delle frontiere, rispondere alle accuse, leggere o pesanti che siano, della sinistra e della destra, continuare ad organizzare e costruire infrastrutture di sostegno e difesa. Basta con la sinistra ciarlona e la sua politica pesante e inefficace che cerca solo di preservare il proprio potere e limitare quello della popolazione.