Il venti febbraio, i parlamentari americani Jared Polis (democratico, Colorado) e Earl Blumenauer (democratico, Oregon) hanno presentato due nuove proposte di legge che mirano alla legalizzazione della marijuana a livello federale. La pratica di arrestare, multare, opprimere e stigmatizzare chi usa la marijuana è un fatto tragico che ha danneggiato l’esistenza di tanti. La fine del proibizionismo sarebbe un cambiamento gradito, ma queste proposte di legge creano molti problemi. Se dovessero passare, invece di offrire opportunità a chiunque, trasformerebbero il mercato della marijuana in un cartello industriale.
La proposta di Blumenauer, The Marijuana Tax Revenue Act of 2015 (HR 1014), imporrebbe un’accisa federale sulla marijuana, oltre a trattenute sullo stipendio a carico di quelle attività che hanno a che fare con la marijuana. La proposta di Polis, The Regulate Marijuana Like Alcohol Act (HR 1013), metterebbe fine al divieto di fare uso della marijuana trasferendo le competenze dalla Agenzia Antidroga all’Ufficio per il Controllo degli Alcolici, Tabacco e Armi da Fuoco. Entrambe le proposte di legge applicherebbero alla marijuana lo stesso genere di tassazione e controllo a cui sono soggetti gli alcolici e il tabacco, usando il Colorado come modello per la nazione. Un regime del genere farebbe nascere dei “colossi della marijuana” simili agli attuali “colossi degli alcolici” e “colossi del tabacco”.
Grosse conglomerate dominano il mercato degli alcolici (Anheuser-Busch InBev e SABMiller) e del tabacco (Philip Morris’s e RJ Reynolds) in un sistema fatto di accise a livello statale, licenze e distribuzione in tre stadi (produttori, distributori e dettaglianti, es). I costi richiesti da questi requisiti tengono alla larga le piccole attività. Il risultato è il soffocamento della concorrenza e una stangata per i consumatori. Lo stesso processo alla fine porterà alla nascita di conglomerate della marijuana, con un potere sul mercato simile a quello di Anheuser-Bush e grossi budget pubblicitari.
Ora, non è che i sostenitori del proibizionismo sono improvvisamente ringiovaniti. Oltre 213 milioni di americani vivono in giurisdizioni in cui l’uso della marijuana in alcune forme è legale. Sempre più persone riconoscono che la marijuana offre rilassamento, è un catalizzatore della creatività e una promettente opportunità d’affari. L’unica scelta è tra l’abolizione del proibizionismo, lasciando così il denaro nelle tasche di piccoli produttori e venditori, oppure concentrare il tutto nelle mani dei colossi. Un approccio basato sul libero mercato, la decriminalizzazione e il non intervento favorisce la prima ipotesi. La proposta di Polis e Blumenauer, regola e tassa, va nell’altra direzione. Se un ventenne americano vuole guadagnare vendendo erba ai suoi amici, lasciatelo fare. Se serve ad aiutarlo a pagare le bollette e tenerlo fuori dall’assistenzialismo, tanto meglio per tutti.
L’intervento dello stato tende a favorire i grandi e le élite economiche a spese degli altri. La politica riguardante la marijuana non fa eccezione. L’attuale politica proibizionista va a vantaggio dei feroci cartelli della droga. Allo stesso modo, regole soffocanti favorirebbero i cartelli. Questo non è altro che uno dei tanti campi da cui lo stato dovrebbe essere tenuto fuori. In una società libera, clienti e venditori coscienti sarebbero liberi di decidere da soli riguardo la marijuana. Lo stato e le grandi imprese possono anche stare fuori.