È capitato ultimamente che persone all’interno delle forze armate hanno parlato di una carenza di droni che avrebbe rallentato la guerra contro Isis. Questo dopo che il presidente Obama aveva detto che le restrizioni imposte alla guerra condotta con i droni per minimizzare le vittime civili non sarebbero state applicate in Siria e Iraq. Secondo gli analisti, se la carenza di droni costringerà gli Stati Uniti a mandare truppe in Siria e Iraq è facile immaginare che i morti faranno schizzare il reclutamento di Isis alle stelle.
La necessità di espandere la guerra con i droni potrebbe dar luogo a quelle innovazioni che gli specialisti invocano. Secondo loro, l’obiettivo sarebbe la riduzione delle vittime civili. Questo attenuerebbe la voglia di vendetta e rappresaglia.
L’obiettivo è nobile. La parola “nobile”, infatti, non potrebbe descrivere meglio la situazione. Nel 1139, papa Innocenzo II emise una bolla che vietava l’uso della balestra al fine di proteggere la nobiltà europea. A quei tempi, la funzione principale della nobiltà europea era di mettere una forza militare costosa e ben addestrata al servizio dei monarchi. La balestra era un’arma economica, facile da usare e molto potente. Con una settimana di addestramento, un semplice contadino poteva uccidere un cavaliere protetto da una pesante armatura. L’idea che un esercito di contadini potesse decimare forze ben più addestrate fu giudicata anti-cavalleresca. Il bando della balestra fu dunque, nel vero senso della parola, “nobile”.
Similmente, quando si trova davanti forze che adottano strategie e tattiche nuove e diverse dal solito, il potere è pronto a bollare il nemico come incivile. I gruppi di militanti, contadini nel vero senso della parola, non rispettano le teorie della guerra legittima, ritualizzata della Nato. La guerra con i droni è considerata una risposta civile che dà legittimità all’intervento americano banalizzando la natura orribile della guerra stessa. Il fatto, però, è che si continua a terrorizzare le popolazioni locali con attacchi indiscriminati. E il rimedio proposto non è la cessazione della guerra, cosa giudicata impensabile e sconveniente, ma il miglioramento della sua esecuzione.
Sono state fatte tante proposte per limitare le vittime innocenti. Christine Boshuijzen, filosofo che studia la tecnologia, cita le scarse conoscenze tecniche degli ufficiali come causa dei morti civili. Dieuwertje Kuijpers, studente di dottorato, chiede una maggiore responsabilità democratica per la Cia. Gustzi Eiben, che insegna intelligenza artificiale, vorrebbe migliorare i software di riconoscimento facciale e tracciatura dei droni. Arnoud Visser, informatico, pensa che il rimedio sarebbe l’automazione totale di tutto il processo di uccisione, ottenibile programmando i droni con algoritmi in grado di ridurre il margine di errore a livelli accettabili. Molto probabilmente, questi cambiamenti porterebbero ad una riduzione delle morti innocenti. La guerra con i droni sarebbe molto più efficiente. Ma è l’efficienza il vero obiettivo?
Pensate a quanto potrebbe crescere l’arroganza dei militari se avessero il drone perfetto. Con la possibilità di regolare minutamente le relazioni di potere regionali con attacchi di precisione, chiunque anche vagamente sospettato di intenzioni terroristiche potrebbe essere assassinato immediatamente con il tocco sterilizzante e civilizzante di un bottone. Uno sguardo vendicativo in direzione della bandiera a stelle e strisce e la possibile recluta terroristica verrebbe subito individuata e trattata come si deve. Gli algoritmi potrebbero anche decidere quali giovani sono maturi per il reclutamento tra i terroristi e ordinare la decimazione immediata di questi dati numerici.
In questa guerra dei droni, se si vuole andare nella direzione giusta, il prossimo passo è l’abolizione immediata. L’aristocrazia, le élite, combattono queste guerre a distanza contro piccoli gruppi di individui che collaborano tra loro formando reti che cambiano continuamente alleanze. Il campo d’azione di questi individui è la vendetta spicciola, la diatriba tribale, l’estremismo religioso e l’instabilità politica. La soluzione è ovviamente la fine dell’interventismo militare e l’abolizione dello stato bellico.